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Approfondimenti

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Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate


(Disc. «De diversis», 15; PL 183, 577-579)

Cercare la sapienza

Procuriamoci un cibo che non perisce, compiamo l’opera della nostra salvezza. Lavoriamo nella vigna del Signore, perché possiamo meritarci il nostro denaro quotidiano. Agiamo alla luce della sapienza che dice: Colui che compie le sue opere alla mia luce, non peccherà (cfr. Sir 24, 21). «Il campo è il mondo» (Mt 13, 38), dice la Verità. Scaviamo in esso e vi troveremo il tesoro nascosto. Tiriamolo fuori. Infatti è la stessa sapienza che si estrae dal nascondiglio. Tutti la cerchiamo, tutti la desideriamo.
Dice: «Se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!» (Is 21, 12). Mi chiedi da che cosa convertirti? Distogliti dalle tue voglie. E se non la trovo nelle mie voglie, dove la posso trovare questa sapienza? L’anima mia infatti la desidera ardentemente. Se la desideri certo la troverai. Però non basta averla trovata. Una volta trovatala occorre versarla nel cuore in misura buona, pigiata, scossa e traboccante (cfr. Lc 6, 38). Ed è giusto che sia così. Infatti: Beato l’uomo che trova la sapienza e ha in abbondanza la prudenza (cfr. Pro 3, 13). Cercala dunque mentre la puoi trovare, e mentre ti è vicina, invocala. Vuoi sentire quanto ti è vicina? Vicina a te è la parola nel tuo cuore e nella tua bocca (cfr. Rm 10, 8), ma solamente se tu la cerchi con cuore retto. Così infatti troverai nel cuore la sapienza e sarai colmo di prudenza nella tua bocca; ma bada che affluisca a te, non che defluisca o venga respinta.
Certo hai trovato il miele, se hai trovato la sapienza. Soltanto non mangiarne troppo, perché non abbia a rigettarlo dopo di esserti saziato. Mangiane in modo da averne sempre fame. Infatti la sapienza dice: «Quanti si nutrono di me avranno ancora fame» (Sir 24, 20). Non far troppo conto di quello che hai. Non mangiare a sazietà per non rigettare e perché quanto credi di avere, non ti sia strappato, poiché hai tralasciato prima del tempo di cercare. Infatti non si deve desistere dal ricercare o dall’invocare la sapienza, mentre la si può trovare, mentre è vicina. Diversamente, al dire dello stesso Salomone, come chi mangia molto miele ne riceve danno, così colui che vuole scrutare la maestà divina è schiacciato dalla sua gloria (cfr. Pro 25, 27). Come poi è beato l’uomo che trova la sapienza, così è beato pure, o anche più beato ancora, colui che dimora nella sapienza. Questo infatti riguarda forse la sua abbondanza.
Certo in questi tre casi sulla tua bocca c’è l’abbondanza di sapienza e di prudenza: se sulla bocca hai la confessione della tua iniquità, se hai il ringraziamento e il canto di lode, se infine hai anche una conversazione edificante. In realtà «con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza» (Rm 10, 10). Come pure: Il giusto si fa suo accusatore fin dal principio del suo dire (cfr. Pro 18, 12), nel bel mezzo deve magnificare Dio e in un terzo momento deve essere ripieno di sapienza in modo da edificare il prossimo.


Dalle «Omelie sull’Ecclesiaste» di san Gregorio di Nissa, vescovo


(Om. 5; PG 44, 683-686)

Il saggio ha gli occhi in fronte

Se l’anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la potenziata acutezza della sua vista, perché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l’oscurità del male.
Il grande apostolo Paolo, e altri grandi come lui, avevano «gli occhi in fronte» e così pure tutti coloro che vivono, che si muovono e sono in Cristo.
Colui che si trova nella luce non vede tenebre, così colui che ha il suo occhio fisso in Cristo, non può contemplare che splendore. Con l’espressione «occhi in fronte», dunque, intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo, virtù assoluta e perfetta in ogni sua parte, e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull’integrità; su ogni forma di bene. Il saggio dunque ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio (Qo 2, 14). Chi non pone la lucerna sul candelabro, ma sotto il letto, fa sì che per lui la luce divenga tenebra. Quanti si dilettano di realtà perenni e di valori autentici sono ritenuti sciocchi da chi non ha la vera sapienza. È in questo senso che Paolo si diceva stolto per Cristo. Egli nella sua santità e sapienza non si occupava di nessuna di quelle vanità, da cui noi spesso siamo posseduti interamente. Dice infatti: Noi stolti a causa di Cristo (1 Cor 4, 10) come per dire: Noi siamo ciechi di fronte a tutte quelle cose che riguardano la caducità della vita, perché fissiamo l’occhio verso le cose di lassù. Per questo egli era un senza tetto, non aveva una sua mensa, era povero, errabondo, nudo, provato dalla fame e dalla sete.
Chi non lo avrebbe ritenuto un miserabile, vedendolo in catene, percosso e oltraggiato? Egli era un naufrago trascinato dai flutti in alto mare e portato da un luogo all’altro, incatenato. Però, benché apparisse tale agli uomini, non distolse mai i suoi occhi da Cristo, ma li tenne sempre rivolti al capo dicendo: Chi ci separerà dalla carità che è in Cristo Gesù? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (cfr. Rm 8, 35). Vale a dire: Chi mi strapperà gli occhi dalla testa? Chi mi costringerà a guardare ciò che è vile e spregevole?
Anche a noi comanda di fare altrettanto quando prescrive di gustare le cose di lassù (cfr. Col 3, 1-2) cioè di tenere gli occhi sul capo, vale a dire su Cristo.


Dal «Commento sui salmi» di sant’Ambrogio, vescovo


(Sal 36, 65-66; CSEL 64, 123-125)

Apri la tua bocca alla parola di Dio

Sia sempre nel nostro cuore e sulla nostra bocca la meditazione della sapienza e la nostra lingua esprima la giustizia. La legge del nostro Dio sia nel nostro cuore (cfr. Sal 36, 30). Per questo la Scrittura ci dice: «Parlerai di queste cose quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Dt 6, 7). Parliamo dunque del Signore Gesù, perché egli è la Sapienza, egli è la Parola, è la Parola di Dio. Infatti è stato scritto anche questo: Apri la tua bocca alla parola di Dio.
Chi riecheggia i suoi discorsi e medita le sue parole la diffonde. Parliamo sempre di lui. Quando parliamo della sapienza, è lui colui di cui parliamo, così quando parliamo della virtù, quando parliamo della giustizia, quando parliamo della pace, quando parliamo della verità, della vita, della redenzione, è di lui che parliamo.
Apri la tua bocca alla parola di Dio, sta scritto. Tu la apri, egli parla. Per questo Davide ha detto: Ascolterò che cosa dice in me il Signore (cfr. Sal 84, 9) e lo stesso Figlio di Dio dice: «Apri la tua bocca, la voglio riempire» (Sal 80, 11). Ma non tutti possono ricevere la perfezione della sapienza come Salomone e come Daniele. A tutti però viene infuso lo spirito della sapienza secondo la capacità di ciascuno, perché tutti abbiano la fede. Se credi, hai lo spirito di sapienza.
Perciò medita sempre, parla sempre delle cose di Dio, «quando sarai seduto in casa tua» (Dt 6, 7). Per casa possiamo intendere la chiesa, possiamo intendere il nostro intimo, per parlare all’interno di noi stessi. Parla con saggezza per sfuggire al peccato e per non cadere con il troppo parlare. Quando stai seduto parla con te stesso, quasi come dovessi giudicarti. Parla per strada, per non essere mai ozioso. Tu parli per strada se parli secondo Cristo, perché Cristo è la via. In cammino parla a te stesso, parla a Cristo. Senti come devi parlargli: «Voglio, dice, che gli uomini preghino dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese» (1 Tm 2, 8). Parla, o uomo, quando ti corichi affinché non ti sorprenda il sonno di morte. Senti come potrai parlare sul punto di addormentarti: «Non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non trovi una sede per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe» (Sal 131, 4-5).
Quando ti alzi, parlagli per eseguire ciò che ti è comandato. Senti come Cristo ti sveglia. La tua anima dice: «Un rumore! È il mio diletto che bussa» (Ct 5, 2) e Cristo dice: «Aprimi, sorella mia, mia amica» (Ivi). Senti come tu devi svegliare Cristo. L’anima dice: «Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, svegliate, ridestate l’amore» (Ct 3, 5). L’amore è Cristo.



Dal libro dei Proverbi


3, 1-20

Come si acquista la sapienza
Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento
e il tuo cuore custodisca i miei precetti,
perché lunghi giorni e anni di vita
e pace ti porteranno.
Bontà e fedeltà non ti abbandonino;
légale intorno al tuo collo,
scrivile sulla tavola del tuo cuore,
e otterrai favore e buon successo
agli occhi di Dio e degli uomini.
Confida nel Signore con tutto il cuore
e non appoggiarti sulla tua intelligenza;
in tutti i tuoi passi pensa a lui
ed egli appianerà i tuoi sentieri.
Non credere di essere saggio,
temi il Signore e sta’ lontano dal male.
Salute sarà per il tuo corpo
e un refrigerio per le tue ossa.
Onora il Signore con i tuoi averi
e con le primizie di tutti i tuoi raccolti;
i tuoi granai si riempiranno di grano
e i tuoi tini traboccheranno di mosto.
Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore
e non aver a noia la sua esortazione,
perché il Signore corregge chi ama,
come un padre il figlio prediletto.
Beato l’uomo che ha trovato la sapienza
e il mortale che ha acquistato la prudenza,
perché il suo possesso
è preferibile a quello dell’argento
e il suo provento a quello dell’oro.
Essa è più preziosa delle perle
e neppure l’oggetto più caro la uguaglia.
Lunghi giorni sono nella sua destra
e nella sua sinistra ricchezza e onore;
le sue vie sono vie deliziose
e tutti i suoi sentieri conducono al benessere.
È un albero di vita per chi ad essa s’attiene
e chi ad essa si stringe è beato.
Il Signore ha fondato la terra con la sapienza,
ha consolidato i cieli con intelligenza;
dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi
e le nubi stillano rugiada.




 

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