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In questa rubrica sono contenute le risposte a cura di Don Renzo Lavatori alle domande fatte dai lettori sul forum di questo sito.
Ill.mo Don Renzo,
avrei una domanda che spero possa interessare anche altri lettori. Leggendo la
Bibbia nella versione in lingua inglese, noto una piccola differenza che ha
suscitato in me la seguente riflessione. Difatti, nei Vangeli, in occasione
della crocifissione e morte di Gesù, nella traduzione in lingua italiana si
parla di Gesù che grida con voce forte: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni?", (Marco
15,3); mentre nella Bibbia in lingua inglese la traduzione è "cry out" che
significa sempre gridare; però la parola "cry" evoca anche l’immagine di una
persona che singhiozza in lacrime.
Penso che all’atto della crocifissione, i due ladroni al fianco di Gesù, possano
avere gridato, lanciato invettive e bestemmiato per il dolore come uomini rudi e
spavaldi. Invece, l’idea di Gesù che nel momento dell’agonia e della sofferenza
terrificante della morte per croce piange evocando l’immagine di un fanciullo in
cerca del suo papà, me lo fa’ sentire nel mio cuore esattamente come un angelo
immolato, e non come ad una sorta di vigoroso martire in guerra contro il male
per salvare l'umanita'.
Inoltre, nella società economicamente sviluppata di oggi, il fatto stesso di
essere un uomo dall’abbigliamento trascurato, con la barba lunga, i capelli
arruffati, senza una posizione sociale, magari politicamente schierato,
rappresenta già una colpa; certo, non tale da meritare la crocifissione, ma un
motivo sufficientemente valido per essere guardati con sospetto, evitati,
emarginati e fare esclamare alla gente: "Un tipo così è certamente un balordo!".
Il fanciullo è invece una creatura pura, innocente, priva di ideologie politiche
e senza nessuna colpa.
Cosa c’è di più terrificante, immorale ed emotivamente sconvolgente per
chiunque, se non assistere alle torture ed alla crocifissione di un fanciullo
puro, innocente e indifeso che, in balia di gente crudele e spietata, in lacrime
nell'agonia della morte, cerca il suo papà?
Può dunque essere corretto pensare così? Gesù, salvatore dell’umanità, che sale
in croce NON con la potenza e la forza del guerriero che sfida le forze del
male, ma con l’innocenza, la purezza e tutta la fragilità di un fanciullo.
E tuttavia, ammesso che questa considerazione sia accettabile, sorge in me un
dubbio che forse è più una provocazione: se tutto lo scibile umano e la potenza
che ad esso è associato producono soltanto effimere vittorie, come può
l'innocenza e la fragilità di un fanciullo sconfiggere la morte e donare la vita
eterna?
Giancarlo
E' molto interessante quanto hai scritto, e mi sembra che la tua riflessione sia vera e corrispondente alla rivelazione cristiana. In effetti nel grido di Gesù sulla croce si manifesta il suo abbandono filiale e fiducioso al Padre Celeste piuttosto che il grido angoscioso e delirante dell'uomo potente ma sconfitto. Pertanto mi rallegro della tua interpretazione. Quelle parole di Gesù: "Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?", riprendono il salmo 22 in cui il salmista eleva a Dio la sua supplica per i suoi grandi dolori, ma con l'atteggiamento di fiducia nel Signore onnipotente che trasformerà la sofferenza nella gloria e nel trionfo del Messia. Gesù lo proclama per testimoniare che quei momenti di atroce angoscia rientrano nel proggetto sapiente di Dio suo Padre, a cui egli si abbandona nel suo amore filiale.
Riprendendo la riflessione sull'atteggiamento di Gesù sulla croce, occorre precisare che l'abbandono filiale di Gesù non contraddice la sua forza sacrificale fino al dono di se, ma i due atteggiamenti si completano a vicenda. Da una parte Gesù è assimilato all'agnello innocente che viene condotto al macello nella sua mitezza e nel suo silenzio, come profetizza Isaia, dall'altra parte Gesù è anche l'uomo coraggioso e forte che affronta le sofferenze sia fisiche sia morali con grande eroismo. Per cui Gesù è riconosciuto come il modello di ogni martire, poichè è colui che per primo ha donato totalmente la propria vita in sacrificio espiatorio sulla croce. Ha compiuto tutto per amore del Padre e per amore per gli uomini, dimostrando una forte carica di immolazione. In ragione di questi due aspetti, Egli comprende in se sia l'innocente indifeso sia il martire consapevole e deciso. Abbracciando questi due elementi, la sua opera redentrice raggiunge la pienezza del sacrificio, dell'innocenza e dell'amore incondizionato per salvare tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Ill.mo Don Renzo,
avrei un dubbio che da alcuni anni mi stimola alla riflessione sulle origini
dell'uomo; argomento che ritengo essere di attualità e strettamente legato al
rapporto tra fede e ragione. Nel Credo, la domenica alla SS. Messa, recitiamo:
"Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di
tutte le cose visibili e invisibili".
La scienza, quale espressione massima della razionalità umana, nel suo credo,
sostiene che tutto, in origine, proviene da una immane esplosione (il Big-Bang),
e l'uomo si sarebbe casualmente "generato da solo" nella lotta del più adatto,
partendo da alcune cellule di pesci protozoici nel corso di una lunghissima
evoluzione.
Su questo argomento, mi sembra che la scienza "non credente" e la scienza
"credente" siano abbastanza concordi nell'escludere un intervento diretto della
volontà del Padre nella creazione, secondo un Suo disegno ed un Suo preciso
piano salvifico.
La scienza "non credente" considera l'uomo, creatore di se stesso e creatore di
Dio mediante la propria immaginazione, sollecitata da insicurezze e mistica
aspirazione all'immortalità.
La scienza "credente" prospetta invece Dio sotto forma di una vaga e indefinita
fonte di energia da cui tutto proviene, sussiste e a cui tutto ritorna.
Dunque, come credenti, in cosa dobbiamo avere fede? Dobbiamo credere in Dio
quale potente generatore di luce e di energia, oppure in un Padre che è Persona
Sacra, Santa e Regale, di cui noi siamo figli legittimi?
Possiamo parlare di santità delle origini dell’uomo o soltanto di scimmie e di
pesci protozoici?
E pure ammesso che questa seconda ipotesi prevalga, che rapporto esisterebbe tra
anima e natura umana?
La ringrazio per le sue illuminatissime risposte e la saluto devotamente.
Giancarlo
La questione
dell'evoluzionismo oggi è molto discussa e tuttora rimane una teoria come
ipotesi scentifica e non una realtà scentificamente dimostrata. Per cui rimane
in un ambito di discussione e non di affermazione; la si può rifiutare
gratuitamente come gratuitamente la si può accettare.
Dal punto di vista scientifico non sussiste niente di sicuro.
Per quanto riguarda l'ambito della fede cattolica, occorre precisare alcune cose
fondamentali. Anzitutto se l'ipotesi di una esplosione iniziale viene sostenuta,
ci si chiede subito chi ha provocato questa esplosione? Oppure l'esplosione
presuppone l'esistenza di una realtà esplosiva e allora subito la domanda:
questa realtà primordiale come fa ad esistere e come è venuta all'esistenza?
Come si vede la teoria del big ben non arriva all'ultimo stadio del problema
della creazione, perchè presuppone un qualcosa di pre esistente senza origini e
senza motivazioni. Ma ciò è una asserzione irrazionale e priva di credibilità.
In seconda istanza, se si ammette ipoteticamente l'esplosione iniziale da cui
gradualmente sorgono gli esseri esistenti e tra questi infine anche l'uomo,
soggetto razionale e spirituale, per il credente è necessario ammettere tra gli
enti irrazionali e l'uomo un intervento superiore di Dio, perchè si tratta di un
salto metafisicamente ineguagliabile a qualsiasi movimento evoluzionistico,
perchè si passa dalla materia ad una realtà immateriale che è l'anima umana.
Questo salto non è possibile giustificarlo con la teoria dell'evoluzionismo.
Infine ci si chiede se l'evoluzionismo è un moto costante e sempre in sviluppo,
perchè oggi non avviene più questo fenomeno, cioè il passaggio dagli animali
sensitivi alla persona umana razionale? Ovvero oggi non si assiste a questo
fatto che la scimmia divenga uomo. Se l'evoluzione è avvenuta nel passato
dovrebbe attuarsi anche nel presente, perchè costituisce una legge
inarrestabile.
Gent.mo Reverendo
Prof. Renzo, la ringrazio per la sua autorevolissima e confortante risposta.
Pensavo di essere rimasto il solo a non accogliere tali teorie che (come libera
opinione personale) avverto essere fuorvianti nel cammino della fede, il quale
cammino, penso debba sempre essere solidamente ancorato alle verità rivelate, se
deve condurre alla Verità ultima.
Tuttavia, riguardo questo argomento mi è rimasto ancora il seguente dubbio: qual
è il ruolo di Dio nella creazione?
L'affermazione in Mt 10,30: "Perfino i capelli del vostro capo sono tutti
contati", e' una iperbole da accogliere come una espressione colorita, o davvero
nel creato nulla sfugge a Dio, al punto che neppure il numero dei nostri capelli
è casuale?
Giancarlo
Per capire il ruolo
di Dio nella creazione occorre precisare il concetto di creazione, cosa si
intende per l'atto creatore. Creare in senso preciso significa la produzione di
una entità dal non essere all'essere, cioè porre in esistenza le cose dal nulla.
Questo passaggio dalla non esistenza all'esistenza è un atto che può essere
compiuto solo dalla onnipotenza di Dio. Il libro della Genesi infatti usa un
vocabolo (berit) che sottolinea questo aspetto di una radicale e totale
produzione da ciò che prima in assoluto non esisteva. Tale azione si differisce
da ogni altra azione di intervento su ciò che già esiste, come l'atto di un
artista che plasma la creta o la materia già esistente. Il salto metafisico dal
nulla all'essere rivela l'azione pienamente idonea solo all'essere divino, colui
che esiste per se stesso e non può non esistere. Tutte le realtà create invece
esistono perchè hanno cominciato ad essere e perciò non sono necessariamente
esistenti. In filosofia si dice che esse sono enti contingenti perchè possono
essere e non essere, mentre Dio è l'essere in assoluto.
Chiarito questo
concetto dell'atto creatore si può capire il ruolo indispensabile di Dio, che
non può essere sostituito da nessun altro soggetto. Occorre anche chiarire che
Dio non solo pone in essere le cose, ma le sostiene costantemente
nell'esistenza, in modo che se l'azione di Dio venisse meno, tutto il creato
precipiterebbe di nuovo nel nulla. Da quì l'espressione evangelica in cui si
afferma che anche i capelli del nostro capo sono contati da Dio nel senso che
essi sono conservati propriamente dal sostegno divino. Inoltre Dio conosce
perfettamente tutte le cose che ha creato e nulla sfugge alla sua onniscenza.
Sotto tale aspetto ogni ente creato, anche il più piccolo e insignificante,
rientra nella visione universale e particolare che possiede il Creatore.
Tuttavia si deve anche ribadire che Dio svolge questo grande compito verso le
sue creature servendosi anche delle cause cosiddette "seconde". Ciò comporta che
egli per svolgere il compito di donare e conservare l'essere usa anche di altri
soggetti creati che si pongono al suo servizio e per mezzo dei quali Egli porta
avanti l'esistenza e la vita nell'universo. Per esempio si serve dell'atto
sponsalle tra uomo e donna per trasmettere la vita ad altri uomini; così si
serve del moto degli astri per segnare il percorso del tempo e così via. Per
questa ragione l'atto creatore appartiene esclusivamente a Dio, mentre l'atto
conservatore abbraccia anche la compartecipazione di soggetti creati per
svolgere ogniuno la propria funzione. Da quì nascono l'ordine e l'armonia del
creato.
Ill.mo Don Renzo,
pochi giorni fa' ho incontrato per strada due gentilissimi Testimoni di Geova i
quali mi hanno lasciato da leggere un opuscoletto in cui si parla della speranza
per i defunti.
Secondo quanto vi è scritto, per le persone che passano dalla vita alla morte
non c'è altro che il nulla fino al giorno della risurrezione che in un
indefinito futuro avverrà su questa stessa terra: "I vivi sanno che moriranno,
ma i morti non sanno nulla. Per i morti tutto è oramai finito, non avranno più
alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole". (Qo 9,5) Ma verrà l'ora in
cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e ne
usciranno: quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita e quanti fecero
il male, per una risurrezione di condanna. (GV 5,28-29)
Se le cose stanno così, come possono i santi ed alcuni nostri cari defunti,
farci avere le loro grazie ed intercedere per noi presso il Padre che è nei
cieli se per loro "tutto è oramai finito"?
La retribuzione o il conto da pagare quando arriva?
Grazie per le sue illuminanti risposte.
Giancarlo
La posizione dei
Testimoni di Geova circa la vita dopo la morte non corrisponde nè alle parole
della Scrittura e di Cristo stesso, nè alla dottrina della Chiesa. Secondo il
Vangelo e la tradizione dei Padri della Chiesa e dei documenti dei Concili e del
Magistero, la concezione esatta è la seguente: con la morte si attua la
separazione provvisoria dell'anima dal corpo secondo la composizione della
persona umana. L'anima subito si presenta davanti al Signore per il Giudizio
detto "Particolare o Personale" secondo il quale nella luce della verità divina
l'anima viene destinata o direttamente in paradiso, se è trovata tutta santa,
oppure al purgatorio, se deve ancora purificare alcune mancanze leggere o alcuni
difetti per essere totalmente santificata e degna della visione beatifica di
Dio; se l'anima invece è giudicata da Dio degna della condanna eterna, allora
precipita subito all'inferno. Mentre il corpo umano, distaccato dall'anima, è
sottoposto alla corruzione sotto terra in attesa della risurrezione finale della
carne quando Cristo tornerà nella sua gloria a giudicare i vivi e i morti. Tra
la morte e la resurrezione dei corpi esiste questo "tempo intermedio" durante il
quale l'anima, separata dal corpo vive la propria situazione, come si è detto, o
al paradiso o al purgatorio o all'inferno, in attesa di ricongiungersi con il
proprio corpo alla fine dei tempi quando ci sarà la resurrezione della carne. In
quell'ora si attuerà un Giudizio detto "Universale o Pubblico" in cui tutte le
creature umane saranno riconosciute nella loro maturità spirituale davanti alla
suprema Giustizia di Dio e davanti a tutta l'umanità. In quel momento la storia
umana avrà trovato il compimento e gli uomini possiederanno di nuovo il corpo
proprio con cui sono vissuti su questa terra. Tutti i corpi risorgeranno per
unirsi alle corrispettive anime, ma alcuni per la gloria eterna se sono degni
della Santità Divina e altri alla condanna eterna se sono giudicati indegni di
quella stessa Santità Divina.
Da quì si capisce la preghiera per i defunti che sono in purgatorio e che hanno
bisogno dei nostri suffragi per abbreviare il tempo della loro purificazione.
Questa pratica verso i defunti è stata attuata sia nell'Antico Testamento sia
poi nel Nuovo Testamento e nella tradizione più antica della Chiesa. Mentre il
culto dato ai Santi è riservato a quelle anime che sono vissute nella piena
configurazione a Cristo e nella totale sottomissione alla volontà di Dio. Se
invece, come dicono i Testimoni di Geova, tutto l'essere umano è distrutto con
la morte, il suffragio per i defunti e il culto per i Santi non ha più senso di
sussistere. Ma così si nega tutta la tradizione cristiana.
"Le ideologie e la cultura del nostro tempo offrono al mondo una prospettiva di
giustizia e di equità.
Viviamo immersi e siamo tempestati di messaggi ideologici provenienti da varie
fonti e ovunque trasmessi in forma di sottili e continue sollecitazioni
subliminali attraverso i canali televisivi, i titoli dei giornali, tramite la
pubblicità, all'interno della scuola, al lavoro, navigando in internet ecc...
La Bibbia viene talvolta mal digerita dal lettore di questo tempo, ma tollerata
perché sarebbe stata scritta e rivolta ai nostri primitivi antenati. Oggi i
tempi sono cambiati! Le persone sono emancipate, la cultura del bene collettivo
e della giustizia sociale è un patrimonio che appartiene a tutti i ceti. In
ragione delle varie dottrine di pensiero siamo ben consapevoli di ciò che può
essere definito ""equo o iniquo"", e la Bibbia alla luce di questi valori (che
ora sembrano assoluti ma sono niente se rapportati all'immensità dell'eterno),
in alcuni passi può essere considerata razzista, intollerante, burbera e
addirittura idolatrice di un Dio maschilista e sanguinario. Il lettore
emancipato (consapevole dei propri diritti civili e abile nel farli valere), di
pagina in pagina, può dunque essere indotto a proclamarsi un saccente censore
della Bibbia, collocandosi in una posizione di superiorità: ""Questo passo
dell'Antico Testamento è sensato e verosimile; quest'altro invece è assurdo e
inaccettabile"".
Ill.mo Don Renzo, lei che della Bibbia è un rigoroso e profondo conoscitore, in
quale chiave di lettura deve essere interpretato questo testo, e con quale stato
d'animo ci si deve accostare?
Il Dio dell'Antico Testamento è lo stesso Dio del Vangelo?
Devono essere più forti le ragioni sociali o le ragioni spirituali?"
Giancarlo
"Ill.mo Don Renzo, prima di ricevere una risposta alla mia domanda sul rapporto
tra ideologia e Bibbia che potrei forse avere espresso in modo poco chiaro, mi
permetto di aggiungere la seguente precisazione che ha la pretesa di completare
e allargare il fronte della precedente domanda. Proprio ieri, nel giorno di
Cristo Re, ha celebrato la SS. Messa un missionario neozelandese. Tutta la sua
breve omelia l'ha spesa per illustrare ai fedeli il pensiero ideologico di
emancipazione delle masse di Nelson Mandela. Non conoscendo bene questo celebre
protagonista della lotta contro la discriminazione raziale, ho pensato di
consultare l'enciclopedia per capire dove fosse il nesso tra Cristo Re e Nelson
Mandela: primo Presidente nero del Sudafrica; premio Lenin e premio Nobel per la
pace; Premio Sakharov per la libertà di pensiero; leader del movimento
anti-apartheid; comandante dell'ala armata ""Umkhonto we Sizwe""; organizzatore
di addestramenti para-militari con azioni belliche di sabotaggio e di guerriglia
che gli costarono 27 anni di carcere; nessun credo religioso o pensiero
escatologico degno di nota; risposato 3 volte; universalmente considerato un
eroico combattente per la libertà; un celebre motto che riassume il suo pensiero:
""Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l'incudine delle azioni di massa ed il
martello della lotta armata dobbiamo annientare l'apartheid!"". Persona
certamente salda nei valori civili dell'equità e dell'impegno sociale, ma
tuttavia questo nesso tra Nelson Mandela e Cristo Re non l'ho proprio trovato
oppure a me sfugge e non lo riesco ad afferrare.
E allora chiedo a lei, Don Renzo, che è un autorevole ministro e testimone della
fede in Dio: non pensa che la fede includa ""geneticamente"" in se stessa e in
sovrabbondanza l'equità sociale, la verità, la giustizia, la benevolenza e la
carità; non soltanto secondo un modello umano ma in una forma che (per riflesso
della regalità di Dio), quanto più acquisisce pienezza, tanto più si avvicina a
caratteristiche e a qualità di perfezione e santità divina?
Cosa può dunque darci in più l'ideologia e la lotta politica, più di quanto non
possa darci la fede?
L'autentica fede in Dio, non supera forse in perfezione e santità,
l'insegnamento di tutte le migliori ideologie che possiamo trovare su questa
terra? Resto convinto che il Vangelo ne offra degli straordinari esempi!!!
Ho l'impressione che talvolta le ideologie siano invece un freno; come una sorta
di ancora che vincola alla dimensione esclusivamente effimera e materiale di
questo tempo le persone impegnate nel cammino della ricerca di Dio e della sua
Giustizia eterna e assoluta; perché le ideologie sono gonfie di grandi ideali e
di grandi ambizioni ma spesso sono vuote di tutte quelle piccole e innocenti
attenzioni che alla santita' della fede non mancano mai.
E' un'impressione sbagliata?
Ancora la ringrazio per le sue illuminanti risposte."
"Carissimo Giancarlo,
la tua questione è di fondamentale importanza per il cristiano che voglia
conoscere la Scrittura in modo adeguato e veritiero senza lasciarsi condizionare
da mentalità o culture che nascono nell'ambiente umano. Entrando nei particolari,
ti elenco sinteticamente i principi basilari orientativi per comprendere la
Bibbia nell'ambito della fede cattolica. Il primo aspetto è quello di tener
conto che la Bibbia comprende i libri ispirati da Dio ad alcune persone da Lui
prescelte e che si chiamano ""agiografri"". Perciò i libri sacri sono
composizioni fatte da uomini ma guidate nel contenuto dallo Spirito di Dio; esse
sono composte di realtà umana e Divina. Da qui segue che Dio rispetta la
personalità e la cultura dello scrittore umano ma contemporaneamente trasmette
il suo messaggio che va al di là dei limiti umani in quanto abbraccia la sua
verità eterna e immutabile. Accostandosi alla Bibbia è necessario tener conto di
questa situazione, in modo da studiare il contesto storico, sociale, culturale,
in cui l'agiografo ha scritto, ma, insieme cogliere il contenuto che promana da
Dio e che possiede un valore vitale assoluto valido per tutti gli uomini di
tutti i tempi e di tutte le culture. Se ci si ferma solo al dato umano e
letterario, la Bibbia perde il suo valore essenziale e viene ridotta alla pari
di un qualsiasi testo di letteratura o di filosofia o di sociologia. Occorre
perciò oltrepassare questi limiti per poter attingere quella verità che
unicamente rivela il mistero di Dio e il progetto salvifico del suo amore per le
creature umane. Il secondo principio è il seguente: per poter capire la
Scrittura in questo modo completo e vitale è necessario tener conto della
interpretazione della comunità Cristiana e in particolare dei pastori illuminati
da Dio per dare una autentica comprensione. Si tratta del Magistero della Chiesa
Cattolica, composto dal Papa quale Vescovo di Roma e dagli altri Vescovi del
mondo quali successori degli apostoli. Una lettura solo personale e soggettiva
non è sufficente alla comprensione piena della Parola di Dio contenuta nei Libri
Sacri. Un terzo principio riguarda i Libri ""Canonici"", che sono ritenuti dalla
Chiesa come ispirati da Dio , per distinguerli dai libri ""apocrifi"" che non
sono ispirati da Dio ma frutto solo della fantasia umana. Ora i Libri Canonici
comprendono i testi dell'Antico Testamento e quelli del Nuovo Testamento come
sono inseriti nella nostra Bibbia Cattolica e come tali devono essere
riconosciuti e apprezzati. Mentre i libri apocrifi non hanno un valore di verità
rivelata. Da qui consegue che sia l'Antico sia il Nuovo Testamento hanno per
autore l'unico Dio, il quale si è rivelato prima al popolo di Israele e poi,
nella pienezza dei tempi, con la venuta di Cristo verbo incarnato, si è rivolto
a tutti gli uomini. Perciò non si può separare l'Antico dal Nuovo Testamento,
come se l'Antico fosse stato rivelato da un Dio diverso dal Dio del Nuovo
Testamento, distinguendo il Dio cattivo dell'antica alleanzae il Dio buono
rivelato da Gesù. Questa è stata un'eresia antica, sostenuta da Marcione fin dai
primi secoli del Cristianesimo. Ma la Chiesa l'ha condannata e perciò non si può
accettare. In effetti, se si legge attentamente e con i criteri sopra indicati,
la Bibbia ha una coerenza e una continuità meravigliosa e si vede bene come la
rivelazione di Dio ha seguito un cammino di approfondimento e chiarificazione
fino a Cristo, ma non si può parlare di una diversificazione o di un cambiamento.
L'unico Dio è il Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe come anche il Dio di Gesù
Cristo, rivelatosi come Padre e Figlio e Spirito Santo. Quanto alla tua
precisazione che mi poni per una chiarificazione, ti dico sinceramente che le
questioni sociali umane non costituiscono per se stesse il contenuto del
messaggio Evangelico. Questo riguarda essenzialmente la salvezza dell'uomo
attraverso l'opera salvifica di Cristo e la rigenerazione della creatura umana
in figlia di Dio, dopo essere stata liberata dal peccato e dalla morte. Pertanto
tutte le questioni concrete vengono viste, illuminate e risolte alla luce di
questo messaggio fondamentale che riguarda la vita umana nel suo insieme dalla
nascita alla morte e alla vita eterna. Insieme concerne la storia degli uomini
dal suo inizio fino al compimento finale che avverrà con la venuta gloriosa di
Cristo Signore alla fine dei tempi. Si può dire che il Vangelo si riflette sulla
concretezza delle situazioni umane per sorreggerle e condurle su questa
traiettoria di valore eterno e non può lasciarsi restringere ai soli orizzonti
terreni.
Spero di esserti stato utile e chiaro. Tuttavia l'argomento è molto vasto e
richiederebbe una trattazione lunga e ben strutturata. Ho cercato solo di dare
alcune linee di orientamento di base."
Ill.mo Don Renzo, chi
sono gli angeli? Gli angeli possiedono un corpo o sono fatti di anima senza
corpo?
Nel giorno della nostra morte diventeremo simili agli angeli (angeli buoni se
avremo dato cose buone o angeli cattivi se avremo dato cose cattive) oppure
saremo fantasmi?
Esistono i fantasmi?
Se esistono cosa sono?
Gli angeli sono come i fantasmi?
E' possibile evocare gli angeli tramite sedute spiritiche?
Caro Giancarlo,
questa volta la tua richiesta abbraccia molteplici aspetti e pertanto contiene
più di una questione. Comunque cercherò di dare brevemente una risposta a tutti
i quesiti. Anzitutto va subito detto che gli angeli sono creature di Dio come
noi, ma sono esseri puramente spirituali e perciò distinti da noi che siamo
esseri composti di spirito e di materia, di anima e di corpo. Non possiamo
confondere gli angeli con gli uomini, perchè appartengono a due ordini diversi
della creazione: gli angeli sono esseri celesti e invisibili, mentre gli uomini
sono esseri terreni e visibili. Chiarito questo aspetto, vengo alla seconda
richiesta in cui vuoi sapere se noi diventiamo come angeli dopo la nostra morte.
Non è così, in quanto noi restiamo esseri umani per sempre e non possiamo
confonderci con gli angeli per la ragione che ti ho detto sopra. Tuttavia va
detto che noi uomini con la morte abbiamo una separazione tra i due elementi che
compongono la nostra natura: l'anima viene separata dal corpo e introdotta
subito nella vita immortale, mentre il corpo deve subire la corruzione con la
sepoltura e la sua permanenza dentro la terra. Questo stato di separazione non è
definitivo ma solo provvisorio fino alla fine dei tempi, quando Cristo tornerà
nella sua Gloria per il Giudizio Universale e il rinnovamento totale del mondo.
Allora avverrà la risurrezione dei corpi o della carne, come recitiamo nel
credo; in quel momento i corpi risorti in modo spirituale si ricongiungeranno
alle anime di cui sono stati corpi per ristabilire la propria identità personale.
Tutti gli uomini risorgeranno con i propri corpi ma non tutti avranno la
medesima sorte: chi ha compiuto il male e ha rifiutato l'amore di dio e dei
fratelli verrà condannato alla pena eterna dell'inferno, coloro invece che hanno
creduto all'amore di Dio e hanno vissuto secondo la sua volontà, verranno
condotti alla beatitudine eterna in paradiso. In questo modo tutti gli uomini
saranno di nuovo composti di anima e di corpo e perciò non potranno confondersi
con gli angeli che sono esseri totalmente spirituali. Infine per quanto riguarda
i fantasmi, essi non sono realtà concrete ma solo frutto di immaginazione o di
istigazione degli spiriti malvagi, perciò non possono considerarsi nè angeli nè
anime umane, pertanto vanno rimossi con decisione dalla nostra realtà. In
effetti, e veniamo all'ultima questione, i fantasmi sono frutto spesse volte
delle sedute spiritiche e assumono un valore fortemente negativo, causando molti
mali a livello sia fisico e sia soprattutto psicologico e spirituale. Per questa
ragione vanno assolutamente evitate queste esperienze malvagie. Spero di averti
risposto con sufficiente chiarezza ma sono sempre a disposizione per ulteriori
precisazioni.
Cordialmente
Don Renzo
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