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F O R U M




 
Un mucchio di domande...!
 17 feb, 2014
Anto  
 

cosa vuol dire gloriarsi della croce di Cristo la croce è un simbolo particolare o è un caso, se Cristo fosse morto impiccato adoreremmo un cappio? come ci si collega con Dio? perchè a volte non c'è segnale? bastano i segni esteriori per iniziare a comunicare, la motivazione è importante o lo è il gesto? credere di essere felici è già esserlo? o credere di non essere felici è già non esserlo? si può leggere in tutto un segno o è come voler leggere nei fondi di caffè.
scusi ma ho un mucchio di domande se esagero lo dica pure. grazie

 
     
Reply

  Re: Un mucchio di domande...!
  17 feb, 2014
Don Renzo  
 
 
 
Caro Antonio,
la tua mail è veramente complessa e abbraccia molte questioni. Per risponderfe adeguatamente ad ognuna di esse, si dovrebbe scrivere un libro. Non è facile risponderti anche perché ti esprimi in modo non molto chiaro. Tuttavia cerco di darti qualche delucidazione.

1. Quanto alla croce va detto con chiarezza e precisione che non è nè un simbolo nè un caso, ma costituisce lo strumento attraverso il quale si è compiuta la nostra redenzione. Tutto rientra nel piano salvifico voluto da Padre, attuato dal Figlio incarnato e dalla potenza dello Spirito Santo. Nella croce si riassume e concentra l'essenza del cristianesimo, in quanto rivela l'amore infinito di Dio, la sua sapienza incommensurabile e la sua giustizia contro ogni male e peccato. Con essa è stata distrutta la morte e tutte le conseguenze di dolore e di sofferenza che l'umanità ha dovuto subire a causa dei propri peccati. Tale verità è contenuta nella sacra Scrittura, nella Tradizione della Chiesa e nella dottrina del Magistero.

2. Quanto alla questione del nostro collegamento con Dio, occorre dire che il Cristo ci ha rivelato e comunicato il mezzo per ristabilire la nostra comunione con Dio. Egli infatti, liberandoci dalla schiavitù del peccato e della morte, ci ha resi liberi figli di Dio, ricolmati del Suo amore e della Sua grazia. Insieme ci ha donato il Suo Santo Spirito in modo che possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo Padre dolcissimo ed entrare nell'intimità di vita con Lui. Niente di più sublime e meraviglioso. Tutto ciò è avvenuto al momento del nostro battesimo. L'importante è saperlo vivere con fede e apertura di cuore. Insieme occorre farlo maturare e crescere attraverso l'esercizio della vita spirituale, delle virtù, della preghiera e in particolar modo dei sacramenti. Gesù è l'unico, vero e completo "segnale", cioè il Rivelatore perfetto di Dio Suo Padre. Altri segnali sono secondari e acquistano valore solo se rapportati a quello centrale e fondamentale che è il Verbo incarnato, morto e risorto. Si possono vedere dei segnali attrraverso i quali scopriamo l'amore e la potenza di Dio, ma essi non devono essere distaccati dal Cristo o offuscare la figura e l'opera di Gesù.

3. Quanto ai segni o gesti esteriori, che manifestano la nostra fede e disponibilità verso Dio, essi sono importanti perché corrispondono alla nostra realtà fisica, sensibile e corporea con cui possiamo e dobbiamo riviolgerci a Dio. Tuttavia essi non debbono assumenre il valore primario, altrimenti perdono il vero significato e diventano pura formalità esteriore, priva della dimensione interiore del cuore e dello spirito. Di fatto l'uomo deve ritrovare le profonde aspirazioni del suo animo, le valide e solide motivazioni, affinché i suoi gesti siano fondati e irrorati dalla convinta e sincera adesione al Signore. In tal modo non si cade nel fariseismo che Gesù condanna severamente nei vangeli, ma si attua il vero cultoreso a Dio in spirito e verità come Gesù stesso richiede. In effetti Dio vuole il nostro cuore e non soltanto i segni esteriori.

4. Circa la tua domanda "credere di essere felici è già esserlo? o credere di non essere felici è già non esserlo?" , occorre precisare cosa intendi con la parola "credere": se essa vuol dire l'atto della fede piena e totale a Dio nostro Signore, alla sua santa volontà e alla sua sapienza, allora è vero che la fede costituisce la fonte della felicità reale e concreta; se invece per "credere" si intende il significato di pensare o congetturare o ragionare sulla fede, senza l'adesione del cuore e la dimensione vitale, allora la parola resta astratta e priva di concretezza, per cui non consegue che provochi la felicità, ma semplicemente sia l'impressione o la fantasia di essere felici.

Spero di averti dato almeno qualche luce per chiarire i tuoi problemi. Il resto lo affido allo Spirito Santo che ti illumini nella profondità del tuo animo. Saluti e auguri sinceri,
don Renzo

 

 

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