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PENSIERI DAVANTI A GESU' EUCARISTIA
Siamo di fronte a Gesù, soavemente esposto qui sull’altare, il santissimo
sacramento dell’Eucaristia, e noi sappiamo che è realmente presente, in
corpo, sangue, anima e divinità. Oh, è un mistero infinito di bellezza, di
amore, di dolcezza.
Prima di entrare appieno nella contemplazione di questo mistero, suggerisco
l’atteggiamento giusto da mantenere davanti a Cristo. Un atteggiamento che
assume tre modi, tre aspetti fondamentali.
Il primo è un senso di abbandono. Noi siamo qui davanti a Gesù. E’ proprio
un atteggiamento di rilassamento, anche fisico oltre che interiore e
spirituale. Gesù ci ha portato in questo luogo … qui, … in disparte, proprio
perché noi potessimo trovare la sosta che ci nutre, dandoci serenità, luce e
pace. Perciò rilassiamoci in atteggiamento filiale di totale abbandono in
lui, che è in mezzo a noi.
Secondo, cerchiamo di lasciare fuori da questo luogo, intimo, in cui il
Signore ci ha chiamati, lasciar fuori le nostre preoccupazioni, i nostri
problemi, le difficoltà in cui tutti viviamo ogni giorno, le possiamo
consegnare a Gesù: adesso siamo a tu per tu con lui. In effetti le
preoccupazioni, le tensioni, le difficoltà, diventano motivo di distrazione.
Succede che, pur essendo raccolti in questo luogo, restiamo di fatto al di
fuori, là dove viviamo ogni giorno. Invece no, Gesù dice: “vieni, vieni qui
accanto a me, resta solo con me”.
Terzo atteggiamento, molto importante, è quello di non preoccuparci di che
cosa dire e di che cosa fare. Anche questa è un’altra tentazione che ci
vuole disturbare, confondere: io non so che dire a Gesù. Allora mi agito,
magari mi metto a dire il rosario perché è bello il rosario eucaristico,
oppure prendo delle formule stereotipate, anche questo è bello. Però è anche
interessante, molto interessante, non preoccuparci di dire niente; e qui
riporto l’episodio di quel vecchietto ad Ars che stava davanti al Santissimo
Sacramento fermo, e alle volte anche a sonnecchiare, di cui non c’è niente
di male, e il Santo curato di Ars gli chiede: “ma che fai tu qui?” “io
guardo lui e lui guarda me”. Qui è tutto. In fondo Gesù è una luce di sole
che entra, deve entrare in noi. Quando andate al mare d’estate, se voi
dormite e state seduti sulla spiaggia, il sole vi arriva lo stesso,
ugualmente il sole della vita, dell’amore, della verità di Dio, che è in
mezzo a noi. Quindi lui che è la fonte di luce, effonde su di noi i suoi
raggi di amore, di grazia, di perdono, di conforto. Anche se noi non diciamo
niente, è lui che si effonde in noi; l’importante è che lo accogliamo, che
ci rendiamo disponibili incontro a questo incontro di amore.
Questa sera, in quest’ora di adorazione vorrei fermarmi su alcuni momenti
preziosi per cogliere i pregi e i benefici scaturenti dal mistero
eucaristico, che è molto vivo nella vostra Chiesa parrocchiale, dove è stata
allestita l’adorazione continua, giorno e notte. E’ un evento di
straordinaria importanza per la vostra comunità. Io vorrei stasera, appunto,
fissare lo sguardo su Cristo. In un primo momento vorrei spiegare: che cosa
significa Eucaristia? Che senso ha questo pezzo di pane, quest’Ostia? Nel
secondo momento ci chiediamo: che cosa opera in noi? Quando ci troviamo
davanti all’Eucaristia, fissando lo sguardo su Gesù, che cosa succede? Nel
terzo momento si guardano gli effetti: che cosa consegue a questo incontro
d’amore con Gesù, quali sono i benefici? Ecco i tre momenti su cui noi
adesso fermiamo l’attenzione, mentre voi ascoltando guardate Gesù, veramente
guardate l’Ostia che risplende davanti a voi.
Il primo momento di questa nostra riflessione ci porta a chiedere cos’è
questo mistero dell’Eucaristia. Fra pochi girni, nel triduo pasquale
seguiremo l’atroce aggressione che Gesù ha subito per noi, fino a morire
sulla croce. E Gesù ha detto: “Non c’è un amore più grande di colui che dà
la vita per la persona amata”. Questo è il massimo della manifestazione del
suo amore, non si può andare oltre. Dando la propria vita, ha dato tutto che
ciò aveva o possedeva. Ora però c’è qualche cosa anche di più che Gesù ha
potuto fare per noi. Ecco il mistero dell’Eucaristia. Il suo amore
crocifisso innalzato, e in certi momenti i suoi spasmi sono stati enormi non
soltanto dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista interiore;
l’agonia del Getsemani ci rivela la sua angoscia tremenda, una lotta
spirituale contro le potenze del male che si scaraventavano contro di lui.
Che cosa poteva darci di più Gesù nel manifestare il suo amore. Un qualcosa
di più lo ha fatto. Prima dell’evento della passione, nell’ultima cena, ha
voluto farsi cibo e bevanda per ciascuno di noi affinché noi potessimo
nutrirci del suo corpo e del suo sangue. Ricordate il capitolo VI di
Giovanni, quando Gesù dice “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
vivrà in eterno”. E Gesù nell’ultima Cena ha fatto questo miracolo enorme
consacrando il pane e il vino e poi ha soggiunto: “Fate questo in memoria di
me”. Ogni volta che noi ripetiamo quei gesti santissimi, si ripete si attua
il miracolo che si chiama la transustanzazione, cioè la trasformazione di un
pezzo di pane e di qualche goccia di vino nel suo corpo santissimo e nel suo
sangue. Ma perché lo ha fatto? noi dobbiamo chiederci. Se Tu, mio Gesù,
avevi già donato la tua vita. Tu hai detto: “La vita nessuno me la toglie,
io la do’, liberamente, accettando la volontà del Padre. Ma come mai hai
pensato a una cosa a cui nessuna mente umana poteva arrivare; attraverso il
pane e il vino consacrati tu non solo ci hai donato la vita, ma sei
diventato nostro cibo, nostro nutrimento, perché potessimo (ecco l’amore
sconfinato!) assaporarti, potessimo sentire dentro di noi questo amore
infinito, che tu hai rivelato affinché noi, mangiando te, potessimo
diventare tutt’uno con te. Ma perché hai fatto questo, che cosa ti ha spinto
a tale gesto enorme di amore? E’ l’amore l’unica ragione, null’altro.
Guardando l’Eucaristia, ogni volta che ci fermiamo davanti a quest’Ostia
consacrata, non c’è altro sentimento che esprimere la nostra grande
gratitudine. Soprattutto aprire il nostro cuore affinché il suo amore,
significato da questo pane e vino consacrati, entri in noi, perché sarebbe
l’assurdo che noi riceviamo sacramentalmente la grandezza del suo amore
quando ci accostiamo al banchetto eucaristico, e il nostro cuore fosse
freddo e distratto. Restiamo in contemplazione fissando lo sguardo su Gesù,
dicendo dal nostro cuore le frasi, che adesso ripetiamo: “quanto mi hai
amato Gesù”; “grande è il tuo amore per me o Gesù”; “perché hai voluto
essere mio cibo, per nutrirmi e saziarmi di te?” ; “grazie o Signore Gesù” ;
“io ti adoro e ti ringrazio”; “fa che possa accogliere dentro di me il tuo
amore”.
L’Eucaristia è il sacramento dell’amore, nel senso profondissimo, perché già
in Cristo crocifisso vi è l’espressione massima dell’amore, ma qui andiamo
al di là di ogni pensiero umano. In un secondo momento è bene dirci che cosa
succede quando noi ci nutriamo di Gesù e facciamo la santa adorazione. Gesù
opera sempre qualche cosa, sia quando ci fermiamo davanti a lui
nell’adorazione, sia soprattutto quando ci nutriamo del suo corpo e del suo
sangue. Lui è sempre una fonte di vita, di energia. Porta sempre effetti
benefici; mai le sue azioni vanno a vuoto. Egli è come una sorgente sempre
zampillante. Egli causa una cosa strabiliante, di cui non sempre ci rendiamo
conto. Quando noi ci nutriamo del pane, del cibo naturale che cosa accade?
Quel pane e quel cibo che noi ingeriamo lo assimiliamo a noi e diventa
nostra sostanza; fa parte del nostro organismo. Quando ci nutriamo
dell’Eucaristia succede esattamente il contrario. In che senso? Nel momento
in cui noi ci nutriamo di lui, lui ci trasforma in sé; non il contrario,
come succede per il cibo fisico. Questo è l’accadimento enorme. Lui ci rende
simili a se stesso. Come? Configurandoci a lui; trasfigurandoci in lui. I
Padri della Chiesa usavano termini fortissimi: diventiamo, con l’Eucaristia,
concorporei di Cristo, consanguinei di Gesù. Una cosa immensa: la nostra
trasfigurazione si attua principalmente in questo momento; è la nostra
vocazione. Noi nel battesimo siamo stati configurati a Cristo e dobbiamo
camminare per essere sempre più simili a lui, fino ad arrivare a dire con
Paolo “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. La sintesi. si
potrebbe dire un sommario breve della vita in Cristo, si attua nel mistero
eucaristico: “Cristo vive in me, io vivo per Cristo, in Cristo, con Cristo”.
Mi assimila a sé: è una cosa stupenda! Naturalmente questa trasfigurazione è
effettuata ad una condizione, alla nostra disponibilità. L’unico impedimento
sta nella mancanza di apertura del cuore. Gesù agisce necessariamente, ma
siamo noi che non gli consentiamo di operare le sue meraviglie.
I Padri della Chiesa dicevano che l’Eucaristia è il farmaco per la vita
immortale e ci guarisce, sia fisicamente, sia spiritualmente. Ci rinforza,
ci rinvigorisce, ci dona la vita eterna, ci purifica dai nostri peccati. È
la sorgente di acqua zampillante per la vita. Ma se non trova il cuore
aperto, scivola via. Purtroppo… l’acqua, che porta la vita, scorre via dal
nostro essere, mentre essa potrebbe riversarsi in pienezza, nella profondità
della nostra persona, in tutte le parti del nostro vivere, pensare, agire,
in tutte le situazioni concrete dell’esistenza. Gesù entra, in tutte le
nostre cellule; realmente ci trasforma. Come fa egli a configurarci a sé in
modo da diventare altro Cristo? Come è possibile? Con questo interrogativo
entriamo nella profondità stupenda del mistero eucaristico. Vediamone gli
aspetti essenziali e sorprendenti.
Quando Gesù viene in noi ci dona il suo Spirito. E’ lo Spirito Santo che ci
trasforma in Cristo. Come il giorno della Resurrezione, entrando nel
Cenacolo a porte chiuse, dopo aver salutato i discepoli, ha detto “pace a
voi” e poi ha soffiato, dicendo: “ricevete lo Spirito Santo”. Ogni
Eucaristia è una profonda effusione dello Spirito del Cristo morto e
risorto. Ecco perché ci trasforma. Quindi non solo ci dona il suo corpo e il
suo sangue, ma donandoci il suo corpo e il suo sangue, ma accompagna tale
dono con il suo soffio vitale in modo che quel cibo operi la trasformazione;
allora succede un evento sorprendente, in parallelismo con le oblate della
S. Messa: come sulle offerte del pane e del vino, prima della consacrazione
il sacerdote impone le mani e invoca lo Spirito perché quel pane e quel vino
si trasformino nel corpo e nel sangue di Gesù; dopo l'Eucaristia, Gesù
effonde lo Spirito in noi affinché noi veniamo trasformati … in lui…
restando però perfettamente noi stessi; ecco la differenza con il mistero
eucaristico. Lì il pane e il vino cambiano sostanza, invece noi restiamo noi
stessi, ma misticamente, sacramentalmente, spiritualmente veniamo
trasformati in Cristo, ogni volta, che ci inginocchiamo davanti a lui, che
l’adoriamo, che ci nutriamo di lui. Quando si fa l’adorazione si attua un
mistero ineffabile. Noi forse non ce ne accorgiamo; ma lo vedremo nell’al di
là. Ogni volta che veniamo a contatto con lui, egli, come dicevo, sprigiona
l’energia vitale del suo Spirito, dell’amore, della vita, della santità.
Gesù trasmette a noi lo Spirito Santo, affinché con la potenza del suo
Spirito noi veniamo trasformati in lui. E’ questo il mistero enorme che
opera l’Eucaristia. Ci configura a Cristo nella potenza del suo Spirito.
Mettiamoci ancora una volta davanti a lui con sentimenti di profonda umiltà,
di grande apertura d’animo, dicendo insieme: Gesù io ti adoro; ti accolgo
dentro di me; effondi su di me il tuo Spirito; trasformami in te; liberami
da ogni ostacolo; liberami da ogni durezza di cuore; liberami da ogni
egoismo; io voglio te; desidero diventare te; e so che a te tutto è
possibile; grazie, o Signore Gesù.
Siamo giunti al terzo momento, l’ultimo: gli effetti che l’Eucaristia
produce. Abbiamo considerato che innanzitutto ci trasforma in lui, con la
potenza del suo Spirito. Egli ci trasforma in modo tale che anche il nostro
corpo, oltre la nostra anima, acquista un germe di immortalità. Quando anche
il nostro corpo risorgerà, alla fine dei tempi, risorgerà perché
l’Eucaristia, come compimento del battesimo, ha lasciato in noi una impronta
di vita eterna. Come ha detto Gesù stesso: “Chi mangia la mia carne e beve
il mio sangue ha la vita eterna”, quella che risorgerà per sempre. Tutti
perciò risorgeremo, con i nostri corpi gloriosi, similmente al corpo di
Cristo. San Paolo fa questa similitudine: “ vedete il cielo stellato? Tutte
le stelle brillano, ma una diversamente dall’altra”. Tutte hanno ricevuto la
luce. Anche noi nella vita futura vivremo della luce di Cristo, che è la
gloria divina la quale dalPadre, dal Figlio e dallo Spirito cala in noi.
Ma come differenziamo uno dall’altro? Secondo la misura con cui ci siamo
lasciati trasformare dall’Eucaristia. Quanto più l’Eucaristia riesce, se noi
la lasciamo operare, a trasformarci in Cristo, tanto più cresce in noi la
luminosità. L’Eucaristia ci garantisce non solo la resurrezione della carne,
ma anche la glorificazione dei corpi. Quanto più noi ci lasciamo avvolgere
dall’Eucaristia, quanto più l’adoriamo, quanto più ci nutriamo di Lei, tanto
più veniamo trasformati di gloria in di gloria. L’Eucaristia è una garanzia,
un sigillo, un segno, una caparra d’immortalità e di gloria. Perciò
coltiviamo con grande dedizione, attenzione, frequentazione, il mistero
eucaristico sia con la celebrazione eucaristica, sia con l’adorazione,
perché l’una completa l’altra. Noi adesso, dopo lla S. Messa, con
l’adorazione abbiamo continuato il mistero eucaristico che si è attualizzato
in noi. E d’altra parte, se prima della S. Messa, avessimo fatto
l’adorazione, questa ci avrebbe preparato all’incontro eucaristico,
rendendoci disposti a questa insolita comunione di amore, a questa
trasfigurazione gloriosa in Cristo.
Questo mistero si attua non solo in me, ma in tutti coloro che condividono
la stessa fede e lo stesso mistero eucaristico e si nutrono dello stesso
cibo. Formiamo un unico corpo mistico, che è la Chiesa, perché tutti siamo
conformati a Gesù. Quindi facciamo un solo essere in Cristo, ma ognuno nella
propria configurazione. Infatti uno è Gesù, uno è il suo Spirito, uno è il
Padre. Qui siamo tutti raccolti intorno a Gesù, tutti configurati in lui e
diventiamo la sua Chiesa. l’Eucaristia costituisce e manifesta l’aspetto
comunitario, sociale, mistico. E qual è questa Chiesa. Nella nostra fede
cristiana, proposta anche dal Vaticano II, la Chiesa è una, ma ha tre stati.
C’è la Chiesa pellegrinante sulla terra, che siamo noi, c’è la Chiesa
purgante, delle anime che sono già morte e hanno bisogno di purificazione
prima di entrare in paradiso, e c’è la Chiesa gloriosa, trionfante, che sono
i santi e hanno raggiunto la beatitudine.. Ma è l’unica Chiesa di Cristo.
Quando noi stiamo davanti all’Eucaristia questa Chiesa è presente; non solo
noi, pellegrini sulla terra, ma con noi c’è la Chiesa gloriosa, con noi c’è
anche la Chiesa purgante, perché è un’unica Chiesa. Allora la comunione
eucaristica diventa la comunione dei santi. E’ un aspetto molto importante.
Per questo noi preghiamo per i nostri defunti durante l’Eucaristia,
giustamente. È il momento più bello in cui loro possono purificarsi
attraverso la nostra partecipazione eucaristica nella solidarietà dell’unica
Chiesa. Ma sono presenti anche i nostri Santi, le persone care, la Vergine
Maria, gli Angeli, o Padri della Chiesa, gli Apostoli, i Martiri.
La liturgia terrena non è altro che l’espressione di quella celeste che si
attua in paradiso. Ogni volta che ci fermiamo in adorazione, come abbiamo
fatto questa sera, non pensiamo di essere soli, anche si siamo in pochi o io
soltanto, ma siamo attorniati da miriade di persone adoranti, che hanno
amato Gesù, sono morti per Cristo. Vi è Maria che lo ha concepito e
partorito, lo ha seguito fino alla croce, partecipando al sacrificio del
Figlio con il suo amore materno; c’è S. Giuseppe. Si realizza un mirabile
scambio di amore e di preghiera che dalla terra sale al cielo e dal cielo
scende sulla terra qui, davanti alla Santa Eucaristia, che riassume la
totalità del mistero cristiano; davanti a tale sublime verità non dobbiamo
fare altro che sentire e vivere la comunione fraterna. Per questo
l’adorazione eucaristica non termina in questo luogo e non si esaurisce in
questo spazio, che certamente costituisce il termine culminante, quale
immersione in Cristo nel suo mistero di morte e di resurrezione, ma si deve
aprire e diffondere sulla faccia della terra, sulla nostra città, sulla
nostra comunità parrocchiale, sulla Chiesa intera; deve espandersi sui
nostri fratelli e sorelle, che vivono accanto a noi, che soffrono e sono
tormentati, sui malati e sui poveri, su tutto l’umanità assetata e affamata
di salvezza, di amore e di gioia.
Una Eucaristia che si chiudesse solo nella singolarità personale e restasse
imprigionata dentro queste mura, sarebbe veramente misera e carente della
vita e dell’amore che porta entro di sé; sarebbe un controsenso, una
terribile stonatura, mancante dell’elemento di comunione ecclesiale, che
forma la sua propria natura. Partendo da questo incontro con Gesù non
possiamo restare indifferenti davanti agli altri che camminano accanto a noi
sulle strade della terra. Come abbiamo aperto il nostro cuore davanti al
Cristo eucaristico, così lo stesso cuore si deve aprire vero la comunità
cristiana per iniettare in essa la vita, l’amore, la pace di Gesù. Se
torniamo all’Eucaristia e partiamo dall’Eucaristia, la nostra vita intera,
personale, familiare, sociale, professionale, economica, culturale, cambia
di aspetto e di sostanza, perché viene sostenuta, vivificata, santificata
dalla presenza di Gesù attraverso di noi, che siamo diventati una sola cosa
con lui e possiamo considerarci “Cristofori”, cioè portatori di Cristo sulle
strade del mondo; si può dire anche che diventiamo piccoli e poveri
“Ostensori” che manifestano la presenza di Cristo fra la gente. Uniti ai
membri della Chiesa gloriosa del cielo e alla Chiesa purificante, formiamo
un esercito di grande potenza spirituale e vitale che si inserisce in mezzo
alla umanità pellegrina sulla terra, sofferente e scoraggiata. Un tale
esercito di bontà, di verità, di amore, vincerà molti mali, porterà
conforto, speranza, forza e tanto tanto amore, per il fatto che il Signore
ci dona la sua vita e ci fa vivere pienamente il mistero eucaristico,
culmine e fonte di salvezza.
Don Renzo Lavatori
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