Don Renzo risponde
E' conveniente non parlare del demonio per non creare suggestioni nella gente?
Secondo una visione equilibrata, è conveniente non parlare del demonio per non creare suggestioni nella gente?
Nome
DON RENZO RISPONDE
Non è il non
parlarne, ma saperne parlare esattamente e correttamente che si evitano
suggestioni sui fedeli. In questo il Vaticano II ci ha dato delle indicazioni
precise: ritornare alla catechesi mistagogica. Abbiamo dimenticato il mistero
dell'amore di Dio, siamo scesi sul moralismo, ecco l'errore nostro: suggerire
che questo si può fare questo no, senza darne la motivazione profonda e vitale
che consiste nella realizzazione della nostra salvezza in adesione all’amore di
Dio. All’interno di questo contesto, per esempio, occorre comprendere l’evento
dell'incarnazione, che non la capisce più nessuno; ci si deve soffermare sul
perché si fa carne e cosa è la carne. L’umanizzazione di Dio diventa la nostra
divinizzazione, in questo i Padri danno il senso della bellezza del
cristianesimo, il senso della profondità della nostra dottrina; invece, noi
soffermandoci su questioni soltanto sociali, antropologiche, etiche, di fatto
impoveriamo il mistero cristiano e molti lo rifiutano, se ne vanno via dalla
Chiesa e dalla pratica cristiana, perché in effetti non diamo il gusto della
verità, il gusto dell’amore. Parliamo anche dell'amore di Dio però a livello
troppo antropologico, ne dobbiamo parlare proprio a livello teologico di come è
stato descritto dalla rivelazione.
Ritorniamo all’essenza della nostra fede, all’approfondimento del mistero
dell'amore di Dio verso di noi, che abbraccia tutta la storia della salvezza.
Dentro tale visione integrale, se noi facciamo il discorso di satana,
inserendolo nella catechesi mistagogica, io credo che il discorso su satana
venga ridimensionato e capito nell'aspetto che più gli compete, in quanto è
creatura di Dio, anche lui sottomesso al suo dominio sovrano ed è stato
sconfitto da Cristo. In questo modo non possiamo dare a lui più di quello che
gli compete, assolutizzando il suo valore, nè meno di ciò che egli può fare,
fino ad arrivare alla negazione della sua esistenza e dei suoi influssi. Come
facciamo a riconoscere quello che gli compete? Conoscere la nostra dottrina, se
ci immergiamo nella contemplazione del mistero del cristianesimo.