C O M M E N T I
Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori
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Messaggio a Mirjana del 2 settembre 2017
"Cari figli, chi potrebbe parlarvi meglio di me dell’amore e del dolore di mio Figlio? Ho vissuto con Lui, ho patito con Lui. Vivendo la vita terrena, ho provato il dolore, perché ero una madre. Mio Figlio amava i progetti e le opere del Padre Celeste, il vero Dio; e, come mi diceva, era venuto per redimervi. Io nascondevo il mio dolore per mezzo dell’amore. Invece voi, figli miei, voi avete diverse domande: non comprendete il dolore, non comprendete che, per mezzo dell’amore di Dio, dovete accettare il dolore e sopportarlo. Ogni essere umano, in maggior o minor misura, ne farà esperienza. Ma, con la pace nell’anima e in stato di grazia, una speranza esiste: è mio Figlio, Dio generato da Dio. Le sue parole sono il seme della vita eterna: seminate nelle anime buone, esse portano diversi frutti. Mio Figlio ha portato il dolore, perché ha preso su di sé i vostri peccati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, voi che soffrite: sappiate che i vostri dolori diverranno luce e gloria. Figli miei, mentre patite un dolore, mentre soffrite, il Cielo entra in voi, e voi date a tutti attorno a voi un po’ di Cielo e molta speranza. Vi ringrazio!”
Commento teologico di Don Renzo Lavatori*
Vi sono descritti due punti di particolare valore ai nostri giorni: uno sottolinea l’intrinseco rapporto tra il dolore e l’amore, come è stato vissuto da Gesù stesso, da sua Madre e come noi lo viviamo; l’altro mette in rilievo la centralità di Cristo quale unica speranza in mezzo a tanta sofferenza e malessere umani. Qualche riflessione sull’uno e sull’altro.
1. Il dolore e l’amore in Cristo, in Maria e in noi. La Vergine si presenta subito come la persona più qualificata per descrivere l’amore e il dolore di suo Figlio. D’altronde ciò corrisponde alla realtà naturale di ogni mamma che condivide amorosamente le sofferenze del proprio figlio. Ella lo dice francamente e semplicemente, ma in maniera toccante, perché non parla di una teoria o di un sentimento superficiale, mostra invece la sua vicinanza e la sua partecipazione ai patimenti del Figlio suo: “Cari figli, chi potrebbe parlarvi meglio di me dell’amore e del dolore di mio Figlio? Ho vissuto con Lui, ho patito con Lui”. Con queste parole ella confidenzialmente apre il suo cuore a noi suoi figli, per farci capire il senso e la solidità del suo materno dolore. Lei è stata anzitutto la Madre del Redentore dal suo concepimento nel grembo alla passione e morte sulla croce. Passo passo ha seguito le vicende non molto piacevoli del suo amatissimo Gesù. Già il vecchio Simeone le aveva predetto che una spada avrebbe trafitto il suo cuore. E ciò è stato e lo è anche ora, quando vede che il Figlio suo dolcissimo viene disprezzato, emarginato, bestemmiato. Cara madre mia, quanto avrai sofferto e patito! Nessuno può comprendere appieno il tuo dolore e pretendere di uguagliarlo al tuo. Quale intima pungente sofferenza è la tua: “Vivendo la vita terrena, ho provato il dolore, perché ero una madre”.
Poco dopo Ella si sofferma sul proprio Figlio facendolo vedere come lui stesso abbia sofferto per amore del Padre suo, in obbedienza alla sua volontà di voler redimere l’umanità peccatrice. Ci fa capire come Gesù si sia sottomesso ai più atroci tormenti unicamente per amore del Padre e di noi, misere creature sottoposte alle pene del peccato. Proprio per mezzo di tale amore Gesù ha trasformato il dolore in grazia e perdono, in riscatto dei nostri peccati, per giustificarci con la sua misericordia. Il connubio tra dolore e amore costituisce l’anima dell’opera redentrice di Cristo. Il dolore indica la sua condivisione della morte atroce e l’amore rivela la donazione libera e gratuita della sua vita per renderci figli amati di Dio. Quale profonda commovente realtà! Maria ce la sottolinea e ce la fa gustare: “Mio Figlio amava i progetti e le opere del Padre celeste, il vero Dio; e, come mi diceva, era venuto per redimervi”.
Infine Maria fa vedere la grande sofferenza tra il suo modo di vivere il dolore nell’amore e il nostro atteggiamento che di fronte alla sofferenza non solo si lamenta, ma si arrabbia o si ribella o si dispera. Di fatto manchiamo dell’amore che ci aiuta ad affrontare il dolore come momento di grazia e di vita: “Io nascondevo il mio dolore per mezzo dell’amore. Invece voi, figli miei, voi avete diverse domande: non comprendete il dolore, non comprendete che, per mezzo dell’amore di Dio, dovete accettare il dolore e sopportarlo”. La Vergine richiama il nostro animo per farci vedere la nostra stoltezza e caparbietà davanti al patimento. Spesse volte non riusciamo ad accoglierlo, lo rigettiamo e lo avveleniamo con le nostre lamentele e ribellioni, mentre esso va accolto con la forza interiore dell’amore in sintonia con Cristo il Crocifisso e con Maria la Madre addolorata. Occorre accettare il dolore, quale conseguenza nefasta del nostro peccato e di quelli di tutta l’umanità fin dall’origine. Un’accettazione non passiva di amara rassegnazione, ma un’accoglienza vigorosa di saperlo sopportare e offrire per amore di Gesù e di sua Madre. In tal modo la sofferenza diventa un evento di vera salvezza e redenzione per noi e per i nostri fratelli.
Oh, se sapessimo renderci contro di quale valore fascinoso sia avvolto il dolore, non solo lo accoglieremo ogni volta che lo incontriamo, ma lo desidereremo e lo cercheremo come strumento di vita e di salvezza. Naturalmente il dolore non ha consistenza per sé stesso, in quanto costituisce sempre un angosciante difetto della nostra condizione, ma unicamente ha valore se viene vissuto e affrontato con quell’amore che scende dal cielo e che si è incarnato in Cristo Crocifisso per amore. Avvinti a Cristo e a sua Madre, noi possiamo trasformare il dolore in amore e l’amore in liberazione dal dolore e da ogni male.
O Vergine addolorata, donaci la forza di saper vivere il dolore come lo hai vissuto tu, con la stessa disponibilità e generosità d’animo. Donaci il tuo soccorso materno e rendici figli tuoi fedeli e docili come il tuo Gesù.
2. Cristo unica speranza e gloria nella sofferenza. La sofferenza è una realtà che tocca ogni essere umano, anche chi non crede. Costituisce un fenomeno universale, sebbene in condizioni diverse, ma tutte intrise di malessere sia fisico o psichico o sociale: “Ogni essere umano, in maggiore o minore misura, ne farà esperienza”. Come affrontare una simile disastrosa situazione? La Vergine indica la via sicura e fruttuosa, data dal Figlio suo: “Con la pace nell’anima e in stato di grazia, una speranza esiste: è mio Figlio, Dio generato da Dio”. Il sole di giustizia e di amore è propriamente il Cristo, a cui dobbiamo riferirci; Lui dobbiamo conoscere e con Lui vivere, soffrire, offrire e gioire. Questa è la Verità assoluta e salvifica.
Maria illustra gli aspetti che Gesù ci offre per risolvere il mistero del male. Anzitutto sono le sue Parole che fanno luce sul nostro cammino e sono portatrici di bene. Sono come il seme della “vita eterna”. Da qui nasce l’importanza di ascoltare, accogliere e mettere in pratica queste Parole di vita e di amore. Esse hanno benefici effetti sia sul fronte dell’esistenza concreta sia davanti a quei problemi che si affacciano nel mondo, nella storia e nelle nostre comunità: “Le sue Parole sono il seme della vita eterna: seminate nelle anime buone, esse portano diversi frutti. Mio Figlio ha portato il dolore, perché ha preso su di sé i vostri peccati”. Ciò è conforto per noi piccoli e deboli esseri peccatori. La ragione sta nel fatto che Cristo “ha preso su di sé i nostri peccati”, i quali non sono più mortali e velenosi, ma sono perdonati e trasformati in eventi di grazia e di immortalità. In tal modo Gesù diventa il samaritano che si china sul nostro dolore e lo assume in sé, in maniera che noi siamo alleggeriti e sostenuti. Il suo infinito amore, riversato su di noi, si fa la fonte di trasformazione del dolore in atto di amore e di redenzione. Che meraviglia!
Restiamo avvinti al Crocifisso e troveremo la forza, la luce e la gioia di superare ogni male e trovare la serenità e la pace dell’animo. Maria lo dice espressamente: “Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, voi che soffrite: sappiate che i vostri dolori diverranno luce e gloria”. Che cosa vogliamo di più splendido e speranzoso di questo messaggio per trasformare il dolore che ci attanaglia in amore che ci libera e ci risana quale fonte di salvezza?
La conclusione appare come un fascio di luce che dal cielo scende sulla terra e ci avvolge del suo splendore: “Figli miei, mentre patite un dolore, mentre soffrite, il cielo entra in voi e voi date a tutti attorno a voi un po’ di cielo e molta speranza”. Cerchiamo di entrare in questo alone luminoso per essere irrorati, incoraggiati, vivificati e trasformati in tanti riflessi di luce e di amore sulla terra, dove molti uomini soffrono e gemono senza speranza, chiusi nel proprio disperato dolore. Questa è la missione a cui Maria chiama noi suoi figli e apostoli. Spetta a noi svolgere una simile nobile missione: diffondere sulla faccia della terra uno spessore salutare di cielo che consenta di superare le amarezze e le angosce per trovare la via della redenzione e della risurrezione. In questo mondo gravido di minacce di morte e di violenze di ogni genere, vi è un estremo bisogno di annunciare uno sprazzo di cielo e molta speranza.
O Vergine Maria, tu vieni in nostro soccorso e te ne siamo grati. Tu sei la Madre vigile e attenta alla sorte dei tuoi figli, affinché non siamo inghiottiti dalla distruzione e dalla disperazione infernale, ma possiamo elevare lo sguardo e l’animo verso la luminosità celeste che dona la grazia di vivere su questa terra in attesa di raggiungere la gloria del paradiso, dove tu ci attendi, o Madre buona e pietosa, o Vergine Maria. A te la nostra preghiera e il nostro ringraziamento per magnificate in eterno il tuo amore materno. Amen.
Messaggio a Marija del 25 agosto 2017
"Cari figli, oggi vi invito ad essere uomini di preghiera. Pregate fino a quando la preghiera diventi per voi gioia e incontro con l’Altissimo. Lui trasformerà il vostro cuore e voi diventerete uomini d’amore e di pace. Figlioli, non dimenticate che satana è forte e vuole distogliervi dalla preghiera. Voi, non dimenticate che la preghiera è la chiave segreta dell’incontro con Dio. Per questo sono con voi, per guidarvi. Non desistete dalla preghiera. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
Commento teologico di Don Renzo Lavatori*
Il messaggio si sofferma su due punti essenziali per l’essere e il vivere da cristiani: il primo sul fatto di essere uomini di preghiera, di amore e di pace; il secondo sull’attacco sempre forte del nostro nemico spirituale, Satana.
1. Uomini di preghiera, di amore e di pace. Le parole iniziali toccano subito il valore centrale del cristiano: “Cari figli, vi invito ad essere uomini di preghiera”. La nostra riflessione si concentra sull’esigenza di essere “uomini di preghiera”. Cosa significa in concreto? Nel messaggio del 25 luglio scorso, la Vergine ci diceva di “essere preghiera”, oltre a fare esercizi e pratiche di preghiera. Ora torna su tale aspetto, offrendo una nuova importante sfumatura, che approfondisce quanto già detto e insieme lo amplifica.
Anzitutto fa impressione il genitivo che determina l’essere uomini in quanto definisce i suoi figli quali possessori della preghiera. In effetti il genitivo può essere inteso in tre modi: in primo luogo esso indica l’origine o la fonte da cui scaturisce la preghiera, che è l’incontro di comunione con Dio. Ciò significa che il cristiano è l’uomo che si lascia irrorare, guidare, sostenere dal suo intimo profondo rapporto con Dio suo Padre, con Gesù Cristo suo Salvatore e con lo Spirito santo suo Consolatore. Si capisce così che il cristiano è avvolto totalmente e sempre dall’abbraccio delle tre divine Persone, quale luogo della sua stabile abitazione e rifugio interiore.
Inoltre l’uomo di preghiera è colui che intesse momento per momento la sua esistenza quotidiana nella preghiera e con la preghiera, in modo che tutto ciò che fa, pensa e vuole viene ricolmato dalla grazia divina scaturita dalla preghiera. Nessun momento e nessun luogo può essere privo della presenza viva e protettrice del Signore.
Infine l’uomo di preghiera è colui che fa della preghiera, quale unione con Dio, lo scopo e la finalità di tutta la sua vita. Così la preghiera costituisce la spinta verso l’attuazione totale e piena della sua felicità eterna, quando l’unione con Dio non avrà più ombre né dubbi né sospensioni. Lì, nel paradiso, l’uomo orante e Dio Padre Figlio Spirito santo saranno un unico infinito abbraccio di beatitudine eterna. Perciò si può dire che l’espressione “uomini di preghiera” indica sia l’origine primaria sia il sostentamento quotidiano sia il compimento ultimo dell’essere e del vivere del cristiano quale figlio amato da Maria SS.ma.
Infatti Ella dice: “la preghiera diventi per voi gioia e incontro con l’Altissimo”. Parole stupende e ricche di gloria e di felicità! Tutto proviene dalla preghiera e la preghiera trasforma la vita stessa rendendola anticipazione del paradiso. Poi continua la Vergine: “diventerete uomini di amore e di pace”. Una conclusione mirabile che deve scuotere il nostro cuore e la nostra volontà per essere veramente suoi figli, cioè uomini di preghiera.
2. L’attacco di Satana contro la preghiera. Si apre qui una grande finestra sul mondo per farci constatare la presenza malvagia e operante del diavolo. Non possiamo far finta che la Vergine non abbia parlato chiaro. Questa volta le sue parole sono estremamente lapidarie: “Figlioli, non dimenticate che Satana è forte”. Chiarissimo. È forte e disturba con malignità, tuttavia Ella dice che la preghiera, in quanto unione con Dio, è più forte del forte Satana. Per questo egli vuole distaccarci, allontanarci dalla preghiera; fa del tutto perché sia bandita dalla nostra vita. Se ci riesce, veramente trionfa e ne gioisce. Perciò la Madonna insiste: “vuole distogliervi dalla preghiera”.
La ragione sta precisamente nel fatto che la preghiera è lo strumento più idoneo per respingere l’insidia diabolica: “voi, non dimenticate che la preghiera è la chiave segreta dell’incontro con Dio”. Sono parole semplici ma vere, di cui dobbiamo fare tesoro. Non possiamo trascurare o tralasciare la preghiera a discapito della nostra vita umana e cristiana, ma dobbiamo restare saldamente legati alla preghiera sia personale sia liturgica sia comunitaria. Stretti alla corona del rosario e avvinti a Cristo nella eucaristia, possiamo procedere sereni e sicuri che Satana il forte non è poi tanto forte da non essere sconfitto dalla grazia del Cristo Crocifisso, a cui sia onore e gloria nei secoli.
Maria ripete che la sua presenza tra noi è motivata propriamente dalla sua guida materna, affinché non ci smarriamo cadendo nelle grinfie del demonio: “per questo sono con voi per guidarvi”. Accogliamo la sua accorata esortazione e facciamone l’impegno più importante della nostra vita cristiana: “non desistete dalla preghiera”. La preghiera sia il centro della nostra vita, l’anima della nostra anima, il respiro vitale e vigoroso del nostro organismo, la luce radiosa della nostra mente per seguire la strada giusta e veritiera che porta alla felicità eterna.
Grazie, o dolcissima Madre, della tua costante e premurosa cura nei nostri confronti, noi che siamo così duri di cervice e tardi nel credere. Eppure ti vogliamo bene e ti siamo grati dal profondo del nostro cuore. Ti promettiamo di scendere ai fatti e non fermarci alle sole parole. Con te vogliamo vivere, agire soffrire e gioire. Con te, Madre cara, la vita possiede un sapore più bello e gustoso; con te, ogni nostro pensiero e gesto assume un aspetto di tenerezza e di soavità. Resta con noi e noi vogliamo restare sempre con te! Amen
* Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria.
Originale sul Blog “Messaggi di Medjugorje“ http://goo.gl/Qnwh5I
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