Argomenti
![]() | ![]() | 31 / 50 |
![]() | ![]() |
GESÚ IL VOLTO DELLA MISERICORDIA DIVINA
Tutte le caratteristiche del Dio misericordioso dell’A.T. si manifestano pienamente e definitivamente nella persona di Gesù Cristo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio» (Gal 4,4). Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria al Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (Fil 2,7; Eb 4,15). Questo è il grande mistero dell’incarnazione di Dio! La ragione di tutto ciò è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, misericordia e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La misericordia, l’amore, è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi.
Infatti Gesù «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo,ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Gaudium et spes, 22).
L’umanità di Gesù è presenza di misericordia, segno della compassione di Dio per i deboli, per i vacillanti. Per questo egli va a cercare i peccatori, siede con loro a tavola e li chiama a essere i suoi discepoli. Percepire questa realtà può suscitare nell’uomo un desiderio di vera conversione e di fedeltà alla vocazione di essere figli adottivi di Dio.
Quindi Gesù stesso ci fornisce la prova che il Dio dell’A.T. è il Dio misericordioso. Egli può mostrarci la misericordia del suo cuore. Può, ancora di più, imprimerla in noi, formarci secondo il suo cuore. Questa è la via nuova che il Padre ci ha dischiuso. Altrimenti come potremmo conoscere e apprezzare la misericordia di Dio se non potessimo vederla nel volto umano di Gesù? La misericordia di Gesù è dunque la via per assimilarci a Dio. Vediamo alcuni tratti della divina misericordia come ci viene descritta nei vangeli.
1. L’amore misericordioso di Gesù per i peccatori
Alla schiera dei peccatori appartengono soprattutto i pubblicani e le prostitute. Questi non hanno posto nella società. Non che siano tutti poveri, anzi i pubblicani sono tra i più ricchi; ma sono odiati e detestati, sono considerati indegni di partecipare alla vita della comunità nelle sue varie manifestazioni; sono messi al bando e ritenuti impuri. Verso di loro Gesù dimostra una predilezione che può anche sorprendere, se non addirittura scandalizzare.
Il fariseo Simone giudica Gesù perché si lascia baciare i piedi da una peccatrice (Lc 7,39); Gesù invece si ferma a parlare con una donna concubina (Gv 4,17); accoglie l’adultera e la difende da quelli che la vogliono lapidare secondo la legge (Gv 8,1-11); anzi si pone contro una società moralistica, affermando che i pubblicani e le prostitute precederanno i farisei e avranno parte nel regno (Mt 21,31b). Egli stesso si contrappone alla figura austera del profeta, passando per mangione e beone (Mt 11,19), amico dei pubblicani e dei peccatori; ha delle amicizie femminili come Marta, Maria (Lc 10,38-42); alcune donne fanno parte del gruppo che lo segue assieme ai dodici; fra di esse Maria di Magdala «dalla quale erano usciti sette demoni» (Lc 8,1-3). Non è certo una novità da poco, se si pensa alla mentalità corrente che riteneva la donna incapace e indegna di essere annoverata tra i discepoli di un rabbino, tanto più una donna così malfamata come la Maddalena.
Quale la ragione di questo inusuale modo di comportarsi di Cristo?
La condotta di Gesù non può essere racchiusa dentro la visuale esteriore e formalistica, propria dell’uomo che giudica gli altri in nome di un suo schema; Gesù è la verità e vede nel profondo del cuore; è amore che perdona e usa misericordia.
Da qui sorge il suo comportamento inconsueto, immagine e manifestazione dell’atteggiamento stesso del Padre. Dio, che Gesù rivela, non agisce secondo la mentalità dell’uomo; è un Dio che ama, innanzitutto, e che ha l’iniziativa gratuita e libera per la salvezza del peccatore, chiunque esso sia; Dio cioè ama l’essere umano non perché sia per se stesso amabile, ma perché egli è amore; amore che si dona, e, donandosi, crea e rinnova. Dio ama, prima di tutto, perché vuole la vita e la salvezza dell’uomo. Gesù riflette e traduce questo amore divino.
Inoltre Gesù deve compiere un’opera di redenzione; è venuto a chiamare i peccatori, i bisognosi di salvezza, non i giusti e i sani (Mt 9,12-13). A questo scopo egli deve superare tutte le frontiere dello schematismo umano, del giudizio apparente e superficiale, deve contrapporre l’infinità del suo amore all’egoismo dominante tra gli uomini. Deve formare una creatura nuova, con un cuore nuovo, il cui valore ultimo è la posizione di povertà e di disponibilità all’incontro con Dio e al dono che Dio gli offre in Cristo, accogliendo il quale soltanto si attua la liberazione dal peccato.
2. La benevolenza per una peccatrice
L’episodio della peccatrice perdonata in casa di Simone (Lc 7,36-50) è uno dei brani più toccanti e nello stesso tempo più sconvolgenti.
Luca apre la narrazione descrivendo l’azione del fariseo di ospitare nella propria casa il Maestro. È un gesto di cortesia e di accoglienza. Ma il racconto inaspettatamente pone in primo piano una donna e si sofferma con insistenza sui suoi gesti di fede e di amore nei confronti del Maestro. Inattesa, non invitata, entra in scena: “Ed ecco una donna, che era una peccatrice nella città”. Luca la presenta come una peccatrice, cioè una meretrice di quel luogo, conosciuta da tutti. Una donna di cui gli altri abusano e anch’ella approfitta di se stessa; è usata e poi gettata via; ad essa è negato ogni rispetto. Si tratta realmente di una peccatrice. Luca non lo nega; infatti dice che ella ha commesso «molti peccati» (v. 47).
Si suppone che la prostituta conosca il luogo dove si trova Gesù: la casa di un fariseo. Gesù non è solo, sta a mensa, circondato da un insieme di commensali appartenenti al medesimo ceto del fariseo, certamente ostili a lei. Ma ella non si fa prendere dalla paura. Viene, entra, si dirige decisamente e sorprendentemente verso Gesù, davanti agli occhi di tutti.
Tiene in mano un vasetto di olio profumato, che indica con chiarezza l’intenzione di rendere omaggio al profeta, un segno per riconoscerlo come inviato di Dio. Si avvicina per compiere un gesto riverente verso di lui: profumargli il corpo ed esprimergli il suo rispettoso omaggio. L’azione sconcerta non solo i presenti, ma ogni lettore di ogni tempo.
A un certo momento resta coinvolta dalla presenza e dalla figura di Gesù, mentre è sorpresa da un’intensa emozione per la consapevolezza della sua misera vita. Per questo, non potendo trattenere i sentimenti esplosi nel suo animo, scoppia a piangere. La donna era entrata in casa per fare un atto di venerazione, ora si ritrova con gli occhi gonfi di lacrime, a piangere come una bambina, come un’insensata. Che cosa è mai successo? È stato l’impatto con Gesù a scuoterla e a travolgerla in una situazione assolutamente nuova e imprevista. Nessuno è capace di programmare il pianto. Toccata profondamente nel suo intimo, quella donna non è più se stessa; sente qualcosa dentro di sé che la fa commuovere e la sospinge sempre più verso quel profeta di Nazaret.
Non solo si mette a piangere, ma si piega, quasi prostrandosi, e le sue lacrime bagnano i piedi del Maestro. A quella vista, come per rimediare al male fatto e con un ulteriore senso di devozione, asciuga i piedi con i capelli. Un gesto sconveniente quello di slegare i capelli in pubblico. Ella non si cura di sé. Si sa bene quanta accuratezza abbia per la propria capigliatura ogni donna. Questa, che sta lì, ai piedi di Gesù, non si risparmia nelle attenzioni, non elemosina l’amore.
Giunge anche a baciare i piedi dell’amato Maestro; lo fa a lungo, senza interrompersi, come farà notare Gesù, quasi per non voler distaccare il suo viso e le sue labbra da quei piedi.
Infine li avvolge dell’unguento, versandovi l’olio profumato che aveva portato con sé. Il comportamento della donna appare a dir poco sorprendente. Si fa ardito fino alla sconvenienza, ma insieme si mostra umilissimo; è devoto e rispettoso, ma anche affettuoso e dirompente. La sua persona, il suo essere, tutto di lei è coinvolto nell’andare verso Gesù: dai sentimenti più profondi dell’animo ai gesti più toccanti.
La conversione, per questa peccatrice, scaturisce dall’incontro personale con Gesù, il quale non si trova in imbarazzo per i gesti della donna. La lascia fare davanti a tutti gli invitati. Il suo comportamento è insolito come quello della donna.
A questo punto l’evangelista rimette in primo piano il fariseo, il quale mormora tra sé, evidenziando la sua reazione interiore rispetto a ciò che sta vedendo. Dentro di sé nasce il sospetto, non tanto sugli atteggiamenti della peccatrice, che potrebbero realmente scandalizzare, ma nei confronti di Gesù come se non fosse un vero profeta, non avesse la luce per capire la situazione imbarazzante in cui si era posto.
3. Il perdono in collegamento con l’amore
Dall’accostamento della donna a Gesù il racconto sposta l’interesse al dialogo tra il Maestro e Simone. È Gesù che prende l’iniziativa, rompe il ghiaccio e si rivolge al fariseo chiamandolo per nome: «Simone».
Gesù ha qualcosa di considerevole da dirgli, mentre testifica di conoscere le persone, le menti, i cuori, cioè di essere un vero profeta, contraddicendo anche con i fatti il giudizio farisaico. Il Maestro inizia a parlare in parabola, in cui si dice che c’è un creditore, che ha due debitori con una misura di debito molto differente e che generosamente fa il condono a entrambi. Ne segue l’amore riconoscente dei due debitori. In ultimo Gesù pone la domanda: «Chi di loro lo amerà di più?». Simone risponde giustamente che colui a cui fu condonato in misura più vasta ama di più, mentre colui al quale è stato detratto un debito minore ama di meno. La risposta coglie nel segno, ma deprezzando l’amore minore, di fatto ha condannato se stesso, il suo poco e superficiale amore, per esaltare la donna, che ha offerto un grande e vero amore. I due debitori della parabola corrispondono palesemente ai due personaggi, con cui si raffronta Cristo. Quello che ha un debito maggiore e ama di più equivale alla peccatrice, quello che ha un debito minore e ama di meno coincide con il fariseo.
Gesù ormai mette le carte allo scoperto e parla chiaramente, fuori metafora, confrontando i due amori rivolti a lui: quello di Simone e quello della prostituta. «Voltatosi verso la donna, disse a Simone: Vedi questa donna?». Richiama l’attenzione del fariseo per vedere, cioè per capire quello che la donna sta facendo, per comprenderne il senso vero e il motivo.
Per tre volte Gesù gli sottolinea puntualmente: Tu, Simone, non mi hai dato acqua per i piedi, tu non mi hai dato un bacio, tu non mi hai unto il capo... lei invece mi ha fatto più di questo. Veramente le situazioni si capovolgono: lui il fariseo dotto e giusto, disponibile all’ospitalità, rimane prigioniero della sua rigidità di cuore, della sua durezza di animo, incapace di effondersi sinceramente e semplicemente in gesti di amore; lei, la prostituta e la rozza di spirito, ha rivelato una grande sensibilità interiore, si è lasciata muovere il cuore e si è abbandonata premurosamente a elargire segni concreti e coraggiosi di amore. Come è possibile tutto questo? Luca lo fa intendere nel modo di procedere della narrazione, fino alle parole conclusive e illuminatrici di Cristo.
Egli asserisce in modo solenne e autorevole: «Per questo ti dico». Gesù parla in prima persona come maestro in cattedra; la sua figura risalta sopra tutti i presenti, mentre la sua voce sembra assumere un tono grave e sentenzioso. Non è più questione di metafore o di suggerimenti etici, ora è enunciata una verità, è posto innanzi al fariseo un principio o una regola di vita, a cui nessuno può sottrarsi:
«Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato
a chi si perdona poco, ama poco»
Le parole mettono in stretta correlazione il perdono di Gesù con l’amore a Gesù. Non sussiste amore per Gesù senza l’accoglienza del suo perdono, d’altro verso il perdono dato da Gesù scaturisce dall’amore per lui. Un circolo vitale inscindibile.
Gesù, alla fine, rivolge la parola alla donna: «Sono stati perdonati i tuoi peccati». In precedenza egli aveva ricevuto con disponibilità la peccatrice; questa aveva sperimentato l’attenzione benevola di Gesù; ora il Maestro le dichiara che in lei non ci sono più i peccati, perché sono stati perdonati, sono rimossi. Ella è ora una persona libera. Ciò costituisce il culmine e la logica conclusione di quanto è stato fatto e detto: quella donna rinasce ed è trasformata; da peccatrice pubblica, come era stata presentata all’inizio, è ora una creatura santificata, ricolma di grazia. È avvenuto un totale cambiamento, dovuto esattamente all’esperienza dell’amore rigeneratore di Dio in Cristo. Il fariseo, al contrario, rimane chiuso nel suo cuore indurito.
Don Renzo Lavatori
![]() | ![]() | 31 / 50 |
![]() | ![]() |