| Re: Giudizio particolare e universale. 30 mag, 2016 | Don Renzo | | | Caro Ruggero,
nella tradizione della Chiesa il giudizio divino si divide in “giudizio particolare o singolare”, che si attua subito dopo la morte di ogni persona, e in “giudizio generale o universale”, che viene espresso alla fine dei tempi con la risurrezione dei morti e la venuta di Cristo. Tra i due giudizi non esiste una questione di temporalità, ma di qualità, in quanto esistono 2 momenti diversi tra la morte personale e poi la resurrezione finale con la parusia di Cristo. Per cui bisogna dire che tra i due giudizi esiste una continuità, pur nella diversità di ciascuno. Il giudizio generale ha come oggetto la totalità della storia del mondo e dell’umanità. Non si tratta di una revisione o di un cambiamento dei giudizi particolari che Dio ha compiuto nel rispetto della libertà e della dignità di ogni uomo come soggetto responsabile. Esso può essere inteso come la conferma o la manifestazione pubblica, cioè davanti a tutti, che comporta anche per il singolo un compimento di se stesso in quanto relazionato agli altri e al cosmo. Sotto questo aspetto il giudizio generale diventa propriamente la rivelazione ultima e luminosa, non un apprezzamento improvviso o superficiale o parziale, ma profondamente vero e complesso, in tutto conforme alla verità e all’amore supremi. Esso costituisce la piena manifestazione in Cristo della valutazione che Dio ha fatto non solo sui singoli (giudizio personale) ma sugli uomini presi nel loro insieme lungo tutta la storia (giudizio universale). Nel primo giudizio si evidenzia lo sviluppo della maturazione personale di ciascuno, mentre nel secondo si pongono in luce i rapporti e le consequenzialità che hanno causato lo svolgimento della storia generale che comprende sia le popolazioni umane sia i valori cosmici. Esso è come una luce folgorante che si proietta sull’immensità degli uomini e delle vicende, in modo da poter contemplare, da un verso, le meraviglie insospettate e sorprendenti, mentre, dall’altro, le sconcezze repellenti e mostruose, disseminate lungo il percorso storico e spesse volte nascoste. Mentre le prime, le cose stupende, sono manifestazione dell’ammirevole connubio tra l’amore generoso di Dio e la docile accoglienza della creatura umana, così da formare un’armoniosa sinfonia di intenti, le seconde, le bruttezze e gli sgorbi, fuoriescono dalla durezza del cuore, che si ribella e si ostina liberamente a chiudersi davanti all’azione amorosa di Dio, trasformandosi in una realtà assurda. In quel momento estremo non è più possibile confondere le une con le altre, ne di sottrarle allo sguardo, ma ciascuno deve essere sottoposto al bagliore irradiante della verità assoluta e infallibile. Da questo discernimento nasce la visione profonda delle persone, delle cose,delle vicissitudini, a lode e gloria della sapienza infinita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, sia dall’uno che dall’altro verso, sebbene sotto aspetti totalmente opposti: l’uno per il bene supremo e la felicità, l’altro per il male perenne l’infelicità. A proposito puoi consultare il Catechismo della Chiesa Cattolica, (1021, 1039, 1040).
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