C O M M E N T I
Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori
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Messaggio a Mirjana marzo 2018
“Cari figli, grandi cose ha fatto in me il Padre Celeste, come le fa in tutti quelli che lo amano teneramente e fedelmente e devotamente lo servono. Figli miei, il Padre Celeste vi ama e per il suo amore io sono qui con voi. Vi parlo: perché non volete vedere i segni? Con lui è tutto più semplice: anche il dolore, vissuto con lui, è più lieve, perché c’è la fede. La fede aiuta nel dolore, mentre il dolore senza fede porta alla disperazione. Il dolore vissuto ed offerto a Dio, eleva. Mio Figlio non ha forse redento il mondo per mezzo del suo doloroso sacrificio? Io, come sua Madre, nel dolore e nella sofferenza sono stata con lui, come sono con tutti voi. Figli miei, sono con voi nella vita: nel dolore e nella sofferenza, nella gioia e nell’amore. Perciò abbiate speranza: la speranza fa sì che si comprenda che qui sta la vita. Figli miei, io vi parlo; la mia voce parla alla vostra anima, il mio Cuore parla al vostro cuore. Apostoli del mio amore, oh quanto vi ama il mio Cuore materno! Quante cose desidero insegnarvi! Quanto il mio Cuore desidera che siate completi, ma potrete esserlo soltanto quando in voi saranno uniti l’anima, il corpo e l’amore. Come miei figli vi chiedo: pregate molto per la Chiesa e per i suoi ministri, i vostri pastori, affinché la Chiesa sia come mio Figlio la desidera: limpida come acqua di sorgente e piena d’amore. Vi ringrazio”.
Commento teologico di Don Renzo Lavatori*
Il messaggio ha una struttura bene organizzata, in cui vi è una introduzione con la quale la Madonna si presenta; poi vi sono tre momenti di riflessione: il primo riguarda l’amore del Padre celeste per noi; il secondo indica il dolore vissuto con amore; il terzo parla dell’unione tra anima, carpo e amore. Infine la conclusione con l’invito a pregare per i pastori della Chiesa. Da notare che in ognuno di questi punti Ella inizia con delle espressioni molto accattivanti: “figli cari, figli miei”.
Introduzione. La Madonna si presenta con le stesse parole con cui ha cantato il Magnificat: “Cari figli, grandi cose ha fatto in me il Padre celeste”. Ella vuole indicare che è stata prescelta in modo del tutto singolare e attraverso di lei il Signore ha potuto compiere meraviglie. Il primo e il più importante evento, di cui lei è stata la protagonista, è dato certamente dalla sua vera maternità e totale verginità. Si tratta di un’opera incomparabile della potenza e della grazia divina. Essa è stata attuata precisamente dallo Spirito Santo che ha fatto germogliare nel grembo immacolato di Maria il Verbo incarnato, nostro Signore e Redentore. Veramente il mistero della divina maternità di Maria costituisce un fatto di immensa e potente azione di Dio, davanti al quale ogni pensiero umano resta incapace di percepire tutta la bellezza, la profondità e la purezza dell’intimità di Maria con lo Spirito Santo.
Il bello sta che Ella dice che anche in noi Dio compie meraviglie ed è pronto a farle: “come le fa in tutti quelli che lo amano teneramente e fedelmente e devotamente lo servono”. Tuttavia occorre la nostra collaborazione, come ha fatto Maria con la sua totale disponibilità, con la sua fede e il suo grande amore. Lo dice espressamente che anche noi possiamo fare opere grandi se amiamo Dio con tenerezza filiale, con fedeltà indefessa e con devozione, cioè con rispetto e docilità.
1. L’amore del Padre celeste. Maria inizia subito con una affermazione lapidaria: “figli miei, il Padre celeste vi ama”. Questa frase così limpida e decisa dovrebbe essere scolpita nel nostro animo e dovremmo ripetercela molto spesso, soprattutto quando abbiamo tristezza, angoscia, solitudine. Essa costituisce una pietra angolare, su cui poi costruiamo il nostro edificio spirituale. È il fondamento sicuro e originario. Da lì prende vita, ardore, coraggio e speranza tutta la nostra esistenza terrena. Se lo capissimo, tutto sarebbe più bello e facile. Tutto sarebbe inondato, vivificato, sorretto da questo Amore infinito e beatificante: il Padre celeste ti ama e ci ama. Grazie, o Vergine, per quanto tu ci sproni a comprendere e vivere l’infinita benevolenza divina verso ciascuno di noi! Un segno evidente ed espressivo dell’amore paterno di Dio sta precisamente nella presenza di Maria in mezzo a noi: “per il suo amore io sono qui con voi. Vi parlo: perché non volete vedere i segni!”. Non vi è un segno più luminoso ed eloquente di questo: donarci la Madre del Figlio suo, affinché si inserisca nel nostro vivere quotidiano. Che cosa pretendiamo di più eclatante? Quale altro segno più bello di questo? Eppure noi non ce ne rendiamo conto e facciamo gli indifferenti o increduli. Per questo Ella ci fa un dolce rimprovero dicendo che siamo duri di cuore per non vedere i segni di Dio.
In effetti, se l’amore di Dio alberga in noi e noi lo sentiamo e lo viviamo, tutto il resto assume un sapore e un colore molto diverso; tutto diventa più piacevole, più confortevole, più lucente. Quell’amore scaccia ogni paura e ogni turbamento, libera da ogni angoscia, dona un’interiore forza per affrontare anche i sacrifici più impegnativi e le prove più dolorose. Ella lo rimarca fortemente: “con Lui è tutto più semplice: anche il dolore, vissuto con Lui, è più lieve perché c’è la fede. La fede aiuta nel dolore, mentre il dolore senza fede porta alla disperazione. Il dolore vissuto e offerto a Dio eleva”.
2. Il dolore del Figlio e della Madre. Per toccare il nostro cuore e renderlo più sereno di fronte alla sofferenza, Maria ci ricorda che il Figlio suo ha sofferto molto di più e il dolore atroce lo ha vissuto unicamente con amore filiale verso suo Padre e amore misericordioso verso di noi con la sua passione e morte in croce, quale supremo sacrificio di offerta a Dio per la redenzione dell’umanità: “mio Figlio non ha forse redento il mondo per mezzo del suo doloroso sacrificio?”. Ma accanto al Figlio sta sempre Lei, la madre sua, con-crocifissa con lui e colma di dolore e di amore materno: “io, come sua Madre, nel dolore e nella sofferenza sono stata con lui come sono con tutti voi”. La cosa interessante, che ci tocca interiormente, è la frase finale, in cui dice che quello stesso dolore e quello stesso amore riversa nei nostri confronti. Ella scende nel concreto e nei particolari, dicendo che è accanto a noi in ogni momento di sofferenza e di felicità, con lo scopo preciso di sollevarci e incoraggiarci: “figli miei, sono con voi nella vita: nel dolore e nella sofferenza, nella gioia e nell’amore”. Non vi può essere un amore più grande di questo, donatoci da Maria, la Madre di Cristo e la madre nostra. Perché ne restiamo così distratti e incoscienti? Apriamoci al suo amore e troveremo pace e speranza.
3. Unione tra anima, corpo e amore. Maria approfondisce il rapporto che la lega ai suoi figli con accenti di squisita tenerezza: “figli miei, io vi parlo; la mia voce parla alla vostra anima, il mio cuore parla al vostro cuore. Apostoli del mio amore, oh quanto vi ama il mio cuore materno”. La sua parola non è astratta e teorica, ma tocca le corde del nostro cuore, la sua voce penetra amorevolmente nel nostro animo. Si tratta di una intima comunione filiale e materna, che ci fa pensare a quell’abbraccio che lega il figlio alla madre come un solo slancio di amore. Se fossimo consapevoli, almeno un poco, di questo abbraccio materno, veramente potremmo chiamarci felici. Perché non ci pensiamo? Le sue parole alle volte ci sembrano ripetitive, stantie, invece portano con sé lo slancio del suo cuore, l’intensità del suo spirito. Spetta a noi saperne fare tesoro. Da ciò deriva che lo stretto legame tra noi e lei non deve mai disciogliersi, in modo che non ci separiamo da lei. Il maligno vuole proprio portarci lontano da lei e farci disperdere nella mondanità. Il figlio non può separarsi dalla madre, altrimenti si smarrisce e compie azioni sbagliate. Questo è il suo dolcissimo richiamo. Mettiamoci dentro il suo cuore immacolato; là, quale nostro rifugio sicuro, non possiamo temere nessun attacco del nemico, proprio perché nel suo cuore non c’è assolutamente posto per Satana.
Per questa ragione il suo cuore desidera la nostra perfezione e completezza: “quante cose desidero insegnarvi! Quanto il mio cuore desidera che siate completi, ma potrete esserlo soltanto quando in voi saranno uniti l’anima, il corpo e l’amore”. Tale perfezione si attua solo nella misura in cui l’anima e il corpo siano congiunti nell’amore. Bellissima sinfonia della nostra persona umana. In effetti l’anima, il soffio divino in noi, è quella che dirige e guida il corpo per vivere nell’amore puro e casto. Questi tre elementi cooperano alla nostra perfezione, in modo che non ci sia disordine e conflittualità tra l’uno e l’altro, ma profonda sintonia. Se il corpo non obbedisce all’anima o l’anima si lascia avvilire dal corpo, si origina il disordine, che conduce all’inquietudine e al turbamento. In quel caso l’amore non germoglia, anzi viene rinnegato e calpestato. L’amore vero e sincero trionfa solo se l’anima e il corpo vivono nella reciproca collaborazione quali elementi che si aiutano per costruire una personalità matura, buona e saggia.
Conclusione. La Vergine chiede di pregare per la Chiesa e i suoi pastori. Tutti noi desideriamo che la Chiesa sia come fonte zampillante acqua salutare per la vita eterna. Per questo dobbiamo sentirci impegnati a collaborare con i pastori e pregare per loro. Non basta giudicarli o criticarli, ma occorre stabilire una comunione tra loro e noi. Occorre pregare, ma non solo, occorre condividere la fede, la carità e l’operosità.
O Madre amabile, tu sei colma di amore verso di me. Questo mi commuove e intenerisce il mio cuore. La sola ombra che rimane in me è il fatto che mi dimentico facilmente di essere tuo figlio amato e abbracciato. Così mi perdo nei meandri delle vicende terrene e ne sento tutto il peso mortificante e avvilente. Con la tua presenza mi richiami a tale comunione quale figlio verso cui tu stendi le mani e mi sorridi amorevolmente, incoraggiandomi ad essere docile. Ti prego di non stancarti e di avere sempre tanta pazienza perché non sono attento e docile, ma pur sempre sono tuo figlio. Sono certo perciò che il tuo cuore batte di amore per me. Di questo ti sono immensamente grato e ti voglio ripetere che ti amo, o Vergine Madre dolcissima, e intendo rimanere avvinto a te per sempre fino ad unirci assieme in paradiso. Amen.
Messaggio a Marija del 25 febbraio 2018
“Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti ad aprirvi e a vivere i comandamenti che Dio vi ha dato affinché, attraverso i sacramenti, vi guidino sulla via della conversione. Il mondo e le tentazioni del mondo vi provano; voi, figlioli, guardate le creature di Dio che nella bellezza e nell'umiltà Lui vi ha dato, ed amate Dio, figlioli, sopra ogni cosa e Lui vi guiderà sulla via della salvezza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Commento teologico di Don Renzo Lavatori*
Il messaggio contiene tre aspetti: il primo torna a sottolineare il tempo di grazia che è la quaresima in vista della pasqua; il secondo fa vedere le prove della vita, come ha vissuto Gesù stesso nel deserto; il terzo incita ad amare Dio sopra ogni cosa per raggiungere la salvezza. Sono tre temi basilari per la nostra conversione e crescita nella vita spirituale. Vediamo uno ad uno.
1. Tempo di grazia la quaresima. Dobbiamo approfittarne perché possiamo prepararci interiormente a patire con Gesù e con lui a risorgere per una vita cristiana più matura e solida. A tale scopo la Vergine ci suggerisce di “aprirci”, nel senso di non restare chiusi nel nostro individualismo ed egoismo, nelle nostre preoccupazioni umane e nelle nostre ansie e miserie, ma affidarci totalmente e profondamente alla grazia divina che in questo tempo si effonde abbondantemente su di noi. Aggiunge anche di “vivere i comandamenti che Dio vi ha dato”. Con ciò la Vergine vuole farci intendere che la strada più sicura e fruttuosa è quella di obbedire fedelmente a quanto Dio ci chiede attraverso la sua santa volontà espressa dai comandamenti. Nel mondo moderno si assiste a un deprezzamento dei divini voleri, e l’umanità segue strade distorte, errate e contrarie all’ordine naturale creato da Dio. Si arriva ad atteggiamenti e comportamenti difformi dalle indicazioni divine, fino ad arrivare a leggi e orientamenti del tutto contrari. L’uomo si illude così di avere più benessere e felicità. Di fatto invece si tratta di una generale degradazione che porta alla distruzione e al disordine caotico e violento, alle guerre fratricide e feroci. Gli uomini diventano non solo simili alle bestie, ma, molto peggio, si fanno seguaci di Satana e delle sue cattive voglie. Senza accorgercene, scivoliamo gradualmente ma velocemente verso un abisso infernale di grandi sofferenze e disorientamenti. Quando l’uomo perde di vista il suo Dio e Signore, chiudendosi nel proprio egocentrismo, di fatto si perde e si dissolve nelle più atroci sofferenze. Da qui l’invito pressante alla “conversione”, cioè a saper ribaltare il nostro modo di pensare e di fare, trasferendo i nostri interessi dalla terra al cielo, dalla materialità alla vera religiosità. Dobbiamo così tornare a Cristo, alla sua Parola, al suo Amore, alla sua grazia. Altrimenti non esiste scappatoia: o ci inseriamo in Lui o ci disperdiamo verso il male e la disfatta. Ascoltiamo attentamente le parole di Maria: “vi invito tutti ad aprirvi e a vivere i comandamenti che Dio vi ha dato”.
Accanto alla docilità alla volontà divina, Maria ci indica un altro mezzo efficace per poter attuare una sana e radicale conversione: “affinché, attraverso i sacramenti, vi guidino sulla via della conversione”. I sacramenti sono principalmente quei strumenti sensibili attraverso i quali possiamo attingere alla grazia redentrice di Cristo, unirci a lui ed essere da lui santificati, arricchiti del suo amore e della sua verità. Per noi cristiani dunque è di fondamentale importanza la frequenza dei sacramenti in maniera costante e fruttuosa, quali mezzi di aiuto divino per poter compiere i comandamenti di Dio. Naturalmente dobbiamo parteciparvi con viva fede, raccoglimento e adesione interiore. In questo tempo quaresimale dovremmo ravvivare e raddoppiare la nostra vita sacramentale per essere rafforzati e illuminati dalla Parola di Gesù e fare l’inversione di marcia: dalla dimensione rivolta alla materialità elevarci verso i valori più belli e nobili. Così giungeremo a una ricca pasqua di risurrezione e di santificazione.
2. Le prove della vita vissute con Cristo e per Cristo. La Madonna parte dalla concreta constatazione che le sofferenze e le tentazioni non mancano nella nostra vita: “il mondo e le tentazioni del mondo vi provano”. Ma ciò non deve scoraggiarci e perderci d’animo e disperarci. Dobbiamo essere serenamente realisti: l’umana esistenza è intessuta di difficoltà, problemi, situazioni gravi e penose; un dato di fatto da non poter negare né dimenticare né lasciarsi sopraffare. Per ottenere una visione positiva e valida di tali prove, occorre considerare le cose non solo dal punto di vista terreno e oppressivo, ma nella luce e nella forza che provengono da Cristo, il quale ha affrontato le tentazioni nel deserto all’inizio della sua missione ed è stato provato sotto molteplici aspetti fino alla passione crudele e dolorosissima che lo ha condotto alla morte. Ma egli ha affrontato ogni tribolazione sotto la guida della volontà del Padre e per suo amore. Sta qui il segreto per affrontare e superare la travagliata attraversata del nostro cammino su questa terra. La Vergine suggerisce un’ottima prospettiva: “voi, figlioli, guardate le creature di Dio che nella bellezza e nell’umiltà lui vi ha dato”. Si tratta di uno sguardo alle realtà con occhio di fede e di sapienza, non di negatività e di sconforto: tutto è dono di Dio, tutto può essere trasformato nella grazia che ci consente di avvicinarci al Signore sempre con maggiore adesione e gioia. Rimanere ancorati a Lui, senza staccarci mai dalle sue braccia paterne.
3. Amare Dio sopra ogni cosa. Questa meravigliosa conclusione non è altro che una conseguenza di quanto detto. La Madonna svela il segreto per una vita serena e santa: “amate Dio, figlioli, sopra ogni cosa”. Qui sta il senso pieno e vitale della nostra conversione: ricuperare il primato di Dio su tutto l’orizzonte dell’esistenza. Lui è la fonte da cui scaturisce la forza per superare ogni avversità e ritrovare la quiete del cuore. Lo ripete spesso al Vergine Maria e ne ha tutte le ragioni. La più grande tentazione che abbiamo è propriamente quella di perdere di vista il Signore e metterlo non più al primo posto ma ad una posizione tra tante altre realtà. In fondo la preghiera e la unione con Dio costituiscono un aspetto della vita accanto al lavoro, alle faccende quotidiane, ai vari problemi. È un elemento che sta in mezzo a tante altre preoccupazioni. Anzi alle volte diamo più importanza agli esercizi in palestra o a certi divertimenti o a compagnie futili piuttosto che all’incontro amorevole con il Padre e il suo Figlio Gesù. Per loro non si trova tempo!! Ma questo atteggiamento ci fa perdere la vitalità e la spinta interiore più bella e salutare, che ci consente di superare le difficoltà e ritrovare la via di soluzione più efficace e benefica. Di fatto cadiamo in un impoverimento spirituale, perdendo l’assolutezza e la primaria essenza dell’amore divino. Rimettiamo Dio al posto che gli compete, cioè al primo posto, totalizzante. Amarlo sopra ogni cosa costituisce il vero farmaco e balsamo che ci sorregge e ci incoraggia. Senza di esso le ansie e i tormenti ci sovrastano e ci opprimono. Lasciamo che il Signore sia il primo grande insostituibile amore.
* Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria.
Originale sul Blog “Messaggi di Medjugorje“ http://goo.gl/Qnwh5I
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