Argomenti
12 / 50 |
Prima Domenica di Avvento
(27/11/2011)
La veglia doverosa e operosa
Mc 33-37
33Guardate, vegliate. Non sapete infatti quando è il momento.
34(Sarà) come di un uomo che, partito per un viaggio,
ha lasciato la sua casa e dato ai suoi servi l’autorità,
a ciascuno il suo lavoro, e al portinaio comandò di vigilare.
35Vigilate dunque. Non sapete infatti
quando il padrone della casa verrà,
o alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino.
36Che non giungendo all’improvviso, vi trovi addormentati.
37Ciò che dico a voi, lo dico a tutti: Vigilate.
L’avvertimento circa la vigilanzaè rimarcata fortemente in questi versetti per
quattro volte: “Guardate, vegliate” (v. 33a); “Comandò di vigilare” (v. 34c);
“Vigilate dunque” (v. 35a); “Vigilate” (v. 37). Essa va intesa, è ovvio, in
senso metaforico. Infatti il maestro non intende suggerire fisicamente di non
dormire, ma inculcare l’urgenza e la necessità di essere pronti per il suo
ritorno. Infatti la parabola dice che il padrone parte per un viaggio e lascia
ai servi la custodia della casa, si evidenzia la lontananza del padrone, la cui
figura è riferita a Cristo stesso. Non vi è alcun preavviso sul suo ritorno.
Anzi più volte è ripetuto che non si sa il momento: “O alla sera o a mezzanotte
o al canto del gallo o al mattino” (v. 35c). Egli tarda a venire o viene
all’improvviso. I servi devono vivere nell’attesa del suo arrivo, Poiché sono
stati chiamati a svolgere ciascuno un’incombenza precisa, durante l’assenza del
padrone. Se questi ha dato disposizioni prima della partenza e ha comandato al
portiere di vigilare, ciò comporta che egli prima o poi certamente tornerà. La
situazione dei servi risulta provvisoria e non consente alcuna sospensione dei
lavori o alcuno stato di assopimento e di trascuratezza.
L’insidia resta pertanto la mancanza fisica del padrone che può generare una
posizione di assopimento generale, come se egli non dovesse tornare e ognuno
avesse la facoltà di non impegnarsi nei compiti dovuti e di lasciarsi andare
alla pigrizia e alla negligenza. Invece i servi devono restare desti e adempiere
le loro funzioni, assecondando la volontà del padrone: anzitutto fare ciò che
egli ha predisposto. In tal modo la sua volontà e le sue prescrizioni restano
valide anche durante la sua assenza e vanno rispettate costantemente come se lui
fosse in mezzo a loro.
Gesù si allontana dai
discepoli in attesa di tornare all’ora stabilita dal Padre. Tuttavia essi devono
proseguire nel cammino di fedeltà e di adesione a lui, svolgendo la missione
loro propria. Egli mostra loro che devono vigilare a tale scopo ed essere sempre
alacri e svelti per cogliere il momento del suo arrivo.
Un insegnamento di alto valore spirituale, prospettando da una parte una visuale
sovrastorica collegata al suo ritorno ultimo e dall’altra impegnandoli ad una
quotidiana e assidua opera di servizio e di incombenze, al fine di allontanare
da loro ogni tentazione di ristagno e di addormentamento. Pur assente egli si
rende presente in mezzo ai suoi e, pur ancora non giunto, li sprona ad attendere
la sua venuta. Ne risulta un vitale dinamismo tra il presente storico e il
futuro escatologico, un dinamismo che contraddistingue la comunità dei discepoli
e ne regola l’andamento.
La frase conclusiva risuona con grande forza e con intenso coinvolgimento: “Ciò
che dico a voi, lo dico a tutti” (v. 37). Lo sguardo di Gesù si eleva al di
sopra di coloro che lo ascoltano per spaziare sugli uomini di tutti i tempi,
senza condizionamenti di sorta: “Lo dico a tutti”. In tal modo le sue parole
assumano una risonanza universale nello spazio e nel tempo, per raggiungere
ciascun soggetto umano là dove si trova e vive, affinché anche lui possa udire
quello che dice e farne tesoro.
La parola principale che ha diritto all’ascolto rispetto alla altre è
propriamente “vigilate”. Infatti se uno dorme non può intendere nulla e nulla
vedere. Essa raggiunge tutti con la medesima forza e incisività con cui è stata
pronunciata davanti agli apostoli. Resta tuttora valida e provocatoria.
L’essenziale è non lasciarla svanire nel torpore della sonnolenza spirituale.
Don Renzo Lavatori
Per chi volesse approfondire l’argomento si rimanda al mio testo: R. Lavatori –
L. Sole, Marco. II. Sconcerto, sdegno e stupore d’avanti a Gesù. EDB, Bologna
2009
12 / 50 |