Approfondimenti
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FEDE E TRADIZIONE
La trasmissione della fede da Cristo agli apostoli e ai loro successori, come a
tutto il popolo di Dio fino ai giorni nostri.
Ripartiamo dalla domanda che ci eravamo posti nei passati incontri: dove nasce
la fede? L’atto di fede è la risposta dell’uomo a Dio che si rivela e si
comunica alla creatura umana, la quale risponde affidandosi pienamente a Lui.
Eravamo partiti dalla famosa questione: la fede è un dono di Dio o un atto
umano? Tutti e due. E’ Dio che prende l’iniziativa e va incontro all’uomo, ma
dall’altra parte è anche l’uomo che deve dare la sua risposta e collaborazione.
Noi spesso diciamo: l’uomo è alla ricerca di Dio, ma è vero esattamente il
contrario: è Dio che è alla ricerca dell’uomo. Dio desidera comunicare con la
creatura umana, ne è innamorato, perché l’ha creata a Sua immagine e
somiglianza, ha immolato Suo figlio sulla croce per salvare noi creature
ingrate, piene di orgoglio e presunzione. Lo attesta quella famosa domanda che
Dio rivolge ad Adamo che, dopo la caduta del peccato si era nascosto tra gli
alberi con la moglie Eva, “Dove sei?”. .Gn 3,9 “Dove sei? Dove vuoi fuggire? ”.
La stessa domanda Dio rivolge ad ognuno di noi quando con il peccato ci
allontaniamo da Lui: “Dove sei? Perché ti nascondi da me che ti amo? ”
Dio ci dona tutto il Suo amore, per condurci alla felicità eterna. Dunque se Dio
ci chiama, se ci cerca, se si dona a noi, perché siamo così restii a dare una
risposta libera ed aperta? Perché siamo così tardi nel credere? Gesù stesso su
questo rimproverò i discepoli di Emmaus “Sciocchi e tardi di cuore nel credere
alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste
sofferenze per entrare nella sua gloria?”. Lc 24,25-26
Detto questo entriamo in una riflessione interessante che ci proverà la solidità
della nostra fede, la quale non è una emozionalità, non è soltanto un momento in
cui ci sentiamo più o meno recettivi all’invito di Dio, ma è uno stato costante
dentro di noi, perché è piantata sulla roccia, resiste ad ogni situazione, come
la casa del racconto di Gesù[1] costruita dall’uomo saggio sulla roccia e non sulla
sabbia. La roccia è Cristo, la sabbia sono le nostre emozioni, le nostre
motivazioni molto superficiali e a volte instabili.
La fede è un atto personale nei confronti di Dio che coinvolge ogni soggetto
umano, per cui nessuno ha la delega per rispondere al posto di un altro, non si
può fare un atto di fede a nome di un'altra persona. Alla domenica per esempio,
quando nella celebrazione della messa pronunciamo il nostro atto di fede, anche
se siamo in numero considerevole, non diciamo “noi crediamo…” ma “Io credo in
Dio Padre Onnipotente Creatore del Cielo e della terra…” in quanto si tratta
della risposta personalissima che ognuno dà in quel momento. Dio conosce ognuno
di noi con il proprio nome e ci ama individualmente, così come siamo, e così
come siamo ognuno deve rispondere alla Sua chiamata.
Tuttavia è presente anche una dimensione comunitaria, cioè la Chiesa, perché il
rapporto interpersonale con Dio è molto bello, ma può essere ristretto ad una
visione individualistica, soggettivistica, lo diceva anche Benedetto XVI[2], nella
quale ognuno può costruirsi la fede per conto proprio, una religione fai da te,
in cui posso mettere ciò che mi pare e tolgo anche ciò che mi dà più peso. Ecco
l’errore in cui si può cadere assumendo un atteggiamento troppo soggettivo e
molte volte oggi certe persone vanno più dietro a se stesse che a Dio. E’
importante perciò vivere la nostra fede con la responsabilità personale ma in
comunione con i fratelli che condividono la stessa fede, che è quella della
Chiesa. Occorre quindi saper crescere insieme, confrontandosi con gli altri
nella fede proprio come nell’educazione, nella vita sociale, nella vita
professionale, perché non si può fare tutto da soli.
Vediamo ora la necessità di questa condivisione
1. Conservazione integrale della Parola di Dio
Dice la
Dei Verbum[3] al capitolo 2,7: Dio, con somma benignità, dispose che quanto
egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre
integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni.
La conservazione e la trasmissione della rivelazione sono elementi costitutivi
della fede, per la volontà salvifica di Dio, in quanto essi corrispondono alla
finalità di far giungere a tutti i popoli, per tutti i tempi, l’evento della
rivelazione.
In modo culminante la rivelazione della salvezza è avvenuta con Cristo: il Padre
con Lui ci ha detto tutto ciò che poteva dire. E’ necessario perciò che la
Parola, che con Cristo è stata rivolta alle creature umane e che è stata
pronunciata storicamente duemila anni fa, debba raggiungere tutti gli uomini, di
tutti i tempi, di tutti i luoghi, e far sì che ogni creatura umana possa
incontrarsi con questa parola che Dio ha rivolta all’uomo.
Questa parola è come un sacco prezioso che deve essere portato da ciascuna
creatura umana e trasmesso di volta in volta come in una catena. Non si può
aggiungere niente né togliere niente, perché è solo quella Parola che ci salva,
e deve essere trasmessa ininterrottamente e integralmente attraverso ogni
generazione. Se si accetta questa parola, va capito che essa è stata donata
nella sua purezza: non è inventata o costruita dagli uomini, ma è sempre la
Parola di Cristo accolta con fede, la stessa Parola che salva!
Da qui l’importanza di questa trasmissione che in termini precisi è chiamata
Tradizione e “tradere” dal latino significa “dare, affidare, consegnare” ossia
trasmettere, comunicare da mano a mano, da individuo a individuo, da generazione
a generazione. Questo tesoro, che si chiama Depositum fidei,[4] è un tesoro enorme
perché contiene la divina Rivelazione e perciò va trasmesso in modo che possa
giungere ad ogni essere umano.
Naturalmente i più fortunati sono stati i contemporanei di Cristo che hanno
potuto accogliere direttamente da Lui la Sua Parola. Ora quale parola
ascoltiamo? La sua o un’altra? Se è la Sua vale la pena ascoltarla, è la Parola
di Dio che porta alla vita eterna, ma se è un’altra parola, non la si può
accettare perché inganna anche se può sembrare a volte che dia una certa
consolazione, più di quella di Cristo, ma in effetti non lo è. Da qui
l’importanza della trasmissione della Divina Rivelazione in modo tale che tutte
le creature possano attingere alla medesima parola e trarne il bene assoluto.
Noi siamo tutti di passaggio e quindi non possiamo pensare che la nostra
felicità sia su questa terra, ma il passaggio è importante perché questi sono
gli unici tempi che Dio ci concede per la nostra salvezza eterna, dunque
dobbiamo vivere in modo tale che nulla in questo tempo vada perduto, ma sia una
preparazione per raggiungere il regno dei cieli.
Gesù diceva: Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde
la propria anima? Mc 8,36. Purtroppo oggi abbiamo dimenticato questa realtà
ultima che è la vita eterna e lo scopo per cui Dio ci ha creato, ci ha fatto
nascere, ci ha chiamati ad essere Suoi figli con il sacramento del Battesimo,
per arrivare poi a godere della Sua visione quando arriveremo al termine della
nostra vita terrena.
2. I modi della trasmissione della Rivelazione divina
Gesù come ha trasmesso questa Parola? Quali sono i modi con cui Lui ha parlato
alle creature umane, quando è vissuto su questa terra? Quali sono i modi in cui
questa parola si può trasmettere di generazione in generazione rimanendo sempre
se stessa, viva, autentica, genuina e pura?
Gesù ha parlato e ha confermato la Sua parola con i fatti e ha consegnato la Sua
parola ai Suoi amici più stretti quando, prima di salire al cielo, ha detto:
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi
ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Quindi l’ha consegnata agli apostoli i quali prima di terminare la loro vita
terrena hanno scelto altri collaboratori per consegnare loro questo tesoro.
Nasce così il modo di trasmettere la Parola di Gesù e questo si chiama
“Tradizione”.
Esiste anche un altro modo di trasmettere, cioè quando la parola viene fissata
nello scritto, ossia viene tramandata nella vita sociale come certi proverbi,
certi modi di dire, da padre a figlio, formando una cultura che viene condivisa
da molte generazioni.
Quando le parole possono essere messe per iscritto durano, diventano fisse e
hanno il privilegio di formare la costituzione di una struttura, che non può
essere facilmente perduta, perché come dicevano i latini “Verba volant, scripta
manent”, tradotta letteralmente, significa le parole volano, gli scritti
rimangono.
La tradizione orale ha il vantaggio che è parlata, ma ha il rischio di
disperdersi o deformarsi e alla fine di perdere la sua autenticità, mentre la
trasmissione scritta acquista una fermezza duratura e nessuno può contraddirla;
sebbene abbia il vantaggio di rimanere fissa, tuttavia resta parola morta non
più viva.
Nella Rivelazione divina sono state messe insieme queste due modalità di
trasmissione. Gesù ha parlato, ha agito, ma non ha scritto nulla, e anche gli
apostoli non si sono preoccupati di scrivere subito quello che Gesù diceva, non
c’era né registratore, né telecamera. Però ad un certo punto gli apostoli hanno
sentito la necessità di riportare tutto per iscritto per non perdere con il
tempo l’integralità della Parola, ed è nata così la Sacra Scrittura. Infatti
prima c’è stata la tradizione orale, poi alcuni di loro l’hanno messa per
iscritto e sono nati così i testi neotestamentari.
In seguito per evitare che la Scrittura fosse interpretata in modo soggettivo, e
questo è iniziato ad avvenire già ai tempi di Paolo e di Giovanni, gli apostoli
hanno continuato a predicare e a parlare in modo tale che rimanesse viva la
tradizione della trasmissione della Parola orale accanto alla Scrittura, che in
tal modo acquistava vitalità. Anche oggi, quando la Chiesa proclama la Parola di
Dio nelle celebrazioni, è come se parlasse Gesù, è la proclamazione della
Parola, non è la proclamazione della Chiesa, è Cristo stesso che parla. Quindi
la Tradizione orale è rimasta sempre accanto alla Parola scritta, come si vede
nella divina liturgia, nei riti cultuali, dove perdurano le tradizioni che si
sono create intorno alla Parola, che resta il fulcro della Chiesa.
3. Tradizione e Scrittura unite insieme
La Tradizione e la Scrittura, dice la Dei Verbum,[5] sono i due modi attraverso i
quali quell’unica Parola detta da Gesù si protrae per tutti i secoli fino alla
fine dei tempi. Non si tratta di due fonti diverse perché l’unica fonte è la
Divina Rivelazione, la Parola di Cristo, che però viene tramandata attraverso
queste due modalità, tra le quali esiste una convergenza, perché la Tradizione
deve sempre proclamare ciò che dice la Scrittura, non può dire alcuna cosa al di
fuori di essa.
La Tradizione deve rispettare la Scrittura e deve essere fedele alla Parola di
Cristo. D’altra parte se la Scrittura rimane ferma nella sua stabilità e non è
viva, perde la sua incisività sulle creature umane: quando gli apostoli
parlavano di Lui a Pentecoste chi ascoltava si sentiva trafiggere il cuore,[6]
perché la Parola è come una spada a doppio taglio.[7] Ma la Parola deve essere
proclamata affinché trafigga! Se viene solo letta e studiata, come parola
scritta, diventa una ricerca letteraria archeologica interessante, ma che non
arriva al cuore perché è come se leggessimo la Divina Commedia o altre opere
letterarie, molto belle e suggestive, ma non hanno la vitalità e l’incisività di
una Parola proclamata come quella di Cristo, Colui che veramente comunica la
piena verità.
Abbiamo spiegato come la Parola di Gesù venga conservata e garantita, nella sua
autenticità e integralità, attraverso questi due modi dei quali si è servita la
Divina Provvidenza affinché essa potesse raggiungere tutti gli uomini, di tutti
i tempi, di tutti i luoghi, così come era originariamente proclamata.
Abbiamo detto che si possono stabilire tre momenti successivi della Divina
Rivelazione che il Padre ci ha trasmesso, attraverso Cristo, nella potenza dello
Spirito.
Il primo momento è l’insegnamento di Gesù e la Sua vita. Questo è il dato
originario in cui si compie tutta la Divina Rivelazione.
Nel secondo momento gli apostoli a loro volta hanno conservato tutto ciò che
Gesù ha detto e fatto e lo hanno proclamato
Nel terzo momento avviene la composizione scritta, ossia la Scrittura che è
l’ultima ad arrivare, ma che abbraccia l’epoca apostolica.
Questi tre momenti messi insieme formano il deposito della fede, la Parola, la
roccia della vita che Dio ha voluto rivelare a noi creature umane.
L’insegnamento di Gesù, la proclamazione degli apostoli e la Scrittura, tutte
insieme formano la Divina Rivelazione, che però non finisce con Gesù, che muore
sulla croce, risorge e ascende in cielo, ma va fino alla morte dell’ultimo
apostolo, Giovanni, l’autore dell’Apocalisse.
La Divina Rivelazione abbraccia l’evento cristologico, Cristo, apostoli e
Scrittura contenuta nel Nuovo Testamento: i Vangeli Sinottici, il Vangelo di
Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le lettere di Paolo, la lettera agli Ebrei,
le lettere cattoliche (di Pietro, Giacomo, Giuda e Giovanni) e l’Apocalisse.
La Tradizione è subentrata sempre dopo la morte degli apostoli, perché essi
avendo avuto il comando di Gesù Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni…
senza limite di spazio e di tempo, come potevano fare questo se dopo 30 o 40
anni la loro vita terrena sarebbe terminata? Come poteva avvenire questo?
Scelsero perciò tra i loro collaboratori i più fidati e fedeli ai quali
trasmisero ciò che essi stessi avevano sentito e scritto e quindi costoro sono
stati successori degli apostoli, che poi a loro volta hanno fatto lo stesso,
scegliendo altri fedeli e affidando loro ciò che essi stessi avevano ricevuto e
sentito, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Questo si chiama la “successione apostolica” ed è data dai vescovi, in
particolare dal Vescovo di Roma, il papa, come successore di Pietro, a cui Gesù
ha dato il mandato quando gli ha detto: Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra
sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei
cieli” Mt16,18-19 . Non potrebbero esistere i successori degli apostoli senza la
presenza del successore di Pietro.
La Divina Sapienza ha strutturato tutto in modo così saldo. Solo Essa poteva
pensare di realizzare tutto questo. Tutte le tradizioni umane vengono manomesse,
le parole vengono scambiate e fraintese, invece la Chiesa ha questa solidità
perché la Parola che è quella di Gesù, che è la roccia, non può perdere nulla e
nulla può essere aggiunto, è la Parola della vita eterna che raggiunge anche
noi.
Da qui nasce anche l’unione di tutti i credenti, passati presenti e futuri, che
si chiama “comunione dei santi”. Noi crediamo e professiamo la domenica, nel
Credo che è il symbolum fidei, la stessa verità che gli apostoli hanno
professato, in cui hanno creduto e dato la vita, come tutti i martiri della
Chiesa che si sono susseguiti in duemila anni affermando con la loro vita, la
stessa fede, che noi ora abbiamo accolto. E quando si crede non si è mai soli!
4. La regola della fede apostolica e quella dopo gli apostoli
Tutto questo si chiama Trasmissione della Divina Rivelazione attraverso la
Tradizione orale e la Scrittura. In particolare questa ininterrotta trasmissione
è garantita dai vescovi che sono i successori degli apostoli. Gli apostoli,
avendo avuto il contatto fisico e diretto con Gesù hanno avuto il privilegio di
vedere e toccare il Verbo della vita,[8] e ascoltare la sua Parola, nessuno dopo di
loro ha avuto questo privilegio. Pertanto, insieme con Cristo, gli apostoli
costituiscono la roccia fondamentale che in termini tecnici si chiama “norma
normans”, la norma che regola tutte le altre successive realtà che sono venute
dopo di loro. Il Depositum Fidei, contenuto nella tradizione apostolica, è di
massima importanza, da lì non ci si può allontanare, quella è la roccia su cui
Cristo ha voluto fondare la sua Chiesa.
I successori degli apostoli, abbiamo visto, sono anch’essi i responsabili della
trasmissione integra e costante di quella medesima formula che hanno accolto i
primi apostoli. Questa si chiama “norma normata” cioè anche i successori degli
apostoli hanno la stessa responsabilità degli apostoli di diffondere il Vangelo
in maniera fedele e autentica però “normati” e “regolati” dalla primitiva
originaria espressione instaurata da Cristo e dagli apostoli.
Quindi gli apostoli sono la roccia della Chiesa non solo perché sono i primi, ma
in quanto hanno avuto il privilegio irripetibile di aver visto e avuto il
contatto con il Cristo, in modo che noi accettiamo la fede che Gesù ci ha
trasmesso con gli apostoli e per mezzo degli apostoli. La loro parola, la loro
testimonianza, i loro scritti, sono la roccia su cui fondiamo la nostra fede, la
quale è assicurata da questa trasmissione ininterrotta e integrale … Ma cosa
significa ininterrotta e integrale?
Gli apostoli per adempiere il loro compito importantissimo per i loro
successori, quando sono entrati in qualche modo in questa dinamica della Parola
di Dio, sono ricorsi all’imposizione delle mani e alla consegna della “regola
fidei”, che sono le Scritture. Si tratta del “Rito sacramentale” in forza del
quale quella Parola detta da Gesù, e poi proclamata dagli apostoli viene
trasmessa in maniera fedele e autentica. E così anche i successori degli
apostoli, quando hanno scelto i loro collaboratori per continuare tale
trasmissione hanno imposto le mani e consegnato il Vangelo. E ciò è avvenuto
attraverso la sacra ordinazione dei vescovi e dei sacerdoti; questo rito
garantisce che non ci sia mai interruzione o interpretazioni soggettivistiche.[9]
La Chiesa cattolica è presieduta da pastori soggetti al Vescovo di Roma.[10]
La chiesa separata dell’ortodossia[11] ha mantenuto la Tradizione perché a livello
liturgico ha tramandato da vescovo a vescovo il deposito della fede, però non
accetta la sovranità del vescovo di Roma. Ecco la sua delimitazione!
La Chiesa cattolica ha il dono del Depositum Fidei integrale che deve conservare
con grande umiltà per cui Gesù ha promesso l’invio del Divino Spirito, il quale
sempre assiste la Chiesa e le assicura la conservazione della verità e la esatta
trasmissione della medesima attraverso i secoli.
Conclusione:
La Rivelazione pertanto, che ha il suo compimento e la sua pienezza in Cristo,
viene subito mediata dalla chiesa apostolica e dalla chiesa susseguente. Occorre
tuttavia ribadire il carattere proprio e unico della Tradizione attuata durante
l’età apostolica, in quanto avviene per opera e con la responsabilità degli
stessi testimoni oculari dell’avvenimento ultimo della rivelazione, i quali sono
autorizzati da Gesù Cristo e inviati all’annuncio del Vangelo su tutta la faccia
della terra, e che dallo stesso Cristo sono posti a fondamento della Chiesa.
Perciò la mediazione degli apostoli costituisce la Tradizione originaria,
fondante tutta la Tradizione ecclesiale posteriore. La Chiesa primitiva non è
semplicemente il primo periodo storico della chiesa. Ma, proprio a causa della
testimonianza apostolica, è una realtà unica e normativa per tutta la Chiesa e
per tutti i tempi.
Don Renzo Lavatori
[1] 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”. Mt 7,24-27
[2] Benedetto XVI – Udienza Generale 21 novembre 2012 - . L'Anno della fede. La ragionevolezza della fede in Dio
[3] Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione: Dei Verbum” 18 novembre 1965
[4] La Fidei depositum è una Costituzione apostolica della chiesa cattolica che stabilisce che il Catechismo della Chiesa cattolica è l'esposizione ufficiale degli insegnamenti della chiesa cattolica.Fu pubblicata l'11 ottobre 1992 dal papa Giovanni Paolo II. La Fidei depositum dichiara che il Catechismo della Chiesa Cattolica è uno strumento valido e legittimo per l'insegnamento e una norma sicura della fede cattolica.
[5] La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito. Dv 10
[6] All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?” At 2,37
[7] Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Eb 4,12
Nota la parola di Dio trasmessa dai profeti, e poi dal Figlio, e di cui abbiamo colto un’espressione in Sal 95,7-11, è viva ed efficace nei credenti (1Ts 2,13+). E questa parola che giudica (cf. Gv 12,48, Ap 19,13) i movimenti del cuore e le intenzioni segrete dell’uomo nella sua ricerca del “riposo” divino (su anima e spirito vedi 1Ts 5,23+).
[8] Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vta (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. 1Gv 1,1-3
[9] Questo concetto è espresso chiaramente nella 2^lettera di Pietro: Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, 21poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.2Pt 1,20-21
Nota: Il modo con cui è invocata qui l’ispirazione delle Scritture da parte dello Spirito (2Tm 3,15-16+) suggerisce che anche la loro lettura suppone la guida dello Spirito e della tradizione apostolica.
[10] Relativamente all'interpretazione della Scrittura, uno degli aspetti che favorirono enormemente la diffusione del Protestantesimo in ambienti sia colti che popolari fu il fatto che affermava il diritto di tutti a leggere ed interpretare la Bibbia, mentre il Concilio di Trento ribadiva il divieto ai laici di possedere e leggere la Bibbia in lingua volgare o testi che trattino dell'interpretazione delle Scritture senza permesso.
Sacramenti: se per la Chiesa Cattolica sono segni sensibili ed efficaci della grazia, attraverso i quali viene elargita la grazia, per il protestantesimo invece non hanno alcuna sacralità ma sono semplicemente segni, che rendono tangibili le promesse di Dio attraverso oggetti d'uso quotidiano per rassicurare la debolezza della fede degli esseri umani. Fin dai primi riformatori, vengono riconosciuti solamente il Battesimo e l’Eucaristia in quanto «solo in questi vediamo un simbolo istituito da Dio e la promessa della redenzione dei peccati».
Sacerdozio universale: non esiste la figura di un mediatore tra l'essere umano e Dio. Per i protestanti Gesù è il sacerdote che riconcilia definitivamente Dio all'uomo ed al contempo, «svuotando il sacerdozio delle prerogative di casta, (...) ha instaurato il Sacerdozio universale di tutti i credenti, uguali fra loro in dignità e importanza, pur nelle diverse vocazioni e nei diversi servizi»
[11] La Chiesa ortodossa (dal greco: oρθοδοξία, orthodoxia, cioè "di corretta opinione") è la Chiesa cristiana che riconosce il primato d'onore al Patriarca ecumenico di Costantinopoli. La chiesa ortodossa si articola in una serie di Chiese autocefale, di norma erette al rango di patriacati. Il nome deriva dal fatto che la Chiesa ortodossa ritenga sussistere in sé la Chiesa universale fondata da Gesù Cristo, a cui appartengono tutti i battezzati, ritenendosi custode dell'originale cristianità efesina, rispetto alla Chiesa cattolica, della quale non riconosce in particolare le dottrine del primato papale, del purgatorio e della processione dello Spirito Santo dal Figlio. La Chiesa Ortodossa inoltre differisce dalla Chiesa Cattolica in quanto non ammette la grazia creata ma, piuttosto, crede che l'uomo sia reso partecipe delle energie divine increate.
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