Approfondimenti
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La meditazione luminosa di San Bernardo sugli angeli
Introduzione: Riverenza, devozione, fiducia verso gli angeli
“Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, che saranno un giorno nostri coeredi, mentre ora sono nostre guide e tutori… Essi ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo”[1].
E’ bello inoltrarci nella riflessione che fa Bernardo da Chiaravalle[2] intorno agli angeli partendo proprio dal salmo 90 e potremmo proprio constatare come questo grande personaggio della Chiesa abbia scritto molto sugli angeli, avendo avuto intuizioni di grande valore teologico e spirituale. Possiamo dire senza esagerare che in questa riflessione saliamo la scala che ci porta in cielo.
Il testo citato sopra è tratto dai sermoni sul salmo 90:
Egli ( Dio Padre) darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Commenta entusiasta S. Bernardo:
“Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la loro presenza, devozione per la loro benevolenza, fiducia per la loro custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti”[3].
1. I nove cori angelici e la loro configurazione.
S.Bernardo oltre al commento al salmo 90, in cui fa dei sermoni stupendi, in un’altra opera, nei sermoni sul Cantico dei Cantici inserisce dei brani meravigliosi sugli angeli. Inoltre nel famoso libro “Considerazioni” [4] che Bernardo ha indirizzato al suo discepolo monaco che divenne papa, Eugenio III, [5] al quale suggerisce come si deve fare il papa, svolge una stupenda descrizione sugli angeli dipingendo le loro caratteristiche. La riporto perché sono parole toccanti e sorprendenti:
“Gli angeli sono spiriti potenti, gloriosi, beati, distinti nelle loro persone, divisi secondo la loro dignità, fedeli fin dall’inizio al loro ordine, perfetti nella loro natura, eterei nel corpo, immortali, fatti e non creati impassibili, vale a dire per grazia e non per natura; puri nella mente, buoni nella volontà, devoti a Dio, totalmente casti, unanimi nella concordia, sicuri nella loro pace, creati da Dio, consacrati alla sua lode e al suo servizio”[6] (De consideratione 5,4,7)
Queste pennellate formano un quadro su cui potremo fermarci a meditare. Bernardo li descrive come se li vedesse; infine dice “creati da Dio” , perciò sono creature e non dèi, ma spiriti immortali consacrati totalmente alla sua lode, obbedienti al suo servizio, ossia nella piena disponibilità ad eseguire i suoi ordini verso le creature umane. Vi è un duplice elemento che compone la figura angelica: sono esseri eternamente contemplativi immersi nella santità, nella bontà di Dio, insieme restano disponibilissimi ad essere inviati come Dio vuole, se e quando vuole, presso le creature umane in modo che queste siano aiutate e sorrette nel cammino verso Dio. Questi due aspetti noi li potremmo chiamare “ la contemplazione e l’azione” che negli angeli coesistono in maniera armonica e complementare.
In un altro testo, Bernardo dice che quando sono al servizio degli uomini, non si distaccano da Dio, ma continuano la contemplazione di Dio e intanto sono a disposizione delle creature umane, senza perdere mai la loro identità specifica di essere consacrati alla lode divina e insieme generosi al suo servizio.
Bernardo accetta la divisione gerarchica in nove cori secondo l’elenco già sistemato dallo Pseudo Dionigi[7] che poi è stato inserito nella tradizione anche occidentale latina da S.Gregorio Magno. [8] Egli ha accolto questa divisione dei cori ma dando ad ognuno un significato, cominciando dal coro più infimo, quello degli angeli, salendo poi agli arcangeli fino ai più eccelsi. Bernardo vede e descrive le molteplici missioni angeliche svolte nei confronti nostri e della storia degli uomini fino alla consumazione finale.
Gli angeli sono spiriti assegnati ad ogni uomo per assistere coloro che devono ereditare la vita eterna. Ognuno di noi ha un angelo accanto a sé perché possiamo meritare la salvezza.
Poi parla degli arcangeli, che sono iniziati ai misteri divini e sono inviati presso gli uomini solo per missioni gravissime e di eccezionale importanza, come Gabriele per l’annuncio dell’incarnazione del Verbo a Maria santissima. Poi vengono le Virtù, superiori agli arcangeli, che intervengono presso gli uomini con segni prodigiosi sia nella natura sia nell’uomo o nella società.
Questo è l’ordine più basso, vicino agli uomini: angeli, arcangeli e virtù.
Poi ci sono le potestà che possiedono la forza per annientare le potenze delle tenebre e frenare la malizia degli spiriti dell’aria. Alle potestà seguono i principati, che fondano, governano, limitano, trasferiscono, mutano ogni principato umano, quindi sorvegliano i comandanti del mondo. Il loro compito è di fondamentale importanza per il buon andamento della società e della vita pubblica. Da qui il valore di pregare i principati quando abbiamo bisogno di persone valide che ci governino bene. Ai principati succedono le dominazioni che sono poste al di sopra degli ordini precedenti e fanno da intermediari, sono in un certo senso i trasmettitori dei voleri divini agli altri cori angelici subalterni perché poi li eseguano concretamente.
Questo l’ordine centrale composto dalle potestà, principati e dominazioni.
Al grado più alto, al primo ordine vicino a Dio, dice Bernardo, si trovano i troni, così chiamati perché stanno posizionati nel senso che possiedono la calma di una quiete assoluta e in loro troneggia assiso Dio, Signore degli eserciti e giudice supremo. Quindi i troni sono gli angeli che sorreggono e sostengono la gloria di Dio nella sua altezza sublime e autorevole.
Dopo i Troni vengono i cherubini oranti[9]. Essi sono coloro che hanno una particolare scienza o luce divina, perché attingono la sapienza direttamente dall’Altissimo e la distribuiscono a tutti i cittadini celesti come un fiume impetuoso. Sono coloro che contemplano la luminosità, la verità e la scienza di Dio, entrando profondamente nel mistero divino e si alimentano di questo, ma poi come torrenti o fonti diffondono la divina sapienza su tutta la faccia della terra. I cherubini sono dunque gli angeli della conoscenza sublime della divinità, conoscono i segreti di Dio, i suoi desideri, i suoi progetti per noi, la sua santissima volontà, sono esseri luminosi e folgoranti della verità eterna.
Poi accanto ai cherubini ci sono i serafini infuocati,[10] divorati dal fuoco divino cioè dall’amore intensissimo, con il quale incendiano tutti gli altri spiriti celesti in modo che tutti siano ardenti di amore come i serafini e splendenti di verità come i cherubini. Questi hanno la missione di penetrare nei misteri profondi dell’Essere divino mentre i serafini hanno la funzione di lasciarsi infiammare dall’amore che sgorga dall’essere divino, un fuoco che li divora totalmente e li incendia di amore intensissimo che poi da loro si riversa su tutti gli altri spiriti celesti e poi sulle creature umane[11].
Bernardo dice che queste qualità angeliche sono il rifrangente in cui risplende l’essere perfettissimo di Dio, il suo amore sublime, la sua scienza imperscrutabile, la sua maestà infinita, la sua onnipotenza, la sua bontà purissima, la sua santità eccelsa. Ogni coro angelico costituisce il riflesso di tali caratteristiche divine che da esso si diffondono in qualche modo sul mondo umano. Pertanto gli angeli, proprio per questa funzione sono i trasmettitori delle molteplici e varie peculiarità divine, sono come delle trasparenze purissime, attraverso cui Dio può fare risplendere e trasmettere a tutte le creature il suo fulgore, la sua gloria divina, la sua onniscienza e potenza sconfinata.
Gli esseri celesti hanno il compito di accogliere le immense qualità di Dio in modo che si riflettano sugli altri spiriti, affinché questi a loro volta le effondano alle creature umane, le quali attraverso tali aiuti angelici possano risalire alla fonte che è l’Essere divino. In fondo la visione[12] della scala coeli che ha contemplato Bernardo è propriamente questa: una discesa di luce, una cascata d’amore, di santità per mezzo degli angeli verso di noi e poi la nostra risalita attraverso varie gradazioni sfumate, per giungere fino a Dio ed essere immersi anche noi nel suo essere infinito.
Per questo gli angeli sono la pura trasparenza della divinità, le luci seconde o i raggi, ma ciò non significa che non abbiano una propria personalità. Essi sono creature che possiedono intelligenza perché hanno una acutezza mentale propria del loro essere spirituale, in forza della quale intuiscono la profondità dell’essere umano così come penetrano nei pensieri più reconditi di Dio. Hanno anche una loro volontà per cui sono mossi da un grande amore verso Dio e verso il Cristo Signore. In forza di questo amore e di questa conoscenza di Dio, sono totalmente sottomessi alla sua suprema volontà, per cui qualsiasi cosa Dio ordina loro, sono pronti a compierla e la fanno propria. Ciò costituisce il dinamismo degli angeli di cui parla Bernardo. Sono creature così sensibili e così acute rivolte all’Essere divino, che qualsiasi cosa colgono in quell’Essere la fanno propria. E di essa si saziano pienamente, pur sempre desiderosi di approfondire e scandagliare il mistero divino[13].
2. La missione degli angeli nell’evento dell’incarnazione.
In particolare, siccome il grande progetto di Dio si è attuato nell’incarnazione del Figlio, con cui è iniziata e si è compiuta la salvezza dell’umanità e il Verbo si è fatto carne attraverso il corpo purissimo e immacolato di Maria Vergine, è chiaro che tutti i cori angelici si sono impegnati per questo progetto, contemplandolo e accogliendolo in tutti i suoi vari aspetti e vi si sono sottomessi affinché questo progetto sia portato a compimento. Hanno capito che questo è il disegno altissimo che Dio vuole realizzare e non c’e n’è un altro più bello, più grande, più significativo di questo: l’incarnazione del Verbo e la sua opera di salvezza. Secondo Bernardo gli angeli sono inseriti vitalmente nel piano salvifico, attuato da Cristo, non solo passivamente perché lo accettano così come semplici esecutori, ma anche attivamente con la collaborazione, con la disponibilità, con il loro amore pieno e incondizionato.
Di fatto Cristo si è servito degli angeli prima della sua incarnazione per preparare gli uomini al grande evento della sua venuta, ma anche dopo la sua incarnazione durante la sua passione morte e resurrezione, similmente quando ritornerà nella gloria alla fine dei tempi saranno ancora gli angeli ad annunciare il suo avvento finale.
A questo punto Bernardo fa una precisazione nel confronto tra gli angeli e Cristo. Questi è Dio, Figlio di Dio, quindi gli angeli sono sottomessi a lui, ma il Figlio di Dio ha preso la debolezza umana e in quanto uomo è inferiore ad essi. Ecco il mistero da cui prendono luce gli angeli stessi. Per la sua divinità Cristo è più grande degli angeli, per la sua umanità è inferiore.
Qui si vede la loro umiltà, accettando di servire Cristo anche come uomo, di sottomettersi alla sua signoria, anche umana, perché in questo evento si attua, si concretizza, si concentra il volere superiore di Dio Padre. Così ha voluto il Padre, essi accolgono la sua altissima volontà e si prostrano davanti al bambino che nasce a Betlemme. Gesù è un bambino, un uomo in tutto uguale a noi eccetto il peccato, quindi un essere debole, fragile, rispetto a loro che sono puri spiriti, tuttavia in quella carne umana sussiste il Verbo eterno di Dio, il loro Signore. Per questa ragione si inchinano, lo adorano, si prostrano e cantano la sua gloria, lo servono con grande disponibilità e umiltà.
Alcuni autori, tra i quali Francisco Suarez [14], ma anche altri padri antichi, hanno sostenuto che il peccato degli angeli si sia consumato precisamente quando Dio ha mostrato loro il progetto in cui il suo Figlio eterno si sarebbe fatto uomo. Davanti a tale enorme disegno salvifico, gli angeli buoni lo hanno accolto, gli angeli ribelli invece no, si sono rifiutati. A capo di questi stava Lucifero, satana, che non voleva adorare un uomo perché si sentiva superiore; dietro il suo incitamento i suoi gregari si sono opposti a Dio, non hanno accettato una simile umiliazione.
E’ interessante la cosa perché in effetti gli angeli sono metafisicamente superiori all’uomo, perché puri spiriti, noi siamo impastati con la debolezza della carne pur essendo anche spirito. Tuttavia il Verbo è diventato carne, non si è fatto angelo. Proprio in Cristo si scontrano le due schiere angeliche: gli angeli sottomessi pienamente si sono lasciati travolgere da questo mistero senza avanzare alcuna obiezione ed opposizione, invece gli angeli orgogliosi della loro grandezza, non hanno accettato di abbassarsi e si sono contrapposti.
3. Uno sguardo ammirato all’angelo custode.
Bernardo si sofferma soprattutto sull’angelo custode, e anche qui ci sono degli aspetti interessanti che vanno accennati: l’azione dell’angelo custode, l’ultimo grado della gerarchia celeste, è quella di custodire ogni uomo. Bernardo considera proprio questo ministero degli angeli come una mediazione tra Dio e gli uomini perché il loro operato consiste precisamente nel salire e scendere dal cielo, secondo le parole stesse di Gesù: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”[15]. Cosa vuol dire salire e scendere? Bernardo spiega: la via ascendente in salita, è quella della beatitudine celeste che a loro è data dalla contemplazione di Dio, dallo loro lode a Dio, dal Trisagio “Santo Santo Santo”, che si ripete alla S. Messa.
La via discendente, li porta a volgersi verso la terra, dice Bernardo, “con passione” (compatire significa sentire tenerezza verso le persone più deboli, che siamo noi creature umane); essi sentono compassione per venire incontro ai nostri bisogni, alle nostre necessità, tuttavia – precisa Bernardo – non perdono la visione beatifica quando vengono verso di noi, anzi trasmettono agli uomini quella verità che essi contemplano in modo da aiutarli nel sentiero che conduce alla medesima verità. Quindi scendono dalle altezze celesti per venire verso l’uomo, affinché l’uomo possa salire verso le altezze di Dio. Qui sta il significato più bello della salita e discesa degli angeli.
Essi imprimono al loro custodito lo stesso anelito di ascendere verso le vette della santità divina. E così facendo – dice Bernardo – imitano l’esempio di Cristo, perché come Gesù è divenuto uomo per servire l’uomo, per comunicargli la grazia divina, per dargli la sua salvezza, così essi partecipano alla medesima missione di avvicinarsi umilmente agli esseri umani. Accostandosi ad essi e vivendo con loro, quali vigili custodi, essi non fanno altro che condividere l’azione del Verbo eterno, il quale dalle sublimi altezze della sua divinità è sceso fino alla realtà debole e fragile dell’uomo, per farsi in tutto simile all’essere umano eccetto il peccato.
Questa umiltà e disponibilità di Dio ha suscitato negli angeli una tale impressione e ammirazione, una tale movenza interiore, che li ha spinti a fare la stessa cosa, in modo che essi sono mossi, come il Verbo eterno, da un amore sconfinato verso le creature umane, affinché anche esse possano accogliere la bontà di Gesù, la sua grazia ed essere innalzate alla partecipazione della natura divina fino a diventare figli di Dio nel Figlio. Perciò gli angeli rientrano perfettamente, secondo la visione di Bernardo, nel mistero salvifico del Cristo, ne sono coinvolti e dipendenti, si muovono continuamente e unicamente con lo scopo che il progetto di amore del Padre si compia in ogni creatura umana.
Di fronte a così elevate considerazioni, l’anima di Bernardo si innalza in una preghiera stupenda di ringraziamento a Dio per la Sua infinita accondiscendenza verso l’uomo, dicendo che il Padre celeste ha inviato l’Unigenito nel mondo e anche il suo Santo Spirito dopo che l’Unigenito è salito al cielo, per condurre gli uomini alla visione di se nel mondo della sua beatitudine eterna. Affinché tale opera giunga felicemente al compimento, Dio manda inoltre gli spiriti beati a esercitare il proprio ministero a vantaggio dell’umanità assegnando loro il compito di custodirci e di farsi nostri precettori.
Non è stato sufficiente al volere di Dio che il Verbo si facesse carne, ha anche effuso il suo Santo Spirito alla Pentecoste, ma non è bastato neanche questo, manda i suoi angeli ad ognuno di noi, perché ognuno possa entrare nel mistero d’amore divino ed esservi totalmente coinvolto e trasfigurato dall’amore del Verbo incarnato per salire verso il Padre e congiungersi a Lui come figlio amato, perdonato e salvato da Lui.
Quale mistero infinito d’amore! Tutto ha compiuto il Padre, affinché noi piccole povere creature, perse nella nostra debolezza, non ci smarrissimo. Abbiamo bisogno di questi aiuti celesti, che sembrano addirittura eccessivi, ma di fatto avvolgono totalmente il nostro essere se noi siamo sensibili a recepirli e a lasciarci condurre da essi, che il Padre ha voluto riservare a noi, sue creature predilette.
Soprattutto - dice Bernardo – l’angelo custode ha il compito di aiutare l’uomo nel custodire il frutto dell’albero della croce, cioè il frutto della salvezza proveniente dal Cristo crocifisso, soprattutto dal suo sangue prezioso sgorgato sulla croce. Gli angeli svolgono la funzione di aiutare e sorreggere creature umane, affinchè pervengano a dissetarsi al sangue effuso dal Cristo trafitto sulla croce, per essere purificate, trasformate, rinnovate.
Questo è il loro ruolo specifico perché – dice Bernardo - l’uomo da solo è inaffidabile, inefficace, anzi spesse volte è vulnerabile e inetto. Quale senso profondo aveva Bernardo della fragilità umana ed è Dio che glie lo ha trasmesso, perché Dio ci conosce fino in fondo e sa che siamo deboli e fragili come foglie al vento sbattute ovunque. Per questo il Padre ci assiste attraverso l’azione soccorritrice degli angeli, affinché non siamo travolti, buttati per terra e calpestati, ma portiamo frutti per la vita eterna.
Bernardo invita tutti noi perché agli angeli custodi dobbiamo dare il nostro culto, non quello riservato a Dio, il culto di “latria”,[16] ma la nostra devozione. Egli spiega che al di sopra di tutto sta l’amore per Cristo Dio, quindi gli angeli non possono essere amati di più, come neanche i santi, neanche la Vergine Maria, perché Dio deve stare al primo posto, tuttavia - prosegue Bernardo - Dio è amato anche nelle sue creature, per cui esorta caldamente i suoi monaci ad avere rispetto del proprio angelo custode, anzi devono sentire gratitudine, amore e onore verso di lui. Ecco le sue parole esatte:
“ Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene. Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo. Tutto l'amore e tutto l'onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore. Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Gli angeli di Dio non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.”[17]
4. Conclusione: le due mani degli angeli.
L’uomo, la creatura umana, è ancora immatura, ha bisogno di simili custodi, fedeli prudenti e potenti, non possiamo dimenticarci di loro. Noi siamo piccoli, poveri, deboli. Dal senso di umiltà, dalla consapevolezza della nostra piccolezza, nasce precisamente la devozione agli angeli, l’affidamento alla loro cura, alle loro luci, alla loro protezione, soprattutto nei momenti di apprensione e di prova, ognuno deve invocarli, poiché sono gli angeli con le loro mani a sostenerci e a rafforzarci. Le loro mani - aggiunge Bernardo - in mille modi vengono in soccorso a ciascuno eletto, a cui Dio li ha affidati. Queste mani, naturalmente non sono mani fisiche, sono invisibili, ma esprimono l’effluvio del loro amore, l’abbondanza delle premure con cui ci circondano e ci avvolgono. Dice ancora che spesse volte queste mani invisibili proteggono l’uomo, anche quando non se ne avvede, da numerosi pericoli sia fisici sia morali. Poi spiega che con le mani dell’angelo egli intende il duplice effetto dell’azione di soccorso, teso da un lato a ricordarci che la tribolazione non durerà per sempre e dall’altro ad assicurarci l’eternità della ricompensa.
Quando siamo nella tribolazione l’angelo ci ricorda con una mano che la tribolazione non sarà eterna, non durerà per sempre, e con l’altra mano invece ci dice che la ricompensa sarà eterna, se la tribolazione verrà accettata con amore. In tal modo l’aiuto angelico serve a superare e trasformare i momenti di sofferenza in momenti di grazia, per salire sempre più la scala che ci porta all’incontro amoroso e gratificante con Dio. Infine Bernardo conclude che queste bellissime mani al termine della vita solleveranno l’anima umana verso il cielo[18].
E’ vero che Bernardo si riferiva soprattutto ai monaci, ma le sue esortazioni sono valide anche per noi cristiani, perché vogliamo bene al Signore e vogliamo seguire la via giusta fino alla fine e perciò dobbiamo anche noi servirci di questi aiuti che il Signore ci offre, in particolare degli angeli custodi, dobbiamo rendercene conto che ci sono, sono accanto a noi, ma sono anche per noi, affinché possiamo unirci ed essere sempre con Dio e non lasciarci deviare da altre realtà che ci portano lontano dalla pienezza di gioia eterna.
Dobbiamo chiederci onestamente: perché li trascuriamo e li dimentichiamo? Perché non pensiamo a loro? In fondo siamo degli stolti, perché, pur avendo questi tesori a disposizione, neanche ce ne rendiamo conto; siamo molto superficiali illudendoci di poter vivere solo con le nostre forze, ma non ce la facciamo. Tutto parte dall’umiltà, dal considerarci creature bisognose dell’amore di Dio e dell’aiuto dell’angelo.
Bernardo avverte che gli angeli agiscono con una delicatezza impressionate, non fanno rumore, né forzature, rispettano la nostra libertà e non amano il chiasso. Ne segue che per accogliere la loro presenza operante, è necessario il silenzio e il raccoglimento: silenzio esteriore per eliminare il chiasso che ci tormenta durante il giorno e la notte, ma anche il silenzio interiore, per liberarci dai nostri pensieri; alle volte le ansie, le tensioni e le angosce ci distruggono e fanno perdere il senso vero delle cose. Occorre inoltre una sensibilità spirituale, altrimenti gli angeli non si possono percepire, immersi come siamo nel materialismo, nelle cose che colpiscono i sensi esterni, nelle preoccupazioni, nelle tensioni che ci impediscono di maturare la sensibilità interiore dello spirito, perché solo lo spirito intende lo spirito, capisce lo spirito, ascolta lo spirito, accoglie lo spirito; la carne non ne è capace, la carne vive di carne, di cose terrene e futili.
Le riflessioni di Bernardo sugli angeli ci hanno permesso di conoscere le due caratteristiche che dobbiamo coltivare noi cristiani, con grande forza interiore, oggi in particolare per non seguire la comune corrente delle concezioni mondane: il raccoglimento e la delicatezza interiore. Da una parte viviamo in un chiasso e un rumore assordanti, nel qual caso gli angeli restano accanto a noi, ma né li sentiamo, né li vediamo, né ci accorgiamo di loro, siamo come sordi ciechi e muti nei loro confronti, perché storditi dal fracasso che ci circonda e che sta anche dentro di noi; dall’altra parte abbiamo una grossolanità d’animo, una torbidezza spirituale che ci impedisce di cogliere le loro movenze soavi e delicate, ma stupende. Facciamo nostro l’insegnamento di Bernardo: esso innesti profondamente in ciascuno di noi uno sprazzo di gioia e di amore per il nostro angelo custode.
Don Renzo Lavatori
[1] S.Bernardo, Serm. 12,6 sul salmo 90.
[2] Bernardo di Chiaravalle - in francese Bernard de Clairvaux (Fontaine-lès-Dijon, 1090 – Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto1153) è stato un religioso, abate e teologo francese, fondatore della celebre abbazia di Clairvaux e di altri monasteri (ad esempio, in Italia, l'Abbazia di Chiaravalle a Milano).Viene venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Canonizzato nel 1174 da papa Alessandro III, fu dichiarato Dottore della Chiesa, da papa Pio VIII nel 1830. Nel 1953 papa Pio XII gli dedicò l'enciclica Doctor Mellifluus.
S.Bernardo sostenne con grande devozione il culto degli angeli in ambito monastico, chiarì che i ruoli degli angeli sono molteplici, ma il principale è soprattutto quello di essere custodi degli uomini, ossia loro difensori. Con il loro lavoro costante e invisibile, gli angeli seguono continuamente l’uomo, aiutandolo, rafforzandolo e sostenendolo in ogni momento. Le mani invisibili degli angeli proteggono l’uomo ed esse, oltre a essere un aiuto pratico, sono anche un segno teologico il cui valore deve essere posto ben oltre quello immediato e quotidiano. Infatti nelle mani dell’angelo il santo di Chiaravalle individuava "il duplice effetto dell’azione di soccorso, teso da un lato a ricordarci che la tribolazione non durerà per sempre, e dall’altro l’eternità della ricompensa", Serm. 12,8.9 sul salmo 90
[3] Serm. 12,6 sul salmo 90.
[4] De consideratione libri quinque ad Eugenium III (La considerazione in cinque libri a Eugenio III)
[5] Eugenio III, nato Pietro Bernardo dei Paganelli (Montemagno, Tivoli, 8 luglio 1153), fu il 167º papa della Chiesa cattolica dal 1145 alla morte. Fu eletto Papa mentre era abate del monastero di SS. Anastasio e Vincenzo, presso le Tre Fontane appena fuori Roma. Uomo molto pio e cresciuto nella solitaria e austera vita cistercense. Era amico e discepolo di Bernardo di Chiaravalle abate cistercense di Clairvaux, il più illuminato ecclesiastico della Chiesa occidentale di quel tempo. La scelta dei cardinali comunque, non ebbe l'approvazione di Bernardo, che fece le sue rimostranze contro l'elezione, sulla base dell'«innocenza e semplicità» di Eugenio, ritenute non adatte nella gravissima circostanza dell'insurrezione dei cittadini romani contro il papato e l'instaurazione di una repubblica antipapalina.
[6] De consid. 5,4,7 in Opere di San Bernardo, a cura di F. Castaldelli, I,Trattati, Scriptorium Claravallense, Milano 1984.
[7] Lo Pseudo Dionigi 1'Aeropagita (inizio del VI secolo) è autore del trattato De Coelesti Hyerarchia, nel quale viene esposta una dottrina sugli Angeli che fu alla base dell'angelologia medioevale. Lo Pseudo Dionigi afferma che la parola di Dio ha designato l'intera coorte degli esseri celesti come composta di nove ranghi, i cui appellativi mostrano le loro 'funzioni’. Questi tre ordini tripartiti sono come primo: Troni, Cherubini e Serafini, come secondo: Virtù, Dominazioni e Potestà, come terzo: Angeli, Arcangeli e Principati.
[8] Papa Gregorio I, detto Papa Gregorio Magno ovvero il Grande (Roma, 540 circa – Roma, 12 marzo 604), fu il 64º papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa.
[9] Il loro nome probabilmente è derivato dall’accadico karabu = pregare, benedire
[10] Dall’ebraico Seraphim angeli di fuoco, splendenti, da saraph = bruciare, ardere
[11] De Consid. 5,4,8. Questa descrizione delle caratteristiche angeliche certamente ha influenzato il pensiero di Dante, perchè molte di esse saranno riprese e messe in versi poetici nella cantica del paradiso nella Divina Commedia; in effetti si nota una straordinaria somiglianza tra le due configurazioni degli spiriti celesti, anche perché Bernardo ha un posto privilegiato nel paradiso dantesco.
[12] Il nome Scala Coeli (scala del cielo) deriva da una visione avuta nel 1183 da S.Bernardo, nella quale la Madonna accoglieva, dopo aver salito una lunga scala, l'anima di un defunto per il quale Bernardo stava invocando il suo aiuto. L'attuale chiesa sorge sul luogo delle tre Fontane vicino alla Basilica del martirio di S. Paolo, dove, secondo la tradizione, furono martirizzati il tribuno Zenone con i suoi 10.203 soldati, mandati a morte da Diocleziano nel 298 dopo aver costruito le grandi terme. Qui sorse anticamente una piccola cappella, che poi prese il nome di Santa Maria Annunziata, già attestata nel VII secolo. Nel Medioevo la cappella fu riedificata e assunse il nome attuale. Nel corso del XVI secolo la chiesa medievale andò in rovina, e la sua ricostruzione ex novo fu affidata dal cardinale Alessandro Farnese a Giacomo Della Porta, che realizzò, tra il 1582 e il 1584, l'attuale elegante cappella a pianta ottagonale.
[13] Serm. 11,6 sul Salmo 90. In un altro passo ribadisce l’idea: “ E’ chiaro che i sentieri degli angeli ricalcano fedelmente le orme del Signore. Elevandosi nella contemplazione di Dio, quegli spiriti si nutrono della sua verità; se ne saziano senza cessare di desiderarla ancora; e quando discendono verso di noi, ci usano la misericordia di custodirci nel nostro andare”, Serm 11,10 ivi.
[14] Francisco Suárez, S.J. (Granada, 5 gennaio 1548 – Portogallo, 25 settembre 1617), è stato un gesuita, teologo, filosofo e giurista spagnolo, solitamente considerato il più grande scolastico dopo san Tommaso d'Aquino. Per Francisco Suárez, la colpa degli angeli ribelli, è consistita nel desiderio di Satana che l'unione ipostatica si realizzasse con la sua propria natura angelica, ammesso che Dio avrebbe fatto conoscere agli angeli il decreto dell'incarnazione e dell'assunzione della natura umana nella persona del Verbo. Nell'accettazione o meno di questa decisione divina, che elevava una natura inferiore ad una dignità incomparabilmente superiore a quella della natura angelica sarebbe consistita la prova degli angeli, come per gli uomini sappiamo con certezza che ci fu la prova dell'albero della scienza del bene e del male. Una schiera angelica, capeggiata da Michele, accettò il progetto divino dell’incarnazione, mentre una schiera, guidata da Lucifero, si ribellò e non acconsentì. Da qui il peccato angelico, che ha trasformato gli angeli buoni in angeli cattivi o diavoli o demoni.
[15] Gv 1,51 c’è il riferimento al sogno di Giacobbe (Gen 28,10-17) che si realizzerà quando il Figlio dell’uomo sarà elevato
[16] Latria è il termine risalente al XIV sec con cui si definisce il culto superiore, riservato soltanto alla Trinità (si distingue dalla dulia, riservata ad angeli e santi)
[17] Serm. 19,2-6 sul Cantico dei Cantici.
[18] Questo concetto è stato ripreso nella liturgia dei defunti quando si canta: “« In paradisum deducant te Angeli… In paradiso ti accompagnino di Angeli”. Il loro nobile e prezioso compito è quello di portarci al cielo con le loro mani”. Serm 13,1 sul Salmo 90.
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