C O M M E N T I
Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori
Messaggi...
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Messaggio a Marija del 25 dicembre 2016
"Cari figli! Con grande gioia oggi vi porto mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la Sua pace. Figlioli, aprite i vostri cuori e siate gioiosi affinché possiate accoglierla. Il cielo è con voi e lotta per la pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo e voi, figlioli, aiutatelo con le vostre preghiere affinché sia così. Vi benedico con mio Figlio Gesù e vi invito a non perdere la speranza e che il vostro sguardo e il vostro cuore siano sempre rivolti verso il cielo e verso l’eternità. Così sarete aperti a Dio ed ai Suoi piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Commento teologico di Don Renzo Lavatori*
Per una comprensione più aderente al messaggio, esso si può dividere in due parti: nella prima parte balza in primo piano il tema della gioia e della pace quale dono di Gesù; nella seconda parte si apre uno sguardo luminoso sulla speranza del cielo. Ci soffermiamo su ciascuna parte per cogliere gli aspetti più centrali e interessanti.
1. La gioia e la pace di Gesù. La Vergine inizia manifestando la sua gioia di essere portatrice del Figlio Gesù Cristo (Cristofora) allo scopo di farci percepire e gustare la pace che emana da Lui, il Re della pace: “con grande gioia vi porto il mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la pace”. Non esiste la vera pace se non quella che proviene da Cristo, in quanto la sua pace si distingue da quella del mondo. La pace mondana indica soltanto l’assenza di guerra violenta e assassina, mentre la pace di Gesù tocca la profondità dell’animo umano.
In effetti la guerra più micidiale risiede nel cuore dell’uomo, da cui nascono rancore, invidia, orgoglio, gelosia, presunzione, egoismo, aggressività, violenza, predominio sugli altri, falsità. Tutti sentimenti che fanno scaturire l’opposizione e la malvagità verso i fratelli che condividono la medesima natura umana. Per questa ragione la guerra scaturisce dal di dentro di noi e si riversa al di fuori con grande cattiveria sia in famiglia che nella società, causando sofferenza e angoscia nei cuori, divisioni, tensioni, conflittualità fino a raggiungere vere tragedie. Se non siamo capaci di allontanare tali istinti di alterigia e di aggressione, la pace non si può ottenere né in noi né fuori di noi.
Ma chi può vincere le malvagità che albergano nel nostro animo? Esse sono espressione della radice di peccato e di morte che ognuno porta con sé. L’opera redentrice di Cristo è stata propriamente quella di liberarci, guarirci, distruggere in noi tali disordini passionali. Sta qui la fonte salutare che ci consente di trovare dentro di noi la vera pace del cuore, la serenità, la bontà, l’onestà e umiltà, che provengono dalla grazia divina ottenuta con il battesimo e poi con il sacramento della riconciliazione. Quando il nostro animo viene redento e purificato da tante cattiverie, esso trova la quiete interiore, la pace profonda. Questa pace del cuore produce la gioia e l’esultanza di chi ha scoperto il modo di essere e di vivere giusto, buono, benevolo, portatore di amore e di concordia.
Solo allora la guerra si allontana da noi e dalla faccia della terra. Altrimenti essa regna sovrana e indisturbata. Le parole o le chiacchiere che si fanno sui giornali o nei mass media oppure sugli incontri tra i grandi del mondo, contano poco; le alleanze politiche o economiche non reggono, perché ritorna impetuoso e presuntuoso l’orgoglio di primeggiare, l’istinto di distruzione e sopraffazione, l’avidità del denaro e il desiderio del potere a tutti i costi, anche a prezzo del versamento di sangue. La pace dunque è il dono che viene dal Cielo, cioè da Dio e che Gesù ha portato sulla terra con la sua nascita e poi con la passione, morte e risurrezione. Non vi è altra strada per fugare ogni tentativo belligerante se non la grazia salvifica di Cristo accolta nella fede e nell’adesione al suo amore infinito. Spetta a noi saperla valorizzare e vivere per trasformare il male in bene, l’egoismo nella donazione generosa, l’orgoglio nell’umiltà, la prepotenza nella docilità e benignità. Lo dice chiaramente la Madonna: “figlioli, aprite i vostri cuori e siate gioiosi affinché possiate accoglierla”.
Certamente non è facile arrendersi all’amore e per questo occorre lottare contro le correnti contrarie, tenebrose e menzognere. Non si deve demordere di fronte a quanto vorrebbe farci ripiombare negli istinti malvagi e deleteri. Ma sappiamo che con l’aiuto della grazia divina la lotta si vince e ogni rumore di guerra si acquieta, mentre tornano la pace e la gioia del cuore. L’arma spirituale più efficace per ottenere la vittoria della pace sulla guerra è la preghiera assidua, fervente, insistente. La strada da percorrere perciò è chiara e semplice. A noi l’impegno di seguirla passo dopo passo, giorno dopo giorno con grande fiducia e speranza. La certezza che la guerra sarà sconfitta sta nel fatto non siamo soli a lottare, ma Dio stesso con Cristo e per mezzo della Vergine Maria ci offre il suo appoggio onnipotente, per cui non dobbiamo temere né spaventarci ma affidarci totalmente al suo Amore infinito: “il Cielo è con voi e lotta per la pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo e voi, figlioli, aiutatelo con le vostre preghiere affinché sia così”. Non resta che obbedire all’invito amorevole di Maria nostra Madre.
Grazie, o Vergine, per la premura con cui ti dedichi a noi tuoi miseri figli, perché possiamo trovare il sentiero giusto per ottenere il bene e la vita vera. Quante volte però facciamo i sordi e, chiusi nel nostro egocentrismo, non siamo disposti ad accettare quello che tu ci dici e ci ripeti con grande affetto. Basta con i nostri pensieri insensati. È ora di rimetterci nelle tue mani e assecondare i tuoi desideri e consigli preziosi. Sono essi a donarci uno spiraglio di luce e di conforto, di gioia e di pace. Grazie, o Maria, in te confidiamo e non saremo confusi in eterno!
2. La speranza del Cielo. Ci viene suggerito uno stratagemma efficace, per conservare la speranza del bene e della vita contro la tentazione della depressione e disperazione di fronte a tanto male che si sta diffondendo su tutta la faccia della terra. Questo stratagemma sta nell’elevare lo sguardo verso il Cielo, cioè alzare il volto dalla terrenità e sporcizia mondana, che spesso vuole mortificare e distruggere la nostra serenità e fiducia. Se siamo costantemente curvati verso la terra, senza accorgercene veniamo soffocati e oppressi da una infinità di malesseri e di sconvolgimenti, che attanagliano lo spirito e lo emarginano fino a farlo scomparire dal nostro animo. Allora si attua una vera prigionia e schiavitù che ci obbliga ad essere totalmente avvolti, coinvolti e travolti dalle tenebre e dalla cattiveria. In tal modo diventiamo insensibili ai valori più profondi e vitali, perdendo di vista il senso giusto delle cose e degli eventi, annientando lo slancio e la gioia di lavorare, vivere, impegnarsi, soffrire e sperare. Siamo ridotti alla stregua di macchine costrette alla catena di montaggio giorno e notte, trascurando quelle aspirazioni o elevazioni che potrebbero donarci uno spazio di luce e di respiro salutare, di un sano riposo nella libertà di poter esprimere sé stessi nella verità e nell’amore. La Vergine Maria ci invita a non lasciarci opprimere dalle cose terrene, ma ad alzare lo sguardo verso le altezze celesti, da dove provengono aria pura e luminosità calorosa.
Per attingere a quelle vette occorre innalzare il nostro spirito per allontanarci dalle nebbie ovunque diffuse e dal frastuono che risuona sulla terra. Ciò non significa estraniarci dai problemi concreti di ogni giorno, ma saperli vedere e vivere sotto una luce nuova e irraggiante che ci consente di affrontarli con chiarezza e saggezza, ottenendo ottimi risultati non solo per la nostra serenità e maturità personali, ma anche a livello di soluzioni fruttuose sulle questioni materiali, familiari, sociali. Ascoltiamo le sue parole: “vi invito a non perdere la speranza e che il vostro sguardo e il vostro cuore siano sempre rivolti verso il Cielo e verso l’eternità”. Parole di estrema importanza che dovrebbero rimanere costantemente dentro di noi ed essere incise nella nostra mente. Solo in questo modo potremo raggiungere effetti meravigliosi già su questa terra ma poi nella beatitudine eterna. Si tratta di una “regola sovrana” che va anteposta ad ogni altra visuale e aspettativa.
Se veramente vivessimo in tale dimensione celestiale, il nostro cammino sulle strade del mondo sarebbe molto più leggero, sereno e fruttuoso, constatando come le cose e i vari affari si affrontano e si risolvono con criteri più validi di qualsiasi ragionamento o sforzo umano. Dal Cielo, cioè da Dio, il Vivente e l’Amante della vita, troviamo la luce, la forza e la fiducia piena per procedere senza paure o sbigottimenti. Tenendo fisso lo sguardo lassù, avremo il piacere di procedere più speditamente e gioiosamente quaggiù. La ragione sta nel fatto che, stando uniti a Dio, noi possiamo usufruire del suo amore e della sua grazia, della sua stessa onnipotenza in modo da non essere schiacciati dalla aggressività del male e della morte che serpeggiano sulla terra, ma seguire i progetti benefici del Padre verso di noi: “così sarete aperti a Dio e ai suoi piani”. Che meraviglia!
Perché vogliamo restare sempre con il volto piegato verso il basso. Sapendo che respiriamo aria inquinata e velenosa? Poveri noi, esseri meschini e stolti! Eleviamo tutto il nostro essere, anima e corpo, verso le realtà celesti per vivere non già da bruti insensati ma da persone degne di condividere la medesima vita e beatitudine di Dio Padre Figlio e spirito Santo. La Vergine non fa altro che ricondurci su questa traiettoria per il nostro vantaggio sotto la spinta del suo amore materno. Decidiamoci una buona volta a mettere in pratica i suoi avvertimenti e non lasciarli cadere nel vuoto a nostro discapito. Non c’è più tempo da perdere. Questa è l’ora della grazia divina che attraverso la Vergine Madre ci viene benevolmente elargita.
Messaggio a Mirjana del 2 gennaio 2017
“Cari figli, mio Figlio era sorgente di amore e di luce quando, sulla terra, parlava al popolo di tutti i popoli. Apostoli miei, seguite la Sua luce. Farlo non è facile: dovete essere piccoli, dovete farvi più piccoli degli altri e, con l’aiuto della fede, riempirvi del Suo amore. Senza fede, nessun uomo sulla terra può vivere un’esperienza miracolosa. Io sono con voi, mi manifesto a voi con queste venute, con queste parole. Desidero testimoniarvi il mio amore e la mia cura materna. Figli miei, non perdete tempo facendo domande a cui non ricevete mai risposta: al termine del vostro percorso terreno, il Padre Celeste ve le darà. Sappiate sempre che Dio sa tutto, Dio vede, Dio ama. Il mio amatissimo Figlio illumina le vite e dissipa le tenebre; ed il mio materno amore, che mi porta a voi, è indicibile, misterioso, ma reale. Io esprimo i miei sentimenti verso di voi: amore, comprensione e materno affetto. A voi, apostoli miei, chiedo le vostre rose di preghiera, che devono essere le opere di misericordia: sono quelle le preghiere più care al mio Cuore materno. Le offro a mio Figlio, nato per voi. Egli vi guarda e vi ascolta. Noi vi siamo sempre vicini. Questo è un amore che chiama, unisce, converte, incoraggia e ricolma. Perciò, apostoli miei, amatevi sempre gli uni gli altri, ma soprattutto amate mio Figlio. Quella è l’unica via verso la salvezza, verso la vita eterna. Quella è la preghiera che mi è più cara, e che ricolma il mio Cuore del profumo di rose più soave. Pregate, pregate sempre per i vostri pastori, affinché abbiano la forza di essere la luce di mio Figlio. Vi ringrazio. “
Commento teologico di Don Renzo Lavatori*
Anche in questo messaggio raccogliamo gli aspetti più importanti che offrono un mazzo di fiori splendenti e profumati: il primo fiore comporta l’amore – la luce – la fede; il secondo fiore contempla le cure materne di Maria, la Madre sempre unita al Figlio; il terzo fiore riguarda la nostra risposta di amore, orientata alla salvezza eterna. Ammiriamo un fiore dietro l’altro.
1. Amore – luce – fede. Anzitutto appare al primo posto la figura del Figlio, quale sorgente da cui emana abbondantemente l’amore e la luce: “mio Figlio era sorgente di amore e di luce quando, sulla terra, parlava al popolo di tutti i popoli”. Vi è un accostamento tra l’amore e la luce: l’amore indica la disponibilità del Figlio verso le creature umane, la sua totale generosa offerta di sé e della sua opera di salvezza, il suo slancio per unirsi con noi a comunicare la ricchezza della sua vita e la tenerezza del suo affetto; la luce rivela lo splendore che promana dalla sua verità eterna e perfetta, in modo che gli uomini possano vedere con chiarezza il suo messaggio di amore e il cammino per poterlo incontrare, accogliere e goderne. L’amore senza luce non appare in tutto il suo fascino e la sua bellezza e bontà; d’altra parte la luce, priva dell’amore, acceca l’animo e resta fredda, impetuosa e opprimente. Messe insieme, l’amore e la luce, sono espressione completa della figura di Gesù, Via Verità e Vita. Egli diventa una poderosa sorgente da cui scaturiscono queste due fonti: l’amore con i suoi raggi di calore e di soavità, con la sua potenza vitale e feconda; la luce con la sua luminosità dona chiarezza e visibilità a ogni cosa, la gioia di contemplare la verità eterna quale via per la vita immortale. L’amore sostiene ogni essere con il suo vigore, la luce lo fa risplendere nei suoi molteplici aspetti. L’amore spinge a desiderare il bene e a seguire il sentiero della vita, la luce fa capire e apprezzare ciò che è buono per distinguerlo dal male.
Ambedue, amore e luce, sono necessarie per una sana esistenza umana e cristiana. La Vergine ci insegna che il Figlio suo le possiede in pienezza e le diffonde nel nostro cuore e nella nostra mente, purché siamo disposti a farle entrare in noi in modo da vivere in fedeltà ad esse: “apostoli miei, seguite la sua luce. Farlo non è facile: dovete essere piccoli, dovete farvi più piccoli degli altri”. Ciò significa che per accogliere l’amore e la luce di Gesù è indispensabile l’atteggiamento di povertà e semplicità; occorre scostarci dalle cose inutili e dannose, per abbracciare pienamente l’amore e la luce di Cristo. L’umiltà del cuore si chiama fede quale porta spalancata per accoglierle ambedue.
Solo così potremo essere gli apostoli o i portatori nel mondo della redenzione compiuta dal Salvatore: “con l’aiuto della fede, [potete] riempirvi del suo amore. Senza fede, nessun uomo sulla terra potrà vivere l’esperienza miracolosa”. La visuale si allarga meravigliosamente, in quanto l’amore e la luce; calate dentro di noi con la fede, ci consentono non solo di essere apostoli tra gli uomini ma di poter sperimentare la divina potenza attraverso i suoi interventi miracolosi. Ci è concesso così di diventare strumenti per permettere a Dio di fare opere portentose. Che cosa di più commovente e sorprendente? Lasciamoci avvolgere con la fede viva e intensa dai raggi di amore e di luce che Gesù effonde su di noi come la Vergine suggerisce di fare.
2. Le cure materne. A questo punto la Vergine mostra con grande generosità la sua azione materna: “desidero testimoniarvi il mio amore e la mia cura materna”. Parole dolcissime e suadenti. Esse penetrano in noi causando una intima consolazione che scioglie ogni durezza di cuore, ogni egocentrica resistenza, in modo che da veri figli ci lasciamo sorreggere dal suo abbraccio. Propriamente per questo scopo, per esercitare cioè la sua missione materna, Ella sta in mezzo a noi: “Io sono con voi, mi manifesto a voi con queste venute, con queste parole”. Niente di più convincente per comprendere la sua solerzia e il suo venire e permanere sulla terra, accanto a noi. La cosa più sorprendente sta nel vedere come la sua premura materna sia sempre unita al Figlio. È Lui la vera luce che “illumina le vite e dissipa le tenebre”, mentre Lei è presso di Lui ed è inviata da Lui, che sostiene e irrora l’amore materno di Lei verso di noi: “il mio materno amore, che mi porta a voi, è indicibile, misterioso, ma reale”. In questo momento Maria apre confidenzialmente il suo animo con estrema franchezza e semplicità, che rivelano la purezza dei suoi sentimenti più intimi.
Si può dire che il suo Cuore Immacolato vibra di un amore tenerissimo e commovente per ciascuno dei suoi figli: “Io esprimo i miei sentimenti verso di voi: amore, comprensione e materno affetto”. Sono tre espressioni limpide e incisive: anzitutto l’amore, quale dato fondamentale che irrora tutti i suoi gesti e le sue parole materne; poi la comprensione, nel senso che Ella ci conosce uno ad uno e condivide con ciascuno le particolari situazioni, sentendone il peso insieme alla gioia, la preoccupazione assieme all’esultanza, secondo una stupenda sinfonia di atteggiamenti materni di sublime nobiltà d’animo; infine l’affetto, che aggiunge ai due precedenti vocaboli un valore più concreto e umano nel segno di una vicinanza di Maria assidua e terrena, in modo che giunga a ciascuno di noi il flusso benefico di una affettuosità delicata e toccante.
O Vergine Maria. come sei bella nella tua magnifica fotografia che porgi ai nostri occhi e soprattutto al nostro cuore! Ne restiamo ammirati, sorpresi e gioiosamente coinvolti. Fa’ che il nostro sguardo e il nostro animo non si allontanino mai dalla tua presenza amorevolmente materna; fa’ che essa giunga nel profondo di noi stessi e ci accompagni quotidianamente nella nostra giornaliera esistenza. In particolare quando siamo affaticati, sfiduciati, dubbiosi e deboli, vogliamo far risuonare ogni volta queste tue meravigliose parole e questi tuoi squisiti sentimenti, colmi di un amore sconfinato, in modo che non ci sentiamo soli e abbandonati sotto l’imperversare delle prove e tentazioni, ma sorretti sempre dalle tue braccia. Tu sei per noi un rifugio e un’ancora di sostegno e di incoraggiamento. Di tutto questo ti ringraziamo sentitamente, o Madre clemente e pia, e ci impegniamo a dimostrarti che ti vogliamo bene sul serio e ci affidiamo in ogni momento a Te e ci tuffiamo filialmente nel tuo Cuore immacolato, dove troviamo pace, speranza e tanta forza per vivere da figli tuoi docili e fedeli. A Te, o Vergine santa, la nostra sincera risposta d’amore e obbedienza. Con Te e per mezzo tuo eleviamo a Dio Padre la nostra lode e il nostro ringraziamento per averci donato una Madre come Te, o Regina del cielo e della terra. Amen
3. La nostra risposta generosa. Maria ci chiede la nostra disponibilità per offrire a Lei in ricambio delle sue cure materne il nostro amore filiale con un mazzo di rose: “a voi, apostoli miei, chiedo le vostre rose di preghiera, che devono essere le opere di misericordia: sono quelle più care al mio Cuore materno”. Le rose, come sappiamo, non sono senza spine, ma proprio le spine pungenti le rendono più preziose e splendenti. Di fatto, quando compiamo le opere di bene in mezzo ai nostri familiari e amici, il sacrificio e le difficoltà non mancano mai. Sono precisamente quelle spine a fare delle rose i fiori più belli e profumati. L’offerta di amore, se è congiunta al dolore, diventa una donazione molto più pregevole, in quanto dimostra che alle parole e ai sentimenti si aggiungono i fatti. Sono questi che rendono credibili e gradevoli parole e gesti. Tutta la nostra vita perciò è coinvolta nella autentica devozione a Maria quale atteggiamento di sincero e concreto affetto filiale. In quel mazzo di rose sono comprese le varie vicissitudini, i momenti belli e tristi, le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze. Ella ce lo ripete: “quella è la preghiera che mi è più cara, e che ricolma il mio cuore del profumo di rose più soave”. A noi il compito di vivere e mostrare a Lei amorevolmente la nostra dedizione a seguire i suoi insegnamenti e farne la sostanza della nostra crescita spirituale.
D’altra parte, Ella non ci abbandona mai e assieme a suo Figlio ci sta accanto, mentre rivolge a Lui la intercessione per tutti noi, offrendo a Lui le rose che abbiamo donato a Lei. Si nota il suo intento fondamentale: portare i nostri cuori verso il Figlio, nostro unico e perfetto Salvatore e Redentore. Attraverso Maria raggiungiamo il Cristo, come dice l’antico adagio latino: ad Iesum per Mariam. Si va a Gesù per mezzo di sua Madre: “le offro a mio Figlio, morto per voi. Egli vi guarda e vi ascolta. Noi vi siamo sempre vicini”. Come non restare interiormente commossi e scossi da tale delicatezza materna! Propriamente questa unione della Madre con il Figlio ci consente di stare sereni e fiduciosi come bimbi svezzati in braccio alla Madre (salmo 130). Allora veramente la vita si presenta ricolma di luce, amore, gioia, speranza e tanta forza, in quanto rimaniamo fermamente avvinti a Lei che ci conduce al Figlio in un abbraccio di amore infinito: “questo è un amore che chiama, unisce, converte, incoraggia e ricolma”. Quanta abbondanza spirituale già su questa terra, quale caparra della eternità beata. Sorretti e avvolti da tanto amore, non resta altro che inneggiare con grande trasporto interiore al Signore nostro Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, che ha voluto avvicinarsi a noi tramite Lei, la Vergine Immacolata, affinché noi piccole creature potessimo innalzarci fino a partecipare alle altezze della divinità per tutti i secoli. Amen
* Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria.
Originale sul Blog “Messaggi di Medjugorje“ http://goo.gl/Qnwh5I
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