Approfondimenti
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Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
(Capp. 59, 2 – 60, 4; 61, 3; Funk 1, 135-141)
Il Verbo di Dio che abita i cieli altissimi è fonte di sapienza
Gesù Cristo, Figlio diletto di Dio, ci ha chiamati dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza alla conoscenza del suo nome glorioso; perché possiamo operare nel suo nome, che è all’origine di ogni cosa creata.
Per mezzo suo il creatore di tutte le cose conservi intatto il numero dei suoi eletti, che si trovano ovunque per il mondo. Ascolti la preghiera e la supplica che ora noi di cuore gli innalziamo:
Tu hai aperto gli occhi del nostro cuore perché conoscessimo te solo, Altissimo, che abiti nei cieli altissimi, Santo tra i santi. Tu abbatti l’arroganza dei presuntuosi, disperdi i disegni dei popoli, esalti gli umili e abbatti i superbi, doni la ricchezza e la povertà, uccidi e fai vivere, benefattore unico degli spiriti e Dio di ogni carne (cfr. Is 57, 15; 13, 1; Sal 32, 10, ecc.).
Tu scruti gli abissi, conosci le azioni degli uomini, aiuti quanti sono in pericolo, sei la salvezza di chi è senza speranza, il creatore e il vigile pastore di ogni spirito. Tu dai incremento alle nazioni della terra e tra tutte scegli coloro che ti amano per mezzo del tuo Figlio diletto Gesù Cristo, per opera del quale ci hai istruiti, santificati, onorati.
Ti preghiamo, o Signore, sii nostro aiuto e sostegno. Libera quelli tra noi che si trovano nella tribolazione, abbi pietà degli umili, rialza i caduti, vieni incontro ai bisognosi, guarisci i malati, riconduci i traviati al tuo popolo. Sazia chi ha fame, libera i nostri prigionieri, solleva i deboli, dà coraggio a quelli che sono abbattuti.
Tutti i popoli conoscano che tu sei il Dio unico, che Gesù Cristo è tuo Figlio, e noi «tuo popolo e gregge del tuo pascolo» (Sal 78, 13).
Tu con la tua azione ci hai manifestato il perenne ordinamento del mondo. Tu, o Signore, hai creato la terra e resti fedele per tutte le generazioni. Sei giusto nei giudizi, ammirabile nella fortezza, incomparabile nello splendore, sapiente nella creazione e provvido nella sua conservazione, buono in tutto ciò che vediamo e fedele verso coloro che confidano in te, o Dio benigno e misericordioso. Perdona a noi iniquità e ingiustizie, mancanze e negligenze.
Non tener conto di ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve, ma purificaci nella purezza della tua verità e guida i nostri passi, perché camminiamo nella pietà, nella giustizia e nella semplicità del cuore, e facciamo ciò che è buono e accetto davanti a te e a quelli che ci guidano.
O Signore e Dio nostro, fa’ brillare il tuo volto su di noi perché possiamo godere dei tuoi beni nella pace, siamo protetti dalla tua mano potente, liberati da ogni peccato con la forza del tuo braccio eccelso, e salvati da coloro che ci odiano ingiustamente.
Dona la concordia e la pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come le hai date ai nostri padri, quando ti invocavano piamente nella fede e nella verità. Tu solo, o Signore, puoi concederci questi benefici e doni più grandi ancora.
Noi ti lodiamo e ti benediciamo per Gesù Cristo, sommo sacerdote e avvocato delle nostre anime. Per mezzo di lui salgano a te l’onore e la gloria ora, per tutte le generazioni e nei secoli dei secoli. Amen.
Dai «Capitoli sulla perfezione spirituale» di Diàdoco di Fotice, vescovo
(Capp. 12. 13. 14; PG 65, 1171-1172)
Si deve amare solo Dio
Chi ama se stesso non può amare Dio; chi invece non ama se stesso a motivo delle più importanti ricchezze dell’amore di Dio, costui ama Dio. Da questo deriva che egli non cerca mai la sua gloria, ma la gloria di Dio. Chi infatti ama se stesso cerca la propria gloria, mentre chi ama Dio cerca la gloria del suo creatore.
È proprio dell’anima che sperimenta e ama Dio cercare sempre la sua gloria in tutto ciò che fa, dilettarsi della sottomissione alla sua volontà, perché la gloria appartiene a Dio a motivo della sua maestà, mentre all’uomo conviene la sottomissione per il conseguimento della familiarità con Dio. Quando anche noi facciamo in questo modo, siamo felici della gloria del Signore e, sull’esempio di Giovanni Battista, cominciamo a dire: «Egli deve crescere e io invece diminuire» (Gv 3, 30).
Ho conosciuto una persona che soffriva, perché non riusciva ad amare Dio come voleva. E tuttavia l’amava essendo la sua anima infuocata dall’amore di Dio. Così Dio era in essa glorificato, benché essa fosse un nulla. Chi è tale non si loda con le parole, ma si riconosce per quello che è. Anzi per il grande desiderio di umiltà non pensa alla sua dignità, sentendosi al servizio di Dio, come la legge prescrive ai sacerdoti. Per la preoccupazione di amare Dio si dimentica della sua dignità, e tiene la propria gloria nascosta nella profonda carità che ha per Dio, e non pensa più a se stesso, arrivando, per la sua grande umiltà, a ritenersi servo inutile. Facciamo anche noi così, evitando gli onori o la gloria a motivo delle immense ricchezze dell’amore di Dio, che veramente ci ama.
Chi ama Dio nel profondo del suo cuore, questi è da lui conosciuto. Quanto più si è in grado di ricevere l’amore di Dio, tanto più lo si ama. Chi ha avuto la fortuna di raggiungere una simile perfezione desidera ardentemente l’illuminazione divina sino a sentirsene compenetrato, resta dimentico di sé e viene tutto trasformato nella carità.
Allora, pur vivendo nel mondo, non pensa più alle cose del mondo; e mentre si trova ancora nel corpo, ha la sua anima continuamente rivolta a Dio. Poiché il suo cuore è bruciato dal fuoco della carità, egli è talmente unito a Dio da ignorare completamente l’amor proprio e da poter dire, con l’Apostolo: «Se siamo stati fuori di senno era per Dio; se siamo assennati, è per voi» (2 Cor 5, 13).
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