| Re: Angeli decaduti, Gesù e conoscenza 21 mar, 2015 | Don Renzo | | | Carissima Wilma,
ti ringrazio che segui con attenzione le mie catechesi a Radio Maria e ora rispondo alle tue 2 richieste:
1.
La conoscenza angelica possiede 2 aspetti complementari: uno riguarda la loro natura spirituale con le facoltà intellettive e volitive, che appartengono a ciascun angelo come facoltà proprie personali; il secondo è dato dall'irradiazione della luce divina e del suo amore verso di loro. Gli angeli attingono questa pienezza di luce e di amore da Dio stesso e poi la comunicano agli altri angeli e questi alle creature umane in maniera gerarchica: dai primi angeli più vicini a Dio (Cherubini, Serafini, Troni) a quelli intermedi fino all'ultimo coro composto da Principati, Arcangeli, Angeli. Questi ultimi hanno la funzione di trasmettere alle creature umane, a loro più vicine, la luce e l'amore di Dio. Quando gli angeli ribelli si sono rifiutati di servire Dio e hanno voluto mettersi al posto di Dio in forza della loro scelta orgogliosa e insubordinata, essi hanno perso anzitutto quella luce e quell'amore che proveniva dalla fonte originaria che è l'Essere divino; in più le loro facoltà spirituali, intelligenza e volontà, pur essendo facoltà spirituali e superiori a quelle umane, hanno perso la lucidità e la libertà rimanendo schiave del proprio menzognero orgoglio e del loro rifiuto pieno e definitivo alla sottomissione verso il Signore loro Dio. Dunque i diavoli possiedono la conoscenza e la volontà, come esseri spirituali, ma queste sono in certo modo ridotte e ristrette avendo perso l'ampio orizzonte della luce veritiera di Dio e essendo imprigionati nel loro egoismo che impedisce loro di aprirsi all'amore. Essi perciò conoscono e vogliono ma la loro conoscenza e volontà sono totalmente orientate verso la menzogna, l'inganno, l'egoismo, l'orgoglio, l'odio, l'avversità contro tutti e contro se stessi. In quesato senso sono ben delimitati con limiti molto accorciati, tuttavia hanno facoltà spirituali più ampie rispetto a quelle degli uomini, composte di anima e di corpo.
2.
Per quanto riguarda l'aspetto cristologico, occorre chiarire due cose essenziali: la prima concerne il mistero stesso di Gesù, che è una sola persona, quella divina, con 2 nature perfette e complete, divina e umana. In quanto uomo egli, pur avendo una conoscenza particolare in forza della sua unione con il Verbo, tuttavia resta sempre una natura umanamente limitata. Sotto questo aspetto si può affermare che Gesù in quanto uomo non possieda la medesima conoscenza infinita di Dio, anche per quanto riguarda le vicende ultime della storia. In questo senso si può affermare che non conosca l'ultima ora; ciò non significa che si sia sbagliato su tale argomento, ma semplicemente ha lasciato alla sovranità di Dio la decisione definitiva di quell'ora ultima. Il secondo aspetto concerne la dimensione filiale di Gesù, in quanto Egli è il Figlio di Dio, distinto perfettamente dal Padre, in quanto è una persona o ipostasi assolutamente individuata e non confusa con il Padre, sebbene di natura divina come il Padre. Egli perciò è il Figlio totalmente abbandonato alla volontà suprema del Padre, si affida in tutto e per tutto a Lui e non desidera altro che rispettare ciò che il Padre vuole e decide. Questo atteggiamento filiale di pieno affidamento al Padre viene vissuto da Gesù anche nella sua realtà umana, per cui si rende disponibile a quanto il Padre progetta senza pretendere né di conoscere né di stabilire qualcosa che non sia corrispondente alla volontà paterna. Si rimette in tutto e per tutto nelle mani del Padre celeste, il quale resta il Principio primo e sovrano di ogni determinazione e decisione che riguardano la storia del mondo. Per questa ragione di fiducia filiale, Gesù non pretende di conoscere l'ultima ora, perché spetta unicamente e sovranamente al Padre. Ciò fa capire che il Figlio resta avvinto al Padre e si fida pienamente del Padre, lasciando a Lui la facoltà di determinare la data della fine della storia e del ritorno glorioso di Cristo. | |
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