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Domenica 9/01/2011
IL BATTESIMO DI GESU’ AL FIUME GIORDANO
L’ evento inaugurale del ministero pubblico di Gesù, dopo il lungo periodo di
silenzio e di nascondimento vissuto a Nazareth, è dato dal battesimo al
Giordano. Esso costituisce una solenne e autorevole rivelazione intorno alla
missione a cui Cristo è chiamato, insieme apre uno sprazzo di luce sul mistero
della sua persona. Viene descritto da tre segni particolari: l’apertura dei
cieli, la discesa dell’ Spirito e la voce celeste.
L’apertura dei cieli manifesta l’attuarsi dei nuovi rapporti tra Dio e gli
uomini e la comunicazione alla terra dei beni divini. Dopo un lungo e tragico
distacco, significato, dalla chiusura dei cieli, a causa del peccato umano, ora
il Signore intende comunicare e instaurare un tempo di grazia sulla terra; ormai
si apre una nuova era di benedizione divina, apportatrice di salvezza per tutti.
La discesa dello Spirito in forma di colomba può essere ricollegata ai testi di
Isaia (Is 11,2 e 61,1), in cui lo Spirito si posa sul germoglio di Jesse e sul
profeta per consacrarlo. Gesù riceve la pienezza e la potenza dello Spirito, che
lo unge e lo consacra quale profeta e servo di Dio, vero Messia. D’altra parte
il fiume giordano è ricco di ricordi di eventi passati; in particolare richiama
il passaggio del Mar Rosso (Gs 3,16). Gesù perciò, immergendosi in esso,
inaugura il nuovo esodo messianico sotto la potenza dello Spirito di Dio. Egli è
il condottiero e salvatore della comunità messianica, del nuovo popolo di Dio
che viene liberato dalla schiavitù e reso partecipe dei beni eterni; Gesù inizia
così la sua altissima missione. Le parole della voce divina: “Questi è il Figlio
mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento”, sono una rivelazione
messianica, la quale congiunge due aspetti: il Figlio amato in modo unico da Dio,
la cui origine Divina è quì indicata, e il servo che dovrà compiere la missione
salvifica, secondo la descrizione di Isaia, nell’umiltà e nel dolore. La realtà
celeste di Cristo si congiunge alla sua povertà messianica: viene così
intravisto il mistero della sua morte e della sua resurrezione; è già
preannunciata la Pasqua.
Matteo (Mt 3,13-17) inserisce un elemento particolare, costituito dal dialogo
tra Gesù e il Battista. In esso riappare un aspetto molto caro a Matteo: il
rapporto tra nuova e antica economia. Infatti Gesù si fa battezzare non per la
remissione dei peccati, poiché egli è senza peccato (Gv 8,46), ma per attuare
ogni giustizia. La giustizia ha due significati: anzitutto essa viene concepita
come compimento della legge , vale a dire come pratica e obbedienza della legge;
inoltre la giustizia è considerata come dono di Dio che rende giusto l’uomo
peccatore al di la dell’adempimento della legge. Ora Gesù “compie ogni giustizia”,
perché, sottoponendosi al battesimo penitenziale, adempie le prescrizioni della
legge e insieme inaugura una nuova giustizia, quella che viene dallo Spirito di
Dio e di cui il sacramento del battesimo sarà il segno.
Va detto che il battesimo di Giovanni deve essere considerato un invito al
pentimento e un rito penitenziale che non è in grado di produrre la piena
giustificazione quale rinnovamento dell’uomo liberato dal peccato e reso Figlio
di Dio. In forza della presenza di Gesù, servo e Figlio di Dio, che vive la sua
missione di salvezza per il popolo in attesa della Pasqua, e per il fatto che
inizia l’effusione dello Spirito, il battesimo al Giordano si inserisce ormai
nella nuova alleanza tra Dio e gli uomini, diventando il punto di partenza
dell’opera redentrice e il prototipo del battesimo cristiano.
A noi il duplice compito: riconoscere con fede il mistero di Cristo, vero Figlio
di Dio e Messia Redentore; Accogliere con dedizione il suo dono di Grazia e di
salvezza, per diventare anche noi simili a lui, quali figli adottivi amati da
Dio e disponibili al suo paterno volere.
Don Renzo Lavatori
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